Economia

Più soci che lavoratori

Intervista al presidente di Confcooperative: «L’approvazione della legge 142 fu condizionata ideologicamente, ora le modifiche la migliorano»

di Francesco Agresti

La legge che abbiamo voluto perfezionare era stata varata l?ultimo giorno della scorsa legislatura in un testo pesantemente condizionato da rigidità ideologiche e con norme incompatibili con la vita di cooperative autentiche e dinamiche». Deve aver tirato un bel sospiro di sollievo Luigi Marino, presidente di Confcooperative, nell?apprendere dell?approvazione da parte del Senato dell?articolo 9 del disegno di legge delega sul mercato del lavoro. Il testo normativo infatti ripristina alcune norme messe a punto dal governo Prodi e modificate dal successivo governo Amato. Oggetto del contendere, la figura del socio lavoratore . Vita: Come si è arrivati all?attuale formulazione? Luigi Marino: L?intera vicenda ha inizio con il governo Prodi nel 96. Fino ad allora vi era stata una forte aggressione degli istituti previdenziali nei confronti delle cooperative di produzione lavoro in ordine alla natura del rapporto tra socio e cooperative. Sempre nel corso degli anni 90, abbiamo avuto una concorrenza sleale di cooperative spurie in cui i soci venivano sfruttati per poter ridurre i costi e concorrere alle gare d?appalto. Vita: Quindi? Marino: Per metter mano a entrambe le questioni chiedemmo, come centrali cooperative, al governo Prodi di affrontare la riforma del socio lavoratore. Prodi istituì una commissione presieduta dal professor Stefano Zamagni, in cui lavorò anche Marco Biagi. Con la mediazione dell?allora ministro del Lavoro, Tiziano Treu, il 5 agosto 1998, alla presenza dei presidenti delle due principali centrali cooperative e dell?allora segretario della Cgil, Sergio Cofferati, venne sottoscritto un accordo che corrisponde all?attuale testo della legge 142 del 2001. Nella parte finale del governo Amato, il testo andò in discussione alla commissione Lavoro del Senato, presieduta dall?onorevole Smuraglia, ex consulente Cgil. Nel testo licenziato dalla Commissione furono modificate proprio quelle parti del testo dell?accordo del 5 agosto 98, che ora sono state ripristinate. I perfezionamenti della legge sul socio lavoratore ricostituiscono parzialmente un equilibrio e smentiscono l?interpretazione forzata e massimalistica che la Cgil ha tentato aggressivamente di imporre. Vita: Perché avete insistito tanto per far prevalere il rapporto associativo? Marino: Noi riteniamo che la figura del socio lavoratore sia una cosa totalmente diversa dal lavoratore subordinato e dal collaboratore. Per noi è una terza figura giuridica: né solo socio di cooperativa né solo lavoratore, e quindi non può essere trattato come un dipendente perché ha una sua peculiarità, un ruolo diverso dalle altre figure di lavoratore e deve essere consapevole che ha tutele e rischi diversi. Vita: Un? intrusione quella della Cgil? Marino: Non vediamo di buon grado il rapporto che alcune organizzazioni cooperative hanno avuto con il sindacato, non accettiamo la politica della Cgil, alla quale ha fatto da sponda in passato la Legacoop, che mira a stabilire un legame particolare con il mondo della cooperazione. Il sindacato deve tutelare il lavoratore dipendente, un sindacato che tutela un socio lavoratore è un?anomalia per quella cooperativa e per la centrale cooperativa di appartenenza. Viene a crearsi una situazione paradossale: lo stesso socio lavoratore in una cooperativa da un lato nomina i consiglieri di amministrazione, ruolo che potrebbe coprire egli stesso; dall?altro, attraverso un consiglio di azienda, nomina il proprio rappresentate sindacale che lo deve tutelare dal suo consiglio di amministrazione. Vita: La preminenza del rapporto associativo non è però priva di rischi? Marino: Certo che no. Il rischio maggiore è che, senza controlli adeguati, con le regole introdotte dalla riforma ci possano essere degenerazioni: un uso strumentale del modello cooperativo utilizzato per non pagare i soci lavoratori, per sfruttarli, per aggirare leggi. Un rischio che corrono le cooperative che non aderiscono alle centrali, perché sottoposte a controlli meno frequenti. Mi auguro che le nuove norme sulla vigilanza siano in grado di garantire un maggior controllo. Il libro La norma sul socio lavoratore vista storicamente e nel dettaglio tecnico e giuridico. È quanto offre Il socio lavoratore nelle cooperative, manuale di Pietro Moro e Luca Riciputi, uscito recentemente per l?editrice romana Jandi Sapi Editori (www.jandisapi.com, tel. 06.68805509). Il volume ha 208 pagine, rilegate in brossura, e arriva in libreria a 40 euro. L?accuratezza dell?analisi lo rende un testo ancora valido per comprendere il tema, malgrado sia antecedente alle modifiche della 142/2001.


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