Economia

L’Islanda, ovvero anche le nazioni falliscono

di Redazione

C’era una volta una nazione tranquilla i cui abitanti si occupavano di pesca, software ed energie rinnovabili. La corona era la moneta ed il reddito pro capite equivaleva a 50mila dollari, uno dei più alti al mondo. Stiamo parlando dell’Islanda, 300mila abitanti, che in due anni si è ridotta in bancarotta; il rating dei suoi titoli sono valutati come junk, dimostrazione che una nazione può fallire con grossi problemi per i suoi abitanti.
Ma cosa hanno combinato per ridurre in miseria un Paese che era al primo posto per l’indice di sviluppo umano e tutela dell’ambiente? Non essendo aderente all’euro, i tassi di interesse erano intorno al 6% (2% negli altri Paesi), così da richiamare un afflusso sempre più crescente di investitori. La banca centrale alzò diverse volte i tassi, fino al 15%, per scoraggiare l’indebitamento interno ma così favorì la speculazione esterna. Le minuscole banche e gli imprenditori si riempirono di denaro straniero che utilizzarono in un vortice scellerato di acquisizioni. I prezzi degli immobili raddoppiarono e tutto aveva un rendimento a due cifre. Un vero paradiso fino a quando qualcuno presentò il conto dei bagordi.
I debiti aumentati per diversi miliardi di dollari erano diventati insostenibili per un Paese così piccolo e la sfiducia ha causato il mancato rinnovo dei titoli in scadenza generando un effetto domino. La Borsa islandese, che era quadruplicata, crollò del 80% e la corona dell’85% verso l’euro. Le banche si trovarono a dover restituire i depositi agli stranieri ormai in fuga ed il cerino rimase in mano ai poveri isolani. Dopo aver rifiutato aiuti dai russi, visti come inizio di un processo di svendita, l’Islanda ha accettato i finanziamenti dell’Fmi che però ha “consigliato” di tagliare le spese per l’istruzione e sanità e di aumentare le imposte.
Il referendum di domenica 7 marzo, che con il 93% ha bloccato il rimborso di 5 miliardi di dollari per depositi bancari a inglesi ed olandesi, ha reso palese il rifiuto di coprire il buco creato da avidi banchieri irresponsabili con aggravi di tasse.
Gli islandesi hanno già cominciato ad emigrare ed il Paese resterà con poche migliaia di pescatori in pensione, risorse naturali e posizione strategica in mano al miglior offerente: russi o cinesi?

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
Secondo Banca d’Italia il debito delle famiglie è arrivato a sfiorare i 500 miliardi di euro (+6,4%).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA