Welfare

Emergenza suicidi, il Dap chiede aiuto al volontariato

Convocato un tavolo con le associazioni

di Daniele Biella

Il gruppo di lavoro si riunirà ogni due settimane.
La prima proposta?
Aprire tutti gli istituti agli operatori volontari e aumentare il contatto dei detenuti con i loro familiari
Lavorare assieme al volontariato per fermare l’ondata di suicidi in carcere (già dieci in questo primo scorcio dell’anno contro i 58 di tutto il 2009 e i 42 del 2008). È questa la nuova linea d’azione del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che il 24 febbraio ha riunito, alla presenza del direttore generale dell’Area detenuti, Sebastiano Ardita, le principali sigle del volontariato carcerario: Cnvg – Conferenza nazionale volontariato giustizia, San Vincenzo De Paoli, Ristretti orizzonti, Altrodiritto. «Un tavolo informale ma operativo, in cui ognuno può e deve fare la sua parte, perché i suicidi sono un problema di tutti, non solo dei detenuti», spiega Elisabetta Laganà, presidente della Cnvg. «Il Dap ci ha chiesto una mano, noi ci siamo mostrati pronti a fare la nostra parte: in un lavoro allargato il livello d’attenzione aumenta e si possono intercettare in modo più efficace i segnali di disagio». Il vertice non è stato una tantum: «Si è creato un gruppo di lavoro che si ritroverà ogni 15 giorni, il prossimo incontro è l’11 marzo».
Quali le prime decisioni? «Per ora l’amministrazione ha ascoltato alcune nostre proposte concrete, tra cui quella che il volontariato entri in tutte le carceri, cosa che oggi non avviene», specifica Laganà. «Abbiamo chiesto di cambiare alcune piccole ma importanti procedure, come il permettere ai detenuti di chiamare a cellulari, di vedere più spesso i propri familiari e in contesti diversi dai parlatori, luoghi chiassosi e poco intimi», prosegue Claudio Messina, responsabile Carceri della Società San Vincenzo De Paoli, «su questi temi c’è stata apertura da parte del direttore generale, ed è probabile che a breve verrà diffusa una circolare ai 206 istituti di pena con istruzioni in tal senso».
Di recente il Dap, proprio per contrastare l’aumento dei suicidi, ha istituito un’unità d’ascolto composta da agenti penitenziari appositamente formati: «È una buona idea, la cui tempistica però non è stata ancora calendarizzata. È indubbio che il Dap si stia dando da fare per trovare soluzioni al problema, ma al di là delle dichiarazioni bisogna poi “fare” nella pratica, è questo che chiedono i detenuti», sottolinea Laura Baccaro, criminologa dell’Osservatorio Ristretti orizzonti. Sulla stessa linea è Emilio Santoro, docente di Teoria del diritto all’università di Firenze e direttore del Centro studi Altrodiritto: «Al ritmo di crescita attuale, in estate i detenuti saranno 70mila, 30mila in più della capienza massima. C’è bisogno di interventi concreti, per esempio si traducano in fatti le proposte del ministro Alfano sulle misure alternative». Le carceri che scoppiano aumentano il rischio di suicidi: «Il sovraffollamento genera maggiori difficoltà di attenzione al singolo recluso, che si ritrova con più malessere e isolamento».

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