Non profit
Non ve ne siete accorti, ma via Padova è un modello
«Quartiere difficile, ma con iniziative importanti sul versante integrazione». Anche grazie a Fondazione Cariplo
di Paola Mattei
Otto milioni di euro destinati a sostenere progetti che operano contro il degrado, uno di questi proprio in via Padova a Milano. Si chiama le Rane Volanti e l’han chiamato così per rianimare il territorio attorno alla Martesana. È una scelta che Fondazione Cariplo ritiene strategica rispetto ai propri scopi. E che rappresenta una sfida positiva per tutte le istituzioni. Ne parliamo con Maria Paola Colombo Svevo, coordinatrice commissione Servizi alla persona di Fondazione Cariplo.
Vita: Gli scontri di via Padova sono diventati il simbolo della mancata integrazione a Milano, un problema che forse va visto in un contesto più ampio?
Maria Paola Colombo Svevo: Quello che è successo in via Padova è il frutto di problemi che goccia dopo goccia si sono accumulati l’uno sull’altro; dove ci sono difficoltà la scintilla può scatenare l’incendio. Quello intorno a via Padova è un quartiere difficile, dal quale però si possono trarre anche esperienze utili da adottare come modello di convivenza. Proprio in quella zona, ad esempio, abbiamo realizzato una delle iniziative del progetto Interculture, nella scuola Casa del Sole, dentro il Parco Trotter: centinaia di bambini e famiglie che hanno dimostrato che creando un contesto di accoglienza e scambio interculturale si può vincere la sfida anche in un contesto difficile.
Vita: Bastano iniziative dentro la scuola?
Svevo: L’intercultura, che molte scuole già praticano, deve essere considerata una vera e propria educazione alla cittadinanza, che ha come prima caratteristica quella di essere rivolta a tutti gli alunni e non solo a quelli immigrati, attenta a riconoscere e valorizzare tutte le diversità. E vanno adottate misure su più livelli che coinvolgano le istituzioni, le famiglie, il terzo settore, mettendo a disposizione risorse economiche, ma non solo. In tutto ciò c’è un ruolo fondamentale che possono giocare le donne e le mamme. È quello che stiamo cercando di fare con il nuovo bando che promuoverà percorsi di integrazione tra scuola e territorio. Due milioni di euro, scadenza 31 marzo. Attendiamo i progetti. Chi ne ha si faccia avanti.
Vita: E mentre aspettiamo che questi progetti educativi diano frutti, che si fa?
Svevo: Le istituzioni devono calarsi dentro il contesto, non possiamo far finta di non vedere. Forse un po’ di autocritica da parte di tutti non guasterebbe: quello della coesione sociale è un tema che ci coinvolge tutti.
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