Economia

La cura degli anziani fa bene all’integrazione

L'esperienza della Coop Monterosso

di Daniele Biella

200 lavoratori di 26 nazionalità diverse garantiscono assistenza a 500 ospiti di case di riposo. Così a Bergamo
si intercettano le esigenze del territorio Ben 200 lavoratori di 26 nazionalità diverse. Un presidente che è in carica da 20 anni e che si chiama Esam Abd El Monim, egiziano. Una realtà sociale che ha sede in uno dei quartieri più popolari di Bergamo, il Monterosso, e che garantisce assistenza continua a 500 anziani ospitati in quattro case di riposo della zona. Questi i numeri della cooperativa sociale Monterosso, nata nel 1987 e arrivata oggi a fatturare 4,5 milioni all’anno. «Ma soprattutto è stata la prima coop capace di permettere un’integrazione reale degli stranieri, tramite il lavoro», spiega Ermanno Gamba, commercialista, revisore contabile e socio fondatore della cooperativa, assieme al parroco don Giovanni Bonanomi, scomparso cinque anni fa, «senza il quale nulla sarebbe partito».
La crescita della coop Monterosso è stata graduale: «Abbiamo iniziato con cinque persone impiegate al Centro Don Orione di Bergamo, che era appena nato», prosegue Gamba, «poi sono arrivate altre richieste, tanto che a oggi il nostro libro matricola conta 1.700 nomi». All’inizio le attività prevedevano anche il reinserimento lavorativo di carcerati, impiegati in assemblaggio e manutenzione giardini attraverso l’articolo 21, «poi dopo la legge delle cooperative sociali del 1991, visto il nostro impiego prevalente nel socio-sanitario, abbiamo scelto di essere coop di tipo A, abbandonando il reinserimento ma comunque avendo sempre un occhio di riguardo per le situazioni familiari più difficili», precisa il presidente Esam, 52 anni e un perfetto accento bergamasco. Oggi più della metà degli impiegati sono stranieri, «provenienti da ogni continente», tutti in regola con i permessi e con una qualifica ottenuta nel Paese d’origine o dopo corsi di formazione organizzati dalla stessa cooperativa in convenzione con le scuole specifiche sul territorio. «L’85% dei lavoratori opera come Asa (ausiliario socio assistenziale), il resto come Oss (operatore socio sanitario), tra cui dieci infermieri», riprende Esam. L’età media è bassa: «Il 60% è sotto i 25 anni e tre dipendenti su quattro sono donne».
La coop, che aderisce a Confcooperative, è stata inserita nell’ultima edizione del Libro d’oro del Sodalitas social award per le imprese sociali, e nel 2008 ha pubblicato il primo bilancio sociale. «Siamo una realtà autonoma e pulita, che spende per i propri lavoratori il 95% delle entrate e che non riceve alcuna sovvenzione istituzionale, eccetto il 5 per mille», precisa Esam. La presenza ultraventennale sul territorio bergamasco da un lato ha reso la Monterosso un punto di riferimento per chi si occupa di politiche sociali e di inserimento lavorativo di individui in difficoltà, dall’altro ha permesso alla stessa coop di intercettare le nuove esigenze del territorio: «Siamo in dirittura d’arrivo per un progetto destinato a creare una Residenza sanitario assistenziale alle porte di Bergamo, pensata per 120 persone (vedi box, ndr)», rivela il presidente. «Avranno un occhio di riguardo le persone in stato vegetativo, in particolare i giovani, e le loro famiglie: a oggi non hanno una struttura ad hoc».


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