Non profit
Gli attacchi sono guidati dai basij
Si tratta di un corpo paramilitare di volontari. Giovani ultraconservatori considerati lo zoccolo duro del governo
di Redazione
Le immagini di oggi all’ambasciata italiana a Teheran hanno subito riportato alla memoria quanto accadde nel 1979 con l’attacco all’ambasciata americana in Iran e la drammatica presa degli ostaggi. Anche oggi, come 31 anni fa, sono stati i giovani ultraconservatori, lo zoccolo duro del governo, a scatenare l’assalto, respinto con l’intervento della polizia. I basij sono un corpo di volontari organizzato in una struttura paramilitare, creato dall’ayatollah Ruhollah Khomeini per garantire la sicurezza pubblica dopo gli eventi che portarono nel 1979 alla caduta dello Shah. Secondo quanto dichiarato pochi anni fa dall’ex comandante dei basij, Mohammad Hejazi, la base potenziale di questa milizia è di circa 11 milioni di affiliati. Il governo iraniano ritiene addirittura che in caso di conflitto armato i basij sarebbero tra gli 11 e i 20 milioni, mentre il Center for Strategic and International Studies (Csis), che ha sede a Washington, considera questi dati non attendibili e riporta che le milizie attive sarebbero 90mila e 300mila i riservisti.
L’11 settembre 2007 i basij sono stati accorpati ai pasdaran pur mantenendo la loro specificità di polizia morale e religiosa. In quello stesso periodo la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha anche proceduto al cambio di leadership delle guardie della rivoluzione, promuovendo Mohammad Ali Jafari, un esperto di pianificazione militare che aveva dato prova delle sue abilità durante la guerra Iran-Iraq. L’organizzazione dei basij, ha spiegato Farhad Khosrokhavar, professore di Sociologia all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, si basa su un blocco sociale ben definito, ovvero giovani appartenenti al ceto basso o medio-basso, che abitano le periferie delle grandi città o le aree rurali, i cui tratti distintivi sono la fedeltà al governo e una salda fede religiosa. I giovani basij svolgono il ruolo di “moralizzatori” della società iraniana e hanno il compito di far rispettare la legge islamica e di vigilare sulla condotta della popolazione, che deve essere in linea con le regole stabilite negli anni della rivoluzione. Tuttavia, uno dei loro obiettivi principali è contrastare quelle organizzazioni studentesche che manifestano contro il governo per la concessione di maggiori libertà civili.
Più recentemente alcuni reparti speciali di basij sono stati impiegati nella repressione dei manifestanti riformisti che dallo scorso 12 giugno, data delle elezioni presidenziali, sono scesi più
volte in strada per esprimere il loro dissenso nei confronti del governo. I basij, come hanno più volte mostrato le immagini circolate in questi mesi su YouTube, si sono caratterizzati per la violenza con la quale hanno represso i manifestanti, contro i quali a volte non hanno esitato ad aprire il fuoco.
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