Economia

In arrivo un nuovo decreto flussi

150mila lavoratori domestici e 80 mila stagionali. Franco Pittau (Caritas): «una scelta di buon senso»

di Giulio Leben

Ultimi passaggi burocratici tra il ministero dell’Interno e quello del Lavoro, ma l’iter di stesura di un imminente decreto flussi è ormai in dirittura d’arrivo. Secondo le anticipazioni apparse oggi su Il Sole 24 Ore «il decreto ricalcherà grossomodo quello del 2008». Ovvero: 105mila lavoratori domestici (ossia colf e badanti) e 45mila lavoratori provenienti da paesi “riservatari” che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere specifici accordi di cooperazione con l’Italia in materia migratoria (per impieghi domestici o di altri settori produttivi). A questi vanno aggiunti i circa 80mila stagionali per cui Cia e Coldiretti hanno da tempo sollecitato il governo.

Ci sarà quindi un nuovo click day. Mentre le pratiche, fa notare il quotidiano di Confindustria, andranno a sovrapporsi a quelle ancora in stand by della sanatoria 2009 per le badanti, per le quali, ad oggi, solo nel 26 per cento dei casi si è giunti a una conclusione. Un problema fisiologico, risolvibile – secondo Franco Pittau, coordinatore del Dossier Statistico Caritas/Migrantes – con un maggiore investimento nelle risorse e nelle istituzioni deputate a valutare le domande e una maggiore semplificazione delle procedure, così come chiedono anche 6mila imprenditori riuniti in Assolombarda allo stesso ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

«Il giudizio complessivo sull’imminente decreto flussi è positivo. Si tratta di una scelta di buon senso, che attesta una faticosa, lenta, ma effettiva normalizzazione del fenomeno» sottolinea Pittau che aggiunge «specialmente in un momento come questo, pre-elettorale, dove di solito quando si parla di immigrazione i toni assumono sfumature ben diverse».

C’è chi in occasione del provvedimento annunciato fa inoltre presente si potrebbe pensare di reintrodurre procedure in via sperimentale per la ricerca di lavoro per chi è già presente sul territorio italiano. E questo perché, come risulta evidente dalle domande a seguito del decreto flussi, nove persone su dieci sono già in Italia e sono costrette, formalmente o sostanzialmente, a tornare nel proprio paese per poter rispettare le prerogative del decreto flussi.

D’altra parte, lo stesso Istat ha osservato in più di un’occasione come fra il 2005 e il 2020 l’Italia subirà una flessione di 4 milioni e mezzo di cittadini fra i 18 e 44 anni. Un calo che pone non pochi problemi di occupazione, e che una corretta politica migratoria potrebbe compensare.


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