Suicidio 1. Nadir si era ucciso otto mesi fa con un colpo di pistola alla testa, dopo un rimprovero paterno perché era stato risultato positivo al test dell’etilometro, durante un controllo stradale. Ora suo padre, caposquadra dei Vigili del fuoco di Imperia, Ivan Gismondi, di 54 anni, si è tolto la vita, impiccandosi nella sua stanza in caserma. Non era riuscito a guarire dalla depressione in cui era caduto e nella notte tra domenica 7 e lunedì 8, a fone turno, si è suicidato. Come se la portata negativa del gesto del figlio non lo abbia più abbandonato da quel giorno.
Sucidio 2. Si è suicidato Pietrino Vanacore, il portiere di via Poma. Venti anni dopo il delitto di Simonetta Cesaroni, quella morte stende la sua negatività su un altro essere umano. Vanacore si è ucciso gettandosi nel mare pugliese martedì 9, dopo essersi legato alla caviglia un grande peso. Ha fatto in modo di essere ritrovato ed ha lasciato due cartelli all’interno della sua autovettura. Cartelli scritti a mano col pennarello nero: «Venti anni di martirio senza colpa e di sofferenza portano al suicidio». E ancora: «Venti anni di persecuzioni: sono stanco delle angherie». Il portiere, che aveva lasciato Roma dal 1995 per ritirarsi a Monacizzo in Puglia, era stato il primo indagato per l’omicidio, poi prosciolto. Poi di nuovo indagato negli ultimi anni dopo che nel 2007 era stato riaperto il caso dalla magistratura e di nuovo prosciolto l’anno seguente. Il pm Roberto Cavallone, che indagò, grazie alle nuove indagini scientifiche, l’ex fidanzato di Simonetta Raniero Busco, si lanciò anche in un appello pubblico nei suoi confronti: «Ora Vanacore deve dire tutto quello che sa». L’ex portiere, sempre proclamatosi innocente, avrebbe dovuto deporre alla prossima udienza del processo in corso a Roma. Con la sua morte, se ne va comunque un testimone importante e un protagonista di uno dei delitti irrisolti degli ultimi anni. Su cui comunque pesavano ancora sospetti. Chi ripulì la scena del delitto dopo che l’assassino uccise Simonetta? Chi telefonò al responsabile dell’azienda dall’ufficio di via Poma dopo che il delitto era stato compiuto? Domande ancora senza risposta.
Stranieri. Pena lieve, molto lieve per i due ragazzi rom che sono stati ritenuti responsabili della morte di Antonio De Meo, un ragazzo di 23 ucciso a pugni, a Villa Rosa di Martinsicuro, provincia di Teramo, perché non voleva lasciare la sua bicicletta. Secondo i giudici dell’Aquila, l’omicidio è stato preterintenzionale e dunque ai due rom è stata inflitta la pena di 8 anni. I due hanno anche beneficiato del fatto che il Tribunale dei minorenni li ha giudicati con rito abbreviato.
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