Non profit

Le Iene ad Haiti fingono un’adozione. Lo sdegno del Ciai

"Fino all'ultimo hanno fatto credere a un bambino di 5 anni di aver trovato una mamma e un papà".

di Benedetta Verrini

Nella trasmissione di mercoledì 10 marzo, Le Iene hanno mandato in onda un servizio realizzato ad Haiti con lo scopo di mostrare come fosse possibile appropriarsi, in maniera assolutamente illegale, di un bambino. Sulla conduzione del servizio riceviamo e pubblichiamo la riflessione, giustamente sdegnata, di uno dei più importanti enti autorizzati, il Ciai.

 “Come Ente autorizzato a svolgere pratiche di adozione in Italia che dal 1968 si batte perché le adozioni si svolgano nel primario interesse del minore, nella più assoluta legalità e soltanto in caso di reale stato di abbandono del bambino, abbiamo molto apprezzato il tentativo (pienamente riuscito) di dimostrare quanto sia drammaticamente facile appropriarsi indebitamente di un bambino in un paese colpito da una tragedia tanto grave”, scrivono.

“Ma non possiamo non esprimere il più vivo sdegno per come è stato gestito il rapporto con il bambino di 5 anni a cui è stato fatto credere che aveva finalmente trovato una mamma e un papà. Il comportamento degli inviati è stato veramente impietoso e privo di ogni forma di rispetto nei confronti di un essere debole e indifeso”.

“Le scuse che hanno cercato di addurre nel corso del servizio erano in piena contraddizione con quanto visto nel servizio stesso. Forse gli inviati non hanno cercato di creare ad hoc quella situazione, ma certamente non hanno fatto nulla per porvi prontamente fine”.

“Ancora una volta il diritto di un bambino ad essere rispettato nella propria solitudine e nel proprio dolore sono passati in secondo piano rispetto agli interessi degli adulti. Riteniamo che la dolorosa delusione che è stata ingiustamente e inutilmente inflitta a quel bambino non valeva certo un servizio giornalistico”.

“I due inviati si sarebbero potuti fermare prima e avrebbero reso un grande servizio a tutti noi che da anni ci battiamo perché l’adozione internazionale torni ad essere uno strumento per dare una mamma e un papà ad un bambino che ne abbia veramente bisogno, senza scorciatoie, senza illegalità”.

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