Economia

Dateci un Welfare a misura di coop

Parla il neopresidente di Ancst-Legacoop. «Sanità e assistenza migliori e con maggiori economie dando spazio all’imprenditoria sociale»

di Francesco Agresti

Franco Tumino, 53 anni, romano, è stato eletto qualche settimana fa presidente dell?Ancst, l?Associazione nazionale cooperative turismo e servizi, ambito di Legacoop che rappresenta oltre 4mila realtà, tra cui 1.220 cooperative sociali, che occupano complessivamente 166mila persone con un fatturato di circa 5,9 miliardi di euro. Vita: Perché ha deciso di dedicare la sua vita professionale alla cooperazione? Franco Tumino: Un incontro del tutto casuale: nel 71, un amico mi chiese se avevo intenzione di entrare in una cooperativa di abitazione, per metter su casa. Lì mi hanno proposto una collaborazione per la mia laurea in legge e sono rimasto in questo settore per molti anni ricoprendo diversi incarichi sia di natura tecnica che politica. Dall?edilizia, passando per il settore dei trasporti e della logistica, sono approdato qualche anno fa a quello dei servizi, dapprima come vicepresidente e da poco più di un mese come presidente. Vita: La cooperazione sociale ha raggiunto in questi anni dimensioni notevoli. Qual è , secondo lei, la prossima sfida? Tumino: La cooperazione ha bisogno di strumenti di gruppo e fatica molto a darsene. Per questo all?interno dell?Ancst stiamo favorendo un processo di aggregazione soprattutto tra le cooperative sociali di tipo b. Il nodo di fondo è però quello solo accennato nel Libro bianco sul Welfare. In Italia la spesa sociale è sottodimensionata del 5% rispetto alla media dei Paesi Ue. Il primo sforzo che faremo, dal punto di vista programmatico, sarà quello di chiedere un incremento delle risorse pubbliche da destinare alle politiche sociali. Tenendo conto anche del fatto che le famiglie non sono più in grado di svolgere i ruoli che invece fino a qualche tempo fa erano in grado di garantire. Vita: Più spesa pubblica. E le risorse? Tumino: Non necessariamente si deve ricorre a un aumento complessivo della spesa. La riconversione della spesa sociale pubblica e privata, ad esempio, può essere una leva su cui agire per incrementare le risorse. Ci sono studi che sostengono che oggi poco meno di un terzo della spesa sanitaria è considerata impropriamente come tale perché la carenza di una rete di strutture di servizi di assistenza dà luogo a una rilevante ospedalizzazione anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Inoltre, ogni anno, a causa dell?inefficiente funzionamento della sanità pubblica, vengono spesi circa 25 miliardi per la sanità privata, in assoluto la cifra più elevata tra i Paesi industrializzati, e anche parte di questa spesa può essere riconvertita. Vita: Che ruolo avrebbe la cooperazione in un sistema con maggiori risorse? Tumino: Il pubblico dovrebbe interpretare i bisogni della collettività, progettare la risposta e poi scegliere senza ideologismi il soggetto pubblico o privato che sia in grado di fornire in maniera più efficiente la prestazione. In quest?ambito le cooperative sociali sono i tra i soggetti più indicati per funzioni di tipo assistenziale e sociale. L?assenza di finalità di lucro è per noi un dato assolutamente rilevante. Vita: Andiamo verso un Welfare che ruota sulla famiglia. Che ne pensa? Tumino: Scelta irragionevole. Come possiamo promuovere l?innalzamento del tasso di occupazione favorendo l?occupabilità delle donne e poi far ricadere sulla famiglia una serie di compiti che non è più in grado di sostenere? Il lavoro è una potente leva di inclusione e ha un ruolo fondamentale nello sviluppo delle persone: sbagliato pensare a una famiglia in cui uno o più soggetti siano obbligati a stare a casa per assistere chi ne ha bisogno.


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