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Milano “dimentica” l’Africa…

... quella senza speranze. Il Festival cinematografico milanese lancia la sfida

di Emanuela Citterio

“Forget Africa”. Dimentica l’Africa. Quella che viene sempre riproposta uguale, pietosa e pericolosa, malata e malandata. «Dimentica quel continente senza speranze e senza futuro. Questa è la sfida che vogliamo lanciare». È il manifesto di una delle sezioni speciali del Festival del Cinema africano, d’Asia e America Latina, che apre i battenti a Milano lunedì 15 marzo fino al 21 marzo. “Forget Africa” nasce da un’idea dell’International Film Festival di Rotterdam, con il quale Milano collabora per la prima volta da quest’anno: mandare dodici registi non africani, la maggior parte asiatici che non avevano mai messo piede sul  continente, in dodici Paesi dell’Africa centrale e australe, per girare film in collaborazione con registi locali.

«Il risultato di queste opere, nate sulla base delle loro prime impressioni è sorprendente» afferma Alessandra Speciale, direttore artistico del Festival di Milano. «Contro ogni immagine stereotipata del continente, lo sguardo incrociato con i registi locali ci restituisce soprattutto la vitalità dell’Africa, l’energia delle persone, la creatività e il fermento culturale».

Giunto alla sua ventesima edizione, il Festival del Cinema africano, d’Asia e America Latina è un appuntamento ormai storico per gli appassionati del cinema del sud del mondo, e l’unico festival in Italia interamente dedicato alla conoscenza della cinematografia, delle realtà e delle culture dei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

Il programma 2010 prevede due sezioni competitive, “Concorsi finestre sul mondo”, aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari dei tre continenti, e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: “Concorso per il Miglior Film Africano” e “Concorso per i Migliori Cortometraggi di Fiction e Documentari”.

Nell’edizione di quest’anno irrompe anche la Coppa mondiale di calcio, che a giugno 2010 sarà ospitata per la prima volta da un Paese africano, il Sudafrica. Un’altra sezione speciale del Festival apre una finestra su film e ai video che negli ultimi anni hanno trattato gli aspetti più appassionanti e contradditori del calcio in Africa.

Da segnalare in questa sezione c’è “Farenheit 2010”, il documentatissimo film-inchiesta d Craig Tanner, che getta una luce sui retroscena e le contraddizioni dei Mondiali ma trasmette anche l’entusiasmo che attraversa il “Paese arcobaleno” alla vigilia dell’evento. Forse perché il calcio, in tutto il mondo, e ancor più in Sudafrica, è “More than just a game”, ben più di un gioco, come dimostra lo splendido film di Junaid Ahmed (guarda i due trailers di questi film nella sezione multimedia di vita.it). Alternando interviste, immagini di archivio e fiction e grazie alla testimonianza di cinque attivisti politici, il regista sudafricano racconta come il calcio divenne una delle motivazioni per resistere a Robben Island, l’isola-carcere dove fu recluso per 27 anni anche Nelson Mandela. Il calcio è ben più di un gioco anche per le “Women Fighters”, squadra di calciatrici di Zanzibar che ogni giorno sfidano i pregiudizi culturali e contestano una certa interpretazione dell’Islam che ritiene disdicevole per una donna vestire la divisa e correre su un campo. A raccontare la loro avventura, con delicatezza e partecipazione, è la regista camerunese Florence Ayisi, nel film-documentario “Zanzibar Soccer Queens”.  In “Streetball”, il film di Demetrius Wren i ragazzi di strada coinvolti nella Homless Cup, il torneo mondiale dei senza-fissa-dimora, raccontano come il calcio possa addirittura cambiare la vita.

Da segnalare a parte, per la sua forza, “Precious” del regista afro-americano Lee Daniels, il film che apre il Festival lunedì. Pluripremiato al Sundance 2009, ha riscosso una standing ovation a Cannes e ben sei candidature agli Oscar 2010. Nella Harlem povera e disagiata degli anni ottanta, l’adolescente Precious, obesa  semianalfabeta e ripetutamente violentata dal padre e dà alla luce un bambino. Quando la scuola scopre che Precious è nuovamente incinta, viene mandata in un istituto per ragazzi con problemi sociali. Qui, con l’aiuto di un’insegnante e di un’assistente sociale, Precious pian piano recupererà fiducia in stessa, imparando a leggere e scrivere e iniziando un percorso verso una vita normale e dignitosa.

E’ ricco quest’anno anche il programma del Festival Center. Per tutta la settimana alla Casa del pane nel Casello ovest di Porta Venezia sarà possibile incontrare i registi, ma anche attivisti e artisti provenienti da Africa, Asia e America Latina, visitare mostre e partecipare a laboratori creativi.

Per tutte le info e il programma clicca QUI.


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