Formazione

Nozze lesbo con licenza matrimoniale

L'ha riconosciuta una coop sociale a una sua dipendente

di Daniele Biella

Gli oneri del “congedo post matrimonio” saranno a carico del datore di lavoro. «L’attenzione alla persona
e alle diverse esigenze
di ciascuno per noi sono prioritarie», spiega
il vicepresidente Michele Berghelli Emozionata e senza parole. Debora Galbiati, 44 anni, ha reagito così quando la cooperativa sociale dove lavora, la Stranaidea di Torino, le ha detto che avrebbe potuto godere dei 15 giorni canonici di licenza matrimoniale. Una storia come tante? Non proprio. Piuttosto è un caso unico in Italia: perché Debora, che sabato 27 febbraio 2010 alle ore 16 si è “sposata” con Antonella D’Annibale, 45 anni, sua compagna da nove, rimarrà nella storia come la prima omosessuale che ha potuto usufruire del congedo post matrimonio. «Non avrei mai pensato di chiederlo, ma sono contenta che la coop me l’abbia proposto», spiega la donna, il cui matrimonio “simbolico” (in mancanza di una legge ad hoc) è avvenuto alla presenza di 400 persone tra cui il sindaco di Torino Sergio Chiamparino.
«La decisione è arrivata in modo naturale durante il cda: si tratta di sancire un diritto che vale per tutti e va al di là dei riferimenti legislativi», spiega Michele Berghelli, vicepresidente di Stranaidea. «È un nostro investimento verso la dipendente (gli oneri della licenza sono completamente a carico del datore di lavoro, ndr), che abbiamo chiamato “congedo matrimoniale” ma che ovviamente non è previsto dalla legislazione attuale». Debora lavora nella cooperativa come educatrice, coordinando vari progetti tra cui quello con la popolazione rom del capoluogo piemontese. «L’attenzione alla persona e alle diverse esigenze di ciascuno, nella cooperazione sociale più che in altri settori, è prioritaria», riprende Berghelli.
Per andare in viaggio di nozze, però, il permesso sarebbe dovuto arrivare anche ad Antonella, «che però è dipendente comunale ed è tutta un’altra storia. Ma almeno la richiesta formale di licenza matrimoniale l’ha fatta e lasciata agli atti», rivela Debora, «in fondo basterebbe applicare le norme di pari opportunità». All’indomani del matrimonio, che si è svolto nella nota discoteca torinese La rotonda del Valentino, le due donne hanno comunque preso «qualche giorno di libertà».
Il loro caso senza precedenti è per ora servito a smuovere le acque: «Speriamo che diventi un modello e la scelta della cooperativa venga seguita da altre aziende, sociali e non», sottolinea Daniele Viotti del coordinamento Torino pride, di cui Debora e Antonella fanno parte. «Si tratta di far proprio il diversity management, ovvero un modo di gestire le risorse umane che valorizza e tutela le diversità, superando gli ostacoli burocratici in modo creativo», per esempio attraverso l’estensione dell’assicurazione o dei benefici previdenziali al partner. «È una filosofia aziendale che in Europa è molto comune, e che in Italia è arrivata alla fine degli anni 90 e sta cominciando ora a essere tradotta in azioni concrete».


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