Economia

In Italia l’eolico continua a crescere

I dati arrivano da Legambiente che con Anev ha organizzato un convegno dal titolo "Il vento fa bene all'Italia"

di Redazione

Un settore «fortemente positivo», in «crescita e con grandi possibilità di sviluppo». L’eolico in Italia, come nel resto del mondo, ha raggiunto traguardi significativi in termini di Megawatt installati (oltre 5mila), di energia elettrica prodotta (6,7 TWh circa, pari al 2,1% del con sumo interno lordo), di occupati stabili diretti pari ad oltre 2500 persone. I dati arrivano dalla Legambiente che oggi, in collaborazione con l’Anev, ha organizzato a Roma il convegno “Il vento fa bene all’Italia” anche per fare chiarezza sulle polemiche relative al possibile impatto ambietale che l’eolico può produrre sul territorio.
«Sull’energia del vento», sottolinea la Legambiente, «in Italia si è scatenato un dibattito aspro e confuso. Nonostante i risultati, lo si accusa di fare scempio del paesaggio, di non essere abbastanza efficiente e di accaparrare tutti gli incentivi destinati alle rinnovabili». Così l’associazione ambientalista ha promosso l’incontro di oggi schierandosi «esplicitamente a favore dell’energia prodotta dal vento». Un incontro al quale hanno preso parte, tra gli altri, Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Legambiente e Edoardo Zanchini, Responsabile Energia dell’associazione, Simone Togni, Segretario Generale Anev, Luciano Pirazzi dell’Enea, Francesco Ferrante, senatore Pd e vicepresidente Kyoto Club, le principali aziende del settore, Sindaci e Parlamentari. E, dati alla mano, la Legambiente ha messo sul tavolo la sua difesa a favore dell’eolico. Il successo dell’eolico, spiega l’associazione ambientalista, è stato raggiunto «grazie ad una tecnologia competitiva e affidabile, che dimostra la capacità delle fonti rinnovabili di rappresentare oggi una prospettiva concreta e una direzione di marcia imprescindibile per raggiungere al 2020 gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per le rinnovabili, e cioè soddisfare il 17% dei consumi finali, grazie al futuro sviluppo dell’eolico che può arrivare a 10mila MW installati attraverso nuovi impianti, parchi off shore, rewamping di impianti esistenti, mini e microeolico». ed i risultati europei, riferisce l’associazione ambientalista, confermano il trend positivo dell’eolico.

In Europa, riferisce Legambiente, solo nel 2009 sono stati complessivamente installati ben 10.163 MW, mentre nessun’altra fonte energetica ha avuto una performance paragonabile. Secondo i dati Ewea, in Germania lo scorso anno sono stati 1.917 i MW installati e la capacità totale installata da fonte eolica ha raggiunto 25.777 MW. In Spagna si è arrivati a fine 2009 a 19.149 MW installati con un record di 2.459 MW installati quest’anno, in Francia a 4.492 con 1.088 MW installati nel 2009, stesse performance nel Regno Unito (4.051 MW totali e 1.077 lo scorso anno). E ancora. Il Gwec, il Global Wind Energy Association, ha annunciato che il Potenziale Eolico Mondiale è cresciuto del 31% nel 2009 con il primato di Usa, Cina e India. A fronte di questi dati, «come si fa allora ad accusare l’eolico di inefficienza?» chiede Legambiente. «È evidente l’urgenza di costruire una informazione trasparente e chiara sull’eolico, sulla reale situazione del settore in Italia e sgombrare il campo dalle falsità che girano» afferma Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale Legambiente. «Per quel che riguarda gli incentivi, per esempio, non esiste alcun privilegio o possibilità di sottrarre risorse ad altre fonti. I certificati verdi», continua Cogliati Dezza, «valgono per tutte le fonti rinnovabili, solare escluso, che ne ha di ben più vantaggiosi, e non sono in concorrenza. Rispetto all’impatto dell’eolico sul paesaggio poi, le accuse sono quanto meno ipocrite. Va detto con chiarezza che gli impianti eolici installati interessano una porzione assai limitata del territorio e cioè meno del 3% dei comuni». «Parliamo quindi di numeri e impatti nemmeno lontanamente», aggiunge, «paragonabili a quelli delle cave (18mila tra attive e abbandonate) o con quelli che ogni anno determina nel nostro Paese la piaga dell’abusivismo edilizio (30mila abitazioni realizzate ogni anno)».
«In diverse parti dell’Appennino», spiega Legambiente, «l’energia pulita prodotta dagli impianti eolici non riesce ad essere completamente portata alla rete. Terna dovrebbe investire subito per risolvere questi problemi e dare la possibilità di un pieno sviluppo dell’eolico come delle altre fonti rinnovabili che invece trovano troppo spesso barriere e impedimenti». «Occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell’integrazione nel paesaggio dell’eolico» aggiunge il responsabile Energia di Legambiente Edoardo Zanchini, per il quale si tratta di una
«responsabilità che spetta in primo luogo al Governo, da cui si attendono le Linee Guida, a cui però devono far seguito precise indicazioni da parte delle Regioni per uno sviluppo adeguato e
pianificato dell’eolico».
«Ciò vuol dire», continua Zanchini, «indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nelle aree più idonee in cui il vento lo consente. La sfida consiste nel trovare la sintesi più efficace tra l’immagine di modernità dell’eolico e i caratteri
tipici dei diversi paesaggi italiani». Secondo Legambiente quindi, «l’eolico è una fonte energetica fondamentale per ridisegnare lo scenario energetico italiano e renderlo finalmente pulito, efficiente, moderno. Ma soprattutto l’eolico, e in generale tutte le fonti rinnovabili, sono un’occasione per un cambiamento positivo».
«Per questo», aggiunge, «occorre promuovere una discussione all’altezza della sfida che questi impianti pongono nel loro rapporto con il paesaggio». E proprio per queste ragioni nell’ambito del
convegno Legambiente ha presentato il libro fotografico “Sterminati giganti? La modernità dell’eolico nel paesaggio italiano” (edito Casa Editrice Alinea di Firenze) che, attraverso un viaggio fotografico compiuto da Pablo Balbontin e Luca Marinelli, descrive il modo in cui l’eolico si è andato diffondendo nei diversi paesaggi italiani, e che con i contributi di Daniela Moderini, Bernardo Secchi e Edoardo Zanchini, dimostra come questo «possa ben integrarsi nel paesaggio e
aprire uno scenario di innovazione e riqualificazione per i territori».


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