Non profit

Quella montagna di derivati che pende sulle nostre teste

di Redazione

Warren Buffett, secondo uomo più ricco del pianeta, con una frase rimasta famosa ha definito i derivati «armi finanziarie di distruzione di massa e la loro varietà trova un limite solo nell’immaginazione dell’uomo o, talvolta, di un folle». Parole sante. Banca d’Italia parla di 53 miliardi di euro di perdite riferendosi a molti Comuni e industrie italiane.
Fino a pochi anni fa i derivati sul petrolio erano usati dalle compagnie aeree o dalle raffinerie quale copertura rischi sul rialzo dei prezzi. Nessuno si sognava di comprare un derivato sul rame o sulla soia. Ora sono diventati un fenomeno popolare, chiunque può farlo da casa collegandosi ad una banca. L’accesso ai derivati è stato facilitato con uno scopo scientifico: le grandi banche muovono il mercato scaricando le perdite sugli sprovveduti clienti.
Ma cosa sono i derivati? Il più semplice è considerato un contratto il cui prezzo è basato sul valore di mercato di un bene sottostante: azioni, indici, valute, tassi, petrolio, zucchero, oro, pancetta di maiale, ecc. Praticamente una scommessa sul prezzo di un certo bene ad una determinata scadenza. Ad esempio si può comperare per 1.800 euro un contratto di 500 barili di petrolio a 82 dollari/barile che, al cambio di 1,36, equivale a circa 30mila euro. Quindi con 1.800 euro compero una cosa che vale 30mila! È l’effetto leva (17 volte il valore del contratto) che sta dietro i derivati dove sono elevati sia i profitti come le perdite.
I veri problemi iniziano con i derivati che non si riferiscono a beni ma a complessi e sofisticati calcoli di ingegneria finanziaria collegati a variazioni dei tassi o dei mutui e determinati da una formula matematica, scambiati OTC (Over the counter) fuori dai mercati regolamentati, gestiti da istituzioni finanziarie private che nessuno può controllare. Oppure i CDS (Credit Default Swap) che hanno la funzione di assicurazione contro il fallimento di una società o di un Paese.
La massa dei derivati in circolazione è in continuo aumento ed ha raggiunto i 600mila miliardi di dollari, equivalente a dieci volte il Pil mondiale. Per la loro diffusione e per il rischio che rappresentano sono una minaccia per il sistema finanziario e se per assurdo venissero tutti chiusi con richiesta di rimborso o una piccola parte dovesse saltare il giochino avrebbe un effetto domino devastante.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
La Fiat manda a casa 30mila lavoratori per 15 giorni.

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