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Gli asili by night della Moratti

Il sindaco propone servizi H24. Siete d'accordo?

di Benedetta Verrini

Altro che mimose. Un bel regalo per la festa della donna? Asili nido aperti di notte, anche per 24 ore al giorno. E’ la proposta che ieri il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha lanciato con il sostegno bipartisan del Consiglio (Barbara Ciabò-Pdl e Carmela Rozza-Pd).

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A noi verrebbe da chiederci se davvero questa sia davvero la via maestra per sostenere la genitorialità?

“Un altro modo ci sarebbe: magari seguire le norme di tutela della maternità che impediscono alla madre di un bambino piccolo di lavorare di notte”, sottolinea Claudia Fiaschi, vicepresidente del Consorzio Pan, il primo network nazionale dei servizi per l’infanzia. “E’ impossibile che un bambino piccolo possa trascorrere le ore notturne fuori dal suo spazio, in un contesto collettivo, sottoposto alla rigidità della turnazione”.

Sull’argomento, poi, Fiaschi rileva che non esiste neanche una grande domanda (forse, alla fine, il buon senso delle madri prevale su tutto). “Direi che sarebbe più saggio invocare le politiche di flessibilità e conciliazione per migliorare la vita di questi bambini, non per stressarli di più”, prosegue la Fiaschi. 

E ricorda come il tema della durata all’asilo nido è uno degli aspetti portanti della qualità di una struttura: un bambino molto piccolo non può restare più di 10 ore in un contesto collettivo, a un certo punto ha la necessità di ritrovare il suo spazio e un rapporto uno a uno con il genitore o con una figura di famiglia. “Sul tema del sonno, poi, forse è necessario ricordare”, spiega la vicepresidente di Pan, “Il fatto che si tratta di uno dei momenti più delicati e difficili per i bambini. Se già durante il giorno faticano a fare il pisolino, immaginiamo cosa significherebbe addormentarsi di notte in una struttura estranea”.

L’idea di un asilo aperto 24 ore al giorno dunque “forse apparirà funzionale alle esigenze organizzative del lavoro e può essere offerta per venire incontro alle donne”, conclude Fiaschi, “Ma va nella direzione opposta rispetto alla ratio delle le leggi e delle strategie di conciliazione, che vanno usate per raggiungere il risultato opposto: garantire flessibilità, conciliare i tempi del lavoro con le esigenze delle famiglie”.

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