Cultura

Innocente o colpevole, per noi cambia poco

Luciano Dematteis, vicepresidente Anpas

di Redazione

Rispondere alla domanda :«Qual è il modello di protezione civile che vorrei», potrebbe essere molto facile, perché il modello che sarebbe utile costruire sarebbe, per il volontariato, quello attuale. Allora perché tutti questi condizionali? Intanto cominciamo con il dire quali sono le leggi e le norme che regolano il volontariato di protezione civile, innanzitutto la legge 225 del 1992 che lo riconosce e il decreto del Presidente della Repubblica numero 194 del 2002 che ne regola l’impiego. A norma di questi atti il volontariato è inserito a pieno titolo nel sistema di protezione civile ma nei fatti il suo impiego è essenzialmente nell’emergenza.
Io credo che invece il volontariato, che negli ultimi anni ha acquisito una professionalità quasi pari ai professionisti del settore, potrebbe essere molto utile al Paese anche nella “previsione” e nella ” prevenzione”. Le sue articolazioni sono capillari su tutto il territorio nazionale e, se ben coinvolte, sarebbero un volano straordinario per la presa di coscienza di tutti i cittadini dei pericoli che aggrediscono le località ove vivono e per la messa in opera di buone prassi e di opere di prevenzione atte a limitarne la pericolosità.

Poco coordinamento
La mancanza di questo coinvolgimento è da attribuirsi a diverse cause, essendo il sistema di protezione civile articolato su vari livelli – comunale, provinciale, regionale e nazionale -: se non si riesce a mettere in piedi un coordinamento che, tenendo conto di tutte queste realtà, dia delle direttive alle quali tutti devono attenersi, difficilmente si riuscirà ad inserire il volontariato in modo organico al di fuori dell’emergenza.
Anche il volontariato ha poi le sue colpe: l’occuparsi, giustamente, delle emergenze piccole o grandi che quotidianamente lo coinvolgono, gli fanno perdere di vista, spesso, il progetto complessivo del sistema. Inoltre la non applicazione dell’art. 12 del dpr 194 che prevede il «Comitato nazionale del volontariato di Protezione civile» ove sono previsti rappresentanti delle grandi associazioni nazionali di volontariato e rappresentanti del volontariato regionale, non aiuta certo alla realizzazione di un sistema integrato.

Siamo orgogliosi
La realizzazione di quanto ho appena descritto è la Protezione civile che ritengo sarebbe utile costruire.
Tutto ciò dovrebbe mantenere la sua direzione presso il dipartimento di Protezione civile alle dirette dipendenze del Capo del Consiglio dei ministri; ricordo che in tal senso il volontariato si era mobilitato proprio per mantenere questo assetto.
In chiusura due parole sui fatti che sono al centro della cronaca di questi giorni.
Il volontariato ha già vissuto un periodo analogo quando, dopo la Missione Arcobaleno in Albania, il responsabile di allora, professor Barberi, venne messo alla gogna e si tentò di coinvolgere in quella squallida vicenda anche il volontariato che invece ha sempre difeso la “missione”e ancora oggi ne va fiero. Oggi, dopo un grande intervento come quello avvenuto nel sisma che ha colpito L’Aquila, la storia si sta ripetendo. Io personalmente, come feci allora per Barberi, rinnovo la mia stima per il dottor Bertolaso in quanto l’eventuale colpevolezza o innocenza la deve dichiarare la magistratura e non i giornali. Ai volontari dico: «Non lasciatevi trascinare nelle polemiche ma siate orgogliosi di quanto avete fatto perché nessuna condanna, come nessuna assoluzione, potrà scalfire l’operato che tutti assieme e con grande spirito di sacrificio abbiamo fatto e stiamo facendo per il nostro Paese».

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