Famiglia

Spunta un giallo sulla docu-fiction

Enti e genitori commentano la prima puntata di "Mamma ha preso l'aereo". Il cui format era già stato depositato...

di Sara De Carli

«Ho visto la trasmissione e mi sono commossa… avrei preferito solo qualche informazione in più sul percorso antecedente, i centri a cui rivolgersi, per chi, come noi ancora non si è addentrato nel mondo adozione ma vuole farlo», scrive Floriana.

«Ho vistola 1° puntata del programma e sono rimasta un pò delusa. Pensavo che l’intento fosse quello di far conoscere il mondo delle adozioni internazionali e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo, ho trovato invece un breve racconto di una famiglia adottiva riportando solo i lati positivi e rosei dell’avventura, senza toccare gli argomenti basilari della questione», dice all’opposto Rossella.

«Più fiction che docu! Ritengo che il messaggio inviato ieri sia profondamente ingannevole atto esclusivamente a nutrire troppe illusioni», dice infine Sally.

Sono solo tre dei tanti (53) commenti che oggi sono stati postati sul blog di “Mamma ha preso l’aereo”, la docufiction di La7 sull’adozione internazionale, la cui prima puntata è andata in onda ieri sera. Ieri sera la storia raccontata è stata quella di Annalisa e Manilo, volati in Vietnam per adottare il piccoloAn Huy, che oggi ha 18 mesi, insieme a Laura, la loro prima figlia, anch’essa adottata in Bolivia. Anche tra gli enti autorizzati alle adozioni internazionali, su questo prodotto tv le opinioni ex ante erano molto divergenti. Giovedì sera, ovviamente, erano tutti incollati alla tv. Vita ha raccolto i loro commenti ex post. E scoperto anche un piccolo giallo.

Le reazioni degli enti

Cominciamo dal Cifa, l’ente che ha partecipato direttamente alla realizzazione della docufiction, accettando la proposta della regista e autrice Chiara Salvo. Nemmeno loro avevano visto il montaggio completo, per cui anche Gianfranco Arnoletti, il presidente, era davanti alla tv. «È stata molto delicata, particolarmente dolce: è anche vero che di tutte le sei storie che verranno rappresentate questa era la più facile, con il più piccole dei bambini adottati. Anche qui qualche difficoltà c’è stata, ma so che alcune scene sono state tagliate per volere della famiglia: un desiderio che andava rispettato».

Arnoletti così anticipa in qualche modo l’obiezione principale che viene mossa al programma dagli altri enti. La diciamo ancora una volta con le parole di un post, lasciato questa volta sul sito di AiBi (il presidente Griffini la puntata non l’ha vista): «carino anche se è un pò edulcorato, perché la realtà è un pò più dura….».

«È stata raccontata una bella favola», commenta Graziella Teti, responsabile adozioni internazionali per il Ciai (che aveva espresso prima della messa in onda la sua perplessità sull’opportunità di una trasmissione di questo tipo). «E tuttavia poteva andare peggio, nel senso che molte altre volte mi è capitato di sentir parlare di adozione internazionale con un’enfasi fuori luogo e dando informazioni scorrette. Ho trovato invece che la storia sia stata raccontata in maniera delicata e dignitosa, con poche informazioni ma sostanzialmente corrette: certo non sono state nemmeno accennate tutta una serie di complessità e difficoltà, dal modo in cui in Vietnam si accerta la condizione di abbandono del minore alle difficoltà dei primi giorni insieme. Mi auguro e mi aspetto che nelle prossime puntate vengano affrontati anche questi temi. Come pure mi auguro che vengano raccontate storie di adozione più vicine alla realtà: i bambini adottati mediamente sono più grandi, oppure sono gruppi di fratelli». Un’ultima osservazione: «L’adozione non si conclude quando la famiglia arriva in Italia, o tre mesi dopo: comincia lì».

Il giallo del plagio

La puntata l’ha vista, ma non commenta, invece Stefano Bernardi, presidente di Enzo B. L’ente ha aperto un contezioso legale con La7, in quanto aveva già registrato presso la Siae quel format. La causa vera del mese di rinvio del debutto della docufiction sarebbe, a suo dire, questa. «Con un gruppo di enti, tempo fa, abbiamo lavorato su questa idea e depositato il format. Ora abbiamo avanzato una richiesta di danni. La cosa che più mi dispiace è che non è un caso, una semplice sovrapposizione, perché l’ente coinvolto aveva già lavorato anche insieme a noi».

Pronta la replica di Arnoletti: «La proposta non viene da noi, noi abbiamo solo accolto un invito. Comunque si è semplicemente raccontata la nostra attività di tutti i giorni, non mi sembra nulla di così originale».


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