Welfare

Quelli che danno buoni consigli quando non possono dare il cattivo esempio

di Redazione

Caro direttore, ormai anche i muri sanno che Morgan è stato escluso da Sanremo per le sue dichiarazioni sull’uso degli stupefacenti. Ebbene, invece che dichiararsi vittima di un complotto organizzato dalla redazione di Max o chi per essa, dovrebbe essere grato alla voglia smisurata di sensazionalismo di questo Paese visto che, in realtà, in virtù di ciò gli è stato consentito comunque di arrivare senza pianoforte e microfono e per via indiretta, al centro del proscenio. Questa Italia così pudica, che punta il dito contro gli eccessi ma che non può fare a meno di sguazzarci dentro è come quelle persone che, come diceva De Andrè, «danno buoni consigli quando non possono più dare il cattivo esempio».
Le dichiarazioni fatte da Morgan non sono il tema centrale della questione, o almeno non lo sono più. Che Morgan faccia uso o no di cocaina, fondamentalmente sono affari che non riguardano né me né qualsiasi altro individuo, insomma, sono solo fatti suoi (e dei suoi familiari eventualmente). Altra questione, invece, sono gli eventuali proseliti e gli strascichi che questa (fortunata, almeno per il cantante) dichiarazione ha prodotto. Il punto quindi non è più se l’uso o meno della droga come antidepressivo sia un messaggio lecito o meno da inviare ai più giovani che sognano di diventare famosi, quanto piuttosto la questione si sposta sull’adeguatezza o meno di creare un “mito” (positivo o negativo, a questo punto è indifferente) in seguito di tali dichiarazioni.
Insomma, il pubblico dibattito, a cui siamo obbligati ogniqualvolta apriamo un giornale o accendiamo la televisione, ormai si è spostato dalle cause e dagli effetti che spingono un individuo all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti (e anche qui, le cause che sottostanno all’utilizzo delle sostanze sono sempre personali e diverse per tutti) alla storia personale del cantante, alla sua inclusione o meno nell’Olimpo delle “povere celebrità” stigmatizzate, punite e biasimate per le loro umane debolezze.

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