Economia

La Grecia affonda l’euro e la Germania pensa al marco

di Redazione

La crisi degli ultimi due anni ha costretto i Paesi all’aumento del debito nel tentativo di rafforzare le economie e sostenere il mercato del lavoro. Tale deficit potrà essere ripianato solo attraverso misure impopolari quali l’aumento delle imposte o il taglio delle spese sociali, pensioni e sanità.
I timori per i debiti dei Paesi e per le banche che sono esposte nei loro confronti tengono i mercati in uno stato di incertezza e sfiducia temendo rischi di contagio ed un replay di quanto è successo negli scorsi anni in Messico e Argentina. Secondo il Wall Street Journal le banche inglesi hanno 193 miliardi di dollari di esposizione in Irlanda e le banche tedesche 240 verso la Spagna. I costi dei CDS (Credit Default Swaps), assicurazione contro il fallimento del debito dei Paesi a rischio, si impennano come razzi mostrando le difficoltà che incontrano nel rifinanziarsi per pagare i debiti e la macchina statale.
La situazione è già esplosa in Grecia. Sono emersi 40 miliardi di nuovi debiti che non erano stati comunicati agli organi della Banca Europea dopo che per anni sono stati inviati dati economici taroccati. Se il governo greco ha nascosto questa situazione non possiamo non meravigliarci che i cittadini nascondano il proprio reddito evadendo le imposte come anche da noi.
Il Nord Europa (Germania, Benelux e altri) ha spiegato che non ha nessuna intenzione di approvare alcun tipo di soccorso ai Paesi in difficoltà. Axel Weber, capo della Bundesbank, ha affermato che sarebbe politicamente impossibile chiedere di salvare degli Stati dissoluti che hanno avuto per anni le mani bucate vivendo al di sopra delle loro possibilità.
L’euro, che dall’inizio dell’anno si è indebolito, sinora ha fatto da ammortizzatore consentendo ai Paesi di emettere titoli a tassi bassi ma la Bce non ha nessun potere di stanziare miliardi di aiuti. A questo punto, non essendo prevista l’espulsione dei Paesi in crisi, i tedeschi potrebbero decidere di uscire all’euro tornando al loro amato marco e consentendo di fatto una svalutazione ai Paesi che rimangono. Sui mercati stanno tornando i fantasmi come all’epoca del fallimento della Lehman Brothers e qualcuno sta riverniciando le sdraio sui ponti del Titanic.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
L’agenzia di rating Moody prevede nel 2010 perdite per le banche americane per 150 miliardi di dollari per i prestiti sugli immobili commerciali.


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