Non profit
Un piano per cacciare i cristiani?
La denuncia del rappresentante dei Caldei in Europa
di Redazione

C’è un piano messo in atto dalle forze integraliste e fondamentaliste musulmane per cacciare tutti i cristiani dal Paese. In questo senso vanno lette le innumerevoli aggressioni contro le comunità cristiane che stanno avvenendo in Iraq. La denuncia del visitatore apostolico per i caldei in Europa, monsignor Philip Najim all’agenzia Adnkronos. «Si tratta di azioni ben organizzate», ha detto, «con le quali si vuole svuotare l’Iraq dei cristiani e ad agire sono i gruppi fanatici e integralisti musulmani. Il Papa è molto preoccupato per la situazione dei cristiani in Iraq e lo ha detto molte volte, ha spiegato e rispiegato che i diritti di queste comunità vanno rispettati». Si sottolinea inoltre che la convocazione del prossimo sinodo per il Medio Oriente avrà per oggetto in modo specifico anche il problema dei cristiani iracheni.
Si moltiplicano intanto le richieste d’aiuto dall’Iraq. Il monsignor Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, ai microfoni della Radio Vaticana chiede «a tutti quanti ai Paesi stranieri, al governo centrale e al governo della regione di Mosul di guardare veramente ai cristiani come a dei buoni cittadini. Noi facciamo del nostro meglio per difendere l’Iraq. Siamo pronti a compiere i nostri doveri e per questo chiediamo i nostri diritti. Chiediamo di essere protetti, nient’altroi».
Ancora ieri, infatti, la violenza si è abbattuta contro la comunità cristiana di Mosul. Si sono svolti questa mattina nella chiesa siro-cattolica di Mar Benham e Sara, a Karakosh, i funerali dei tre cristiani, un padre e due figli, uccisi ieri a sangue freddo nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul, dopo un rastrellamento condotto casa per casa. Le esequie sono state celebrate dal vescovo siro-cattolico di Mosul, monsignor Georges Casmoussa: ”Per la prima volta gli assassini sono entrati nelle case dei cristiani per ucciderli – ha detto al Sir, l’agenzia stampa della Cei -. Questo è un precedente molto pericoloso per la nostra comunità.
Il clima, insomma, a due settimane dal voto, per la comunità cristiana sta diventando pesantissimo. Secondo fonti locali, i figli dei cristiani hanno paura di frequentare le scuole. «Noi vogliamo», ha aggiunto ancora monsignor Warduni, «che tutti partecipino alle elezioni, perché questo è un diritto ed è un dovere per tutti noi se vogliamo veramente costruire il nostro Paes. Poi si devono eleggere le persone adatte non si deve badare alla religione, ai partiti o alle etnie ma si deve anteporre il bene dell’Iraq. Perciò, chiediamo di non politicizzare la questione dei cristiani, perché noi siamo con tutti quelli che vogliono il bene dell’Iraq, che vogliono costruire l’Iraq».
Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk spiega che la situazione sta peggiorando: «Negli ultimi giorni hanno ammazzato sette cristiani, dal 2003 ne sono stati uccisi 825. Guardiamo la realtà: il governo è incapace di proteggerci e l’ Occidente laico sembra non capire, i cristiani si sentono dimenticati. Dobbiamo restare e portare la nostra Croce, ma avanti così e dall’ Iraq se ne andranno tutti: meglio vivere».
Sulla situazione, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha scritto una lettera il 2 gennaio al Primo Ministro iracheno Nouri al-Maliki affermando che il Pontefice«prega con fervore per la fine della violenza e chiede al Governo di fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza intorno ai luoghi di culto in tutto il Paese». Bertone sottolinea che il Papa gli ha chiesto di scrivere al premier iracheno «per trasmettere la sua sincera solidarietà a Lei, Eccellenza, e a quanti sono stati uccisi o feriti nella recente serie di attacchi a edifici governativi e luoghi di culto in Iraq, sia islamici sia cristiani».
Il porporato termina quindi la sua lettera esprimendo il suo “apprezzamento per le numerose iniziative intraprese a beneficio dell’intera comunità irachena” e assicurando al premier iracheno la sua “più alta stima”. Il testo, ricorda l‘Osservatore Romano, è stato diffuso dopo che il Papa “ha appreso con profondo dolore” degli ultimi omicidi a Mosul.
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