Volontariato

Adesso la riqualificazione si fa in azienda

«Mettere subito a regime i bonus formativi e il contratto d'apprendistato», questa la ricetta di Michele Tiraboschi, direttore della Fondazione Marco Biagi

di Redazione

Dietro l’accordo raggiunto il 17 febbraio scorso fra governo e parti sociali (sindacati e Confindustria) non c’è solo la condivisione su come saranno spesi i 2,5 miliardi di euro a disposizione nel 2010 per la formazione professionale. C’è soprattutto l’avvio di un percorso che porterà a cambiamenti profondi, anche tramite l’istituzione di una cabina di regia per rilevare su base regionale e settoriale i fabbisogni: «È un fatto molto positivo, era da tempo che non si vedeva una intesa così larga. L’obiettivo è portare a compimento il processo di modernizzazione inaugurato dalla legge Biagi, creando le condizioni perché nella formazione prevalgano le competenze e le abilità, da acquisire anche in relazione alle richieste del mondo produttivo», spiega Michele Tiraboschi, docente di Diritto del lavoro e direttore della Fondazione Marco Biagi.
Non è un caso che anche da parte del mondo del lavoro sociale le reazioni siano positive. «Il piano formativo per il 2010», sostiene ad esempio Luigi Marino, presidente di Confcooperative, «è il secondo pilastro che affianca la rete degli ammortizzatori sociali».
Del resto per comprendere l’importanza di questo nesso (e l’urgenza di rafforzare il link fra lavoro e competenze) è sufficiente un dato. Lo prendiamo dal Rapporto sul futuro della formazione in Italia, realizzato per conto del ministero del Lavoro da una commissione guidata dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita (il Rapporto ha costituito la premessa per le «Linee guida della nuova formazione», oggetto appunto dell’accordo). Se l’Italia non interverrà celermente, si troverà nel breve giro di una decina d’anni in una situazione particolarmente difficile: a fronte di un significativo crollo della richiesta di lavoratori non qualificati, sarà il Paese europeo (assieme al Portogallo) con la percentuale più alta di lavoratori con basso livello di qualificazione (il 37,1% contro la media Ue che è al 19,5%). Dunque è necessario mettere in sintonia il mercato dell’offerta formativa con quello del lavoro e per potenziare l’inserimento lavorativo post formazione (permettendo l’accesso degli inoccupati a tirocini, corsi di istruzione, contratti di apprendistato, potenziando la formazione degli adulti, rilanciando il contratto d’inserimento per gli over 50). Ma è sufficiente un accordo? «Sì», risponde Tiraboschi, visto che «i contenuti sono molto innovativi. Si punta a una formazione non astratta o formale ma in azienda e dunque attenta agli esiti e alle abilità effettivamente acquisite. Basta con i percorsi scolasticistici che badano solo alle procedure. È il momento di concentrarsi sull’esito lavorativo, collegando l’offerta ai fabbisogni del territorio. Avranno più peso le competenze e le abilità acquisite». Allo stesso tempo occorre razionalizzare l’intervento: «Oggi», spiega Tiraboschi, «sono numerosi i soggetti che si occupano di formazione. Bisogna mettere queste esperienze a fattor comune, individuare bene le richieste del mercato e usare meglio le risorse». Quanto ai tempi, l’intesa vale per il 2010. Dunque «non c’è tempo da perdere: la cabina di regia sarà operativa a breve. E una delle prime azioni sarà mettere a regime i bonus formativi per il richiamo in azienda delle persone in cassa integrazione e il contratto d’apprendistato».


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