Le frontiere sono state riaperte in Niger dopo che il cosiddetto Consiglio supremo per la restaurazione della democrazia che ieri ha assunto tutti i poteri a Niamey.
Il presidente del Niger Mamadou Tandja è stato catturato ieri, dopo uno scontro a fuoco, da militari ribelli, guidati da un colonnello dell’esercito, i quali hanno fatto sapere di aver sospeso la costituzione e sciolto tutte le istituzioni politiche.
Dal pomeriggio di ieri, la radio e la televisione di Stato hanno iniziato a diffondere inni militari e in serata il portavoce del Consiglio supremo per la restaurazione della democrazia, l’organo golpista, ha annunciato la dissoluzione del governo e il passaggio dei poteri nelle mani del comandante Salou Djibo. Al fianco del portavoce, il colonnello Goukoye Abdoulkarim, c’era lui, l’uomo forte del colpo di stato, Pelé. Da diversi mesi si stava assistendo in Niger a una crisi politica, scatenata dalle ambizioni del presidente in carica di restare al potere per un terzo mandato, anche se la legge fondamentale nigerina non lo prevede. Per questo il 4 agosto 2009 è stato indetto un controverso referendum costituzionale, condannato sia dall’opposizione interna che da tutta la comunità internazionale, che ha permesso a Tandja di mantenere le sue funzioni fino al 2012.
La giunta militare controlla la situazione a Niamey, ma anche nel resto del Paese.
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