Non profit
Hans Reitz: sarò lo Yunus d’Europa
«Ci rivolgeremo ai poveri fra i più poveri: abbiamo un bacino d'utenza di 14 milioni di persone». E così la prima filiale della Grameen Bank europea nascerà a Bologna
di Rose Hackman
«Le imprese sociali toccano i nervi più scoperti dell’umanità». Parola del Premio Nobel per la pace Muhammad Yunus e del suo nuovo socio in affari, sociali naturalmente, l’imprenditore tedesco Hans Reitz. Insieme, hanno creato il Grameen Creative Lab: una società di consulenza che offre ad ong e multinazionali strumenti e opportunità di partnership per combattere la povertà applicando il modello di business sociale che Yunus ha ideato, e testato, con la Grameen Bank. E che il Lab, nato da una collaborazione tra lo Yunus Center di Dhaka e la Circ Responsibility di Wiesbaden, in Germania, incarna perfettamente. Yunus e Reitz considerano il modello Grameen uno strumento di lavoro e uno stimolo imprenditoriale da proporre ai giovani. Vita ha incontrato Reitz a Milano, presso l’università Bocconi, tappa italiana del loro tour di informazione e di ispirazione.
Vita: In cosa consiste il modello Grameen Social Business?
Hans Reitz: Forniamo una struttura per affrontare questioni sociali combinando il know-how del mondo del business con un’aspirazione al cambiamento sociale. Il nostro esempio originale è la Grameen Bank.
Vita: Quello che sta promuovendo è un business model piuttosto che il sistema del microcredito in generale…
Reitz: Penso che il modo migliore per implementare il microcredito a livello mondiale sia utilizzare il modello proposto attraverso le Grameen Social Businesses, modello che può essere utilizzato, e applicato, in tanti modi diversi. Il nostro focus principale è sul microcredito, che secondo me è uno strumento di business in grado di migliorare la qualità della vita di milioni di persone.
Vita: Funziona anche nei Paesi industrializzati?
Reitz: Chi sostiene che il microcredito funzioni solo nel Sud del mondo sbaglia: è un modello universale. Nel passato, il microcredito non ha dato buoni risultati nei Paesi sviluppati perché non puntava alle fasce più deboli della popolazione. In Europa, dobbiamo cercare i più poveri tra i poveri – non quella parte intermediaria che sta vivendo con poco, ma che sta comunque sopravvivendo. Se proposto ai destinatari giusti, il microcredito potrebbe avere il potere di cambiare enormemente le vite di 14 milioni di europei.
Vita: Avremo dunque una Grameen Bank per l’Europa?
Reitz: Come no, vogliamo crearne una qua in Italia. Il progetto non è ancora definito bene, ma il piano è di erigere una banca di microcredito a Bologna, in partnership con l’Università di Bologna e la Banca UniCredit.
Vita: Perché avete scelto un’università per presentare il Lab?
Reitz: Semplicemente perché gli studenti hanno la mente aperta. Non sono ancora stati condizionati a pensare in un certo modo. Invece di dire che cancellare la povertà è un concetto irrealizzabile, li sentirai pronti a risolvere il problema. La prima tappa è crederci ed essere motivati.
Vita: Solo studenti quindi?
Reitz: No. Oggi abbiamo parlato ai protagonisti della società civile e ad imprenditori, ma anche a semplici persone in ricerca di ispirazione. Vogliamo toccare qualunque persona disposta a trarre fervore della nostra esperienza. Abbiamo bisogno di una grande varietà di persone con tanti Dna per avere un impatto collettivo sul nostro pianeta.
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