Non profit

La trasparenza secondo Agire

In un seminario pubblico approvati i progetti delle 9 ong aderenti

di Maurizio Regosa

Si è svolto stamani, a Roma, l’incontro organizzato da Agire, l’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze, per dare conto dell’utilizzo dei fondi raccolti per l’emergenza haitiana. Oltre 13 milioni e mezzo di euro: risorse che per il 93% sono state e saranno utilizzate nell’isola colpita dal terremoto (le 9 ong hanno già allestito 7600 rifugi temporanei per dare riparo a 40mila persone, si occupano della protezione e dell’educazione di circa 21mila minori, stanno ricostruendo 15 strutture comunitarie e realizzando oltre 1360 latrine).

Un incontro per entrare nel merito

Un appuntamento non rituale, al quale sono stati invitati rappresentanti del Ministero degli esteri, della Protezione civile, del Comitato etico di Agire e i donatori (per i quali sono stati riservati 30 posti – tutti occupati). Obiettivo dell’incontro: presentare e discutere i progetti che le 9 ong aderenti ad Agire hanno elaborato per i prossimi interventi a favore della popolazione haitiana. Un modo per assicurare trasparenza e correttezza sull’uso dei fondi, oltre che per coinvolgere nella valutazione anche i donatori (in ogni caso, a partire dal 3 marzo sarà possibile sul sito www.agire.it esaminare documenti di ciascuna realtà, comprensivi di budget). A ciascun progetto sono stati in via preliminare assegnati fondi pari a un milione e duecentomila euro (fatta una verifica finale delle somme raccolte, si procederà  a una seconda assegnazione sulla base di proposte di ampliamento dei progetti).

I progetti

Complessivamente, ha sottolineato Giorgio Rufini, presidente del comitato etico, essi utilizzano il 12% delle risorse per assicurare cibo, l’8% per le cure mediche, il 6% per ricoverare gli sfollati, il 12% per dar loro acqua, il 3% per la riduzione del rischio (nel caso di future sciagure), il 31% per la ricostruzione e il 16% per altre operazioni connesse. Nello specifico, naturalmente, ogni ong miscela queste percentuali a seconda delle principali finalità del suo progetto: se Action Aid utilizza il 31% per il cibo (occupandosi tra l’altro di sicurezza limentare e del miglioramento di vita di 1500 famiglie), tale percentuale sale al 42 nelle iniziative condotte da Cesvi (fornitura di acqua e protezione sono gli altri obiettivi di questa ong). Alla ricostruzione dedica invece il 56% delle risorse Cisp (che si occuperà di minori ed educazione, anche), percentuale che per Intersos scende al 35 (ricostruirà strutture sanitarie per malati di Aids e di tubercolosi). Coopi riserva il 22% ai ricoveri e il 28% all’acqua; Gvc lavora per fronteggiare l’imminente stagione delle piogge e per ricostruire infrastrutture idriche per uso umano ed agricolo (e quindi alla ricostruzione dedica il 19%, all’acqua il 20). Quanto a Save the childrem creerà 90 tensostrutture ad uso scolastico e quindi ripartisce tra protezione ed educazione e ricostruzione rispettivamente il 35 e il 21%. Infine Terres des Hommes e Vis che alla ricostruzione dedicheranno la prima il 51% (per edifici sanitari), la seconda il 65% (campi profughi da gestire anche direttamente).

Le reazioni

«Progetti ben strutturati e molto chiari», ha detto Marco Vitale, che fa parte del comitato etico di Agire, «che andranno seguiti mostrando la più ampia trasparenza possibile. Obiettivo che potrebbe avvantaggiarsi dall’analisi dei costi procapite per progetto». Per capire quanto si investe per ciascun individuo e con quali esiti. Una raccomandazione non inutile, se è vero – come ha sottolineato Alessandro Miozzo della Protezione civile – «che Haiti è una nazione molto corrotta e che quindi i bilanci preventivi potrebbero lievitare per questo tipo di costi».


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