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Mafia e politica, i veleni di Palermo

Sulle nuove dichiarazioni di Ciancimino jr, insorge il Pdl

di Franco Bomprezzi

Ancora una volta le presunte rivelazioni sui rapporti fra mafia e politica diventano il tema da prima pagina per i quotidiani italiani, contribuendo ad avvelenare i rapporti fra politica e magistratura. Oggi è il turno delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo.

“Ciancimino accusa Forza Italia. Il governo: un piano per colpirci”, titolo su due righe per il CORRIERE DELLA SERA di oggi che come molte altre testate punta sulla testimonianza del figlio dell’ex sindaco di Palermo al processo Mori in corso a Palermo. «Mio padre mi spiegò che Forza Italia era il frutto della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia» ha poi detto Ciancimino jr. spiegando in aula il significato di un «pizzino», depositato agli atti del processo, e che a suo dire sarebbe stato indirizzato da Provenzano a Berlusconi e Dell’Utri. Nel foglietto Provenzano avrebbe parlato di un presunto progetto intimidatorio ai danni del figlio del premier. «Intendo portare il mio contributo – si legge nel pizzino – che non sarà di poco conto perché questo triste evento non si verifichi (si allude all’intimidazione ndr). Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive». «Mio padre – ha spiegato il teste illustrando il biglietto – mi disse che questo documento, insieme all’immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina, era il frutto di un’unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell’accordo». In aula a Palermo poi Massimo Ciancimino, ha consegnato a sorpresa una lettera che sarebbe stata scritta dal padre e indirizzata per conoscenza a Silvio Berlusconi. Il documento, di cui i pm e la difesa non erano a conoscenza, è stato ammesso dai giudici. La lettera, che sarebbe stata redatta da Vito Ciancimino e indirizzata a Dell’Utri e per conoscenza a Silvio Berlusconi, è la rielaborazione di un «pizzino» scritto da Provenzano e già agli atti. Nella lettera c’è una parte che coincide con quella scritta dal boss e relativa a un tentativo di intimidazione al figlio di Berlusconi e alla necessità che il politico metta a disposizione alcune sue reti tv. Nella rielaborazione di Ciancimino, però, c’è una parte nuova in cui si legge: «Se passa molto tempo e ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria sarò costretto a uscire dal mio riserbo che dura da anni». Secondo il testimone, che riferisce quanto saputo dal padre, si trattava di una sorta di minaccia al premier. L’ex sindaco lo avvertiva che avrebbe potuto raccontare quanto sapeva sulla nascita di Forza Italia. Fra le reazioni il CORRIERE descrive un Berlusconi «indignato», con il ministro Alfano che dice: «Agguato ai danni del governo». Interessante anche il focus che Virginia Piccolillo apre sugli esperti di pentiti dell’Italia dei Valori che dicono: “Affermazioni inattendibili”. «Sono parole che non giovano altro che a Berlusconi, si vuole sollevare un gran polverone e screditare così la figura dei pentiti in generale», sostiene l’Idv Pino Arlacchi. “Quel sospetto lanciato sul magistrato antimafia” è infine il titolo del pezzo di Felice Cavallaro: «Massimo Ciancimino punta il dito («mi spinse a tacere su certi imbrogli») contro Giusto Sciacchitano, un ex sostituto di Palermo (dal ’93 alla Dna), e fa esplodere nuovi veleni fra le cordate dei magistrati. Sciacchitano, che parla di «volgari menzogne» e prepara la querela, lavora con Piero Grasso, ex capo della Procura di Palermo che— secondo Ciancimino Jr.— non fece le domande che doveva fare». Continua il ragionamento di Cavallaro: «È un cuneo che si insinua spigoloso all’interno degli apparati antimafia facendo esplodere nuovi veleni fra le cordate dei magistrati. Perché Massimo Ciancimino anche in udienza celia e gigioneggia con i due pubblici ministeri. Addirittura ammicca sui silenzi del passato. E rivela di parlare adesso di papelli e di affari sporchi maturati all’ombra della società Gas «perché prima nessuno mi aveva fatto domande». Con un riferimento abbastanza diretto alla Procura della Repubblica di Palermo quando era guidata da Piero Grasso e Giuseppe Pignatone, quando i due pm d’aula, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, stavano su un fronte dialettico opposto. Erano divisi da strategie giudiziarie diverse gli amici di Grasso e gli eredi di un’area vicina a Giancarlo Caselli. Una querelle antica che rinnova l’immagine forse deformante del «palazzo dei veleni», come veniva indicato il tribunale di Palermo».

“Ciancimino accusa Forza Italia” è l’apertura de LA REPUBBLICA. Tre pagine e un commento di Giuseppe D’Avanzo (“L’obbligo di chiarezza”). Dopo la cronaca dell’udienza e delle rivelazioni fatte dal figlio dell’ex sindaco di Palermo, il retroscena a firma di Francesco Bei: «queste frottole di Ciancimino sono talmente fuori dal mondo che saranno un boomerang» ha detto il premier che ha aggiunto che si tratta «della solita storia: guarda caso queste cose vengono fuori sempre prima delle elezioni». La linea secondo Bonaiuti è la seguente: «la legge sui pentiti non cambia, non c’è nessun ripensamento in atto» (ieri erano corse voci anche autorevoli che ipotizzavano appunto modifiche alla normativa). Gasparri, ex ministro della riforma tv, si chiede: «come mai Ciancimino è stato lasciato parlare senza prevedere immediatamente un controinterrogatorio da parte della difesa?». Par condicio tribunalizia… Un altro pezzo riferisce le reazioni politiche compatte del Pdl. Da Alfano («un tentativo per delegittimare il governo e la sua forte azione antimafia») all’avvocato onorevole Ghedini («dichiarazioni destituite di ogni fondamento»). Anche l’Udc è scettico con Casini. Più articolato l’Idv: mentre De Magistris sottolinea che il ministro Alfano interviene a gamba tesa in un processo in corso, Arlacchi dice chiaro: «non credo a una sola parola di Ciancimino». A LA REPUBBLICA, non sono pervenute dichiarazioni del Pd.

«A essere scandalose non sono le parole di Massimo Ciancimino, lo scandalo risiede nel fatto che quelle parole gliele facciano pronunciare nel corso di un procedimento giudiziario che niente ha a che vedere con Berlusconi, Dell’Utri o Forza Italia», così inizia il fondo de IL GIORNALE a firma di Paolo Granzotto. Che continua: «Nell’aula bunker dell’Ucciardone si stanno giudicando il generale Mario Mori  e il colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento a Cosa nostra. Cosa c’entra dunque Forza Italia?  E come fa una Corte a non respingere per evidente assurdità, per palese farneticazione la rivelazione che Forza Italia fu il frutto della trattativa fra Stato e mafia? E’ lecito chiedersi perché ciò sia stato permesso a Massimo Ciancimino  non un pentito, non un collaboratore, non un teste, ma a un dichiarante, figura dai contorni non ben definiti  e per questo circoscritto di volta in volta, secondo l’interesse e la predisposizione d’animo».  A pagina 9  fra le reazioni IL GIORNALE pubblica le dichiarazioni  di Giuseppe Di Lello, giudice che per anni ha lavorato al fianco di Falcone e Borsellino. «Ciancimino mi convince e non mi convince, mischia cose vere a cose false» e sul valore delle dichiarazioni: «c’è abbastanza giurisprudenza che sancisce che queste dichiarazioni vanno riscontrate, che insomma bisogna procedere con i piedi di piombo».

«Poste italiane» è questo il titolo di apertura in prima pagina de IL MANIFESTO dedicato alla deposizione di Massimo Ciancimino, ritratto nella grande pagina di copertina mentre consegna ai giudici di Palermo una lettera scritta nel 1994 da Provenzano e indirizzata a Berlusconi e Dell’Utri. «E spiega: “Forza Italia nacque dalla trattativa Stato – mafia, ho taciuto perché minacciato”. Per Alfano è un agguato al governo», sintetizza il sommario in prima pagina che rimanda alla pagina 7, interamente dedicata all’argomento e dove un ampio articolo racconta la deposizione di Ciancimino. Allo stesso tema è dedicata la vignetta di Vauro dove si legge, nel dialogo tra due persone: «Pare che Forza Italia sia figlia della mafia e dello stato», risposta «Ho sempre sospettato che fra quei due ci fosse del tenero». «Nel nome del padre» è il titolo dell’editoriale in prima di Giuseppe Di Lello che scrive: «Quando una battaglia antimafia è condotta con il contributo decisivo della testimonianza di Ciancimino jr è meglio essere molto prudenti (…)» e riferendosi alla nascita di Forza Italia dopo aver osservato che la «genesi del partito berlusconiano è stata una vicenda ben più complessa» continua: «Cosa nostra è entrata si potrebbe dire naturalmente dentro il progetto di Silvio Berlusconi. Attribuire quindi la nascita di Forza Italia alla realizzazione di un patto con la mafia mi pare assai riduttivo, sostenere invece che la mafia abbia partecipato a quell’impresa seguendola da vicino e persino costituendone un pezzo importante è un’ipotesi più che plausibile (…) Al di là delle semplificazioni fa male, dunque, il ministro Alfano a definire le parole di Massimo Ciancimino “agguato al governo” e appare addirittura goffo nel sostenere che “mai abbiamo avuto la sensazione che Forza Italia possa aver avuto collegamenti con la mafia” solo ricordando che uno dei suoi fondatori, in Sicilia e nel resto d’Italia, Marcello Dell’Utri, è stato condannato in primo grado per concorso esterno a Cosa nostra (…)».
 
Richiamo in prima su IL SOLE 24 ORE  e articolo a pagina 17 sulle nuove dichiarazioni di Ciancimino Jr. Forza Italia frutto della trattativa fra Stato e mafia? Lo dimostrerebbe una lettera del padre, storico politico democristiano e membro di Cosa nostra, a Berlusconi. Così come un appunto o “pizzino” da parte dello stesso boss Bernardo Provenzano che, nel 1994, avrebbe scritto a Marcello dell’Utri, allora deputato di Forza Italia, e inviato per conoscenza al Cavaliere. Dura la replica del pdl che rimanda al mittente tutte le accuse e chiarisce trattarsi di un disegno criminoso dietro al quale ci sarebbe niente di meno che la stessa procura di Palermo.

AVVENIRE, che dedica l’apertura a un anno dalla morte di Eluana, ha comunque un richiamo in prima pagina per “Mafia, Ciancimino alza il tiro”. Tre le pagine dedicate alla vicenda, con una sintesi delle accuse di Massimo Ciancimino e la replica del Pdl, «follia». Berlusconi, con il volto «tagliato da un sorriso enigmatico» dice: «Ciancimino? Un boomerang, soltanto un boomerang. Ha ragione Gasparri: Ciancimino trasforma la giustizia in avanspettacolo. Ma gli italiani hanno capito», tant’è che il premier ha un gradimento al 68%. 

“Ciancimino accusa Forza Italia. Alfano: è un piano per colpirci” è il titolo con il quale LA STAMPA apre l’edizione di oggi. All’interno un pezzo di apertura con le dichiarazioni del figlio di Vito Ciancimino e un altro sulle reazioni da parte del Pdl (“Il premier: indignato ma non preoccupato, un altro polverone”). LA STAMPA accosta due interviste di commento, a Pino Arlacchi (Idv) e Fabio Granata (Pdl). Il primo è scettico sulle dichiarazioni di Ciancimino: «Non gli credo. Non so che cosa abbia in mente, è assurdo pensare che Forza Italia sia una creatura della mafia. Così si rafforza la figura di Berlusconi, si accredita l’immagine dei soliti magistrati comunisti e si delegittimano i pentiti». L’esponente del Pdl dice: «I primi passi di Forza Italia in Sicilia li ricordo bene. Ricordo Gianfranco Micciché che chiudeva i circoli sospetti, frequentati dai mafiosi, che nascevano come funghi soprattutto in provincia. È del tutto scontato che loro, i mafiosi, cercassero di interloquire con i gruppo dirigente di Forza Italia. A maggior ragione quando poi la rappresentanza parlamentare siciliana andò a totale vantaggio 61 a 0 per il centrodestra. Ma come in Sicilia cercavano interlocutori di Forza Italia, così in Calabria o in Campania hanno fatto con il Pd».

E inoltre sui giornali di oggi:

CHIESA E PEDOFILIA
LA REPUBBLICA – Manovre e nuovi sospetti nella “lotta” tra Bertone e Bagnasco si intrecciano al monito lanciato ieri da Benedetto XVI: “Sui preti pedofili la nostra dura condanna” è il titolo del pezzo di Marco Ansaldo. Il Papa, a una settimana dall’incontro con i vescovi irlandesi (dove è scoppiato un altro scandalo pedofilia) anticipa la sua posizione: «La Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e di condannare i suoi membri che purtroppo, in diversi casi, agendo in contrasto con questo impegno, hanno violato i diritti dei minori».

LA STAMPA – “Tolleranza zero per i preti pedofili”. Anticipata la lettera di Benedetto XVI alla chiesa d’Irlanda in cui il Papa denuncia gli abusi dei preti che «hanno violato i diritti dell’infanzia», un comportamento che «la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare». LA STAMPA ricorda anche la presa di posizione di Ratzinger negli Usa nel 2008 e parla di «inversione di rotta dopo la prudenza di Giovanni Paolo II».

IL MANIFESTO – «Il mea culpa del Papa» è il titolo dedicato alla denuncia di Benedetto XVI su chi all’interno della chiesa «abusa dei minori». Al tema viene dedicata l’intera pagina 6. «L’opinione è di quelle autorevoli, e spesso equivale a una condanna definitiva. In questo caso, però, suona come un mea culpa retroattivo, che serve a fare luce su uno dei tanti capitoli imbarazzanti della storia della Chiesa. Non capita molto spesso (…)» si legge in apertura dell’articolo che prosegue, facendo riferimento al caso irlandese «(…) i vescovi irlandesi verranno a sapere – chinando la testa – in che modo il papa ha deciso di intervenire per “risolvere” lo scandalo dei preti pedofili messo in luce da due interventi distinti (…): un campionario di abusi, torture, umiliazioni a sfondo sessuale e punizioni corporali che spesso venivano “confusi”, o mascherati, come metodi di rieducazione. Questi comportamenti, ha voluto ribadire Ratzinger, non verranno più tollerati (…)». E dopo la storia, arriva la cronaca, come si ricorda nell’articolo che cita un caso appena scoppiato in Germania «In questo caso – conclude l’articolo – le parole del papa saranno ancora più dure, visto che la lettera pastorale potrà scriverla direttamente in tedesco».

IL GIORNALE – “Il Papa all’attacco: anche fra i preti ci sono gli orchi”, titola IL GIORNALE  per riportare le dichiarazioni che Benedetto XVI  ha fatto ieri alla vigilia dell’incontro  sulla pedofilia  con i vescovi irlandesi. E una notizia : “Il Papa vuole corsi pre-nozze anche per gli adolescenti”. Si tratta di un percorso in tre tappe: «La prima diretta ai bambini, adolescenti e giovani per far emergere il significato della sessualità come capacità di relazione e energia positiva da integrare nell’amore autentico. La seconda rivolta ai fidanzati dove si approfondirà il significato di grazia e responsabilità del matrimonio e la terza fase del corso in prossimità delle nozze».

CHIESA E TRANS
CORRIERE DELLA SERA – A pag 22 il quotidiano milanese dà notizia della visita del segretario della Cei, cardinal Bagnasco a un gruppo di suore di Genova che assiste i trans usciti dal circuito della prostituzione. «Regina Satariano, genovese trapiantata in Versilia, è stata la portavoce delle istanze transgender: ho spiegato che la nostra non è una scelta: siamo così. Fra noi ci sono molte credenti, come me, e vederci discriminate o allontanate dai sacramenti è una sofferenza…speriamo in un domani migliore dove la Chiesa giudichi le persone per quel che fanno e non per le loro inclinazioni di genere e sesso». «Cristo è morto in croce per la salvezza di tutti. Non spetta a me giudicare. Le porte di Dio sono aperte a tutti» ha risposto il cardinale. 
 
RELIGIONI
ITALIA OGGI–  In India c’è una nuova religione. Si chiama Ravidassia è ed stata fondata da  un gruppo di Sikh dissidenti. Il guru di riferimento si chiama Ravidass. I segugi della nuovo credo vogliono dar voce alle classi sociali emarginate. In India ci sono già 80 religioni praticate. «Tutto è partito» si legge nel pezzo “Sikh dissidenti, un nuovo credo” «da una setta radicale dei Sikh chiamata Dera Sachkhand Ballan, formata soprattutto da Intoccabili (Dalits), che si trovano in fondo alla scala sociale dell’India». La setta ha anche un libo sacro. Secondo l’articolo, questa religione ha centinaia di miglia di devoti. Ma non ci sono però dati ufficiali. 

MATERNITA’
LA REPUBBLICA – R2 è dedicato a un fenomeno in crescita anche nel nostro paese: le mamme ragazzine. Ovvero adolescenti che diventano madri senza avere una adeguata consapevolezza. Un trend americano e inglese che però è in aumento anche in Italia. Ogni anno 10mila mamme ragazzine divise tra circa 7mila italiane e il resto ragazze immigrate. Rispetto agli anni scorsi è aumentato anche il numero delle interruzioni di gravidanza richieste da parte di minorenni al giudice tutelare (nel 2007 sono state 1435 richieste).

ELUANA
AVVENIRE – Quattro pagine di cover per Eluana/un anno dopo. Marina Corradi firma un’intervista a suor Albina Corti, responsabile della clinica di Lecco dove Eluana è stata seguita per 15 anni, che ripercorre quei giorni. Cosa risponderebbe a chi dice, se toccasse a me, lasciatemi morire? «Di non fermarsi a immaginare astrattamente ciò che non sanno. perché organizzano una vita da malati di cui non hanno alcuna esperienza. Perché vede, certi pazienti come Eluana bisogna vederli con i propri occhi, non immaginarli soltanto, perché allora prevale la paura. Vederli come sono, in una stanza come le nostre, piena delle loro cose: vivi, indifesi, inermi, come bambini neonati. Come si può non amare un neonato?». Un pezzo racconta di come, due anni dopo l’incidente, Eluana abbia detto distintamente e per due volte “mamma”, un altro racconta i progressi di Massimiliano Tresoldi, svegliatosi dopo 10 anni in stato vegetativo, che oggi parla e sogna di camminare.

INTERNET
LA STAMPA – “Sul web per giocare agli stupratori”. Allarme per un nuovo videogame che si sta diffondendo fra i giovanissimi il cui obiettivo è lo stupro. «E’ molto pericoloso» dice Rosa Minnino, psicologa e psicoterapeuta, referente dell’associazione “Rete nuove dipendenze”. «Stuprare in un videogioco determina uno scollamento empatico con la vittima. Si perde il senso di ciò che si fa e quando ci si muove nella realtà distinguere fra ciò che è vero e ciò che non lo è diventa molto difficile».

PROTEZIONE CIVILE SPA
IL SOLE 24 ORE – Doppio articolo a pagina 6 per l’imminente voto al Senato del decreto legge che istituisce la “Protezione civile servizi SpA” (Pcs). Una nuova e moderna IRI ideata intorno alla figura del sottosegretario alla Presidenza, Guido Bertolaso, e che avrà come primi obiettivi la gestione del piano carceri, la costruzione dei quattro ospedali in Calabria, e le regate della “Louis Vuitton World cup” alla Maddalena. Critiche da Confindustria e associazioni di categoria, architetti e ingegneri in primis, ai quali Palazzo Chigi intende dare rassicurazioni che non ci sarà concorrenza sleale. A tal proposito è lo stesso Antonio D’Alì, presidente pdl della commissione Ambiente del Senato e relatore del decreto, a inserire un emendamento in cui si chiarisce che «quando si tratta  di appalti e gare, di forniture e servizi, non varranno dunque i poteri emergenziali che consentono alla protezione civile di agire in deroga alla disciplina ordinaria e di affidare gli appalti senza gara».

BANKITALIA
ITALIA OGGI –  “Draghi spende 680 Euro al mese per mangiare”. L’appetito non manca al personale di Bankitalia. Secondo il pezzo del giornale dei professionisti, Bankitalia  ha aggiudicato al gruppo inglese Compass il maxiappalto da  41 mln di euro per la ristorazione della sede centrale e di 11 filiali periferiche. Si tratta di 8,2 milioni all’anno, che diventano 682 al mese, o se si preferisce 31 mila euro al giorno. «Dai documenti originari di gara» si legge nel sommario «spuntano menù di rappresentanza succulenti. Uno di questi parte con un aperitivo a base di tartine assortite, scaglie di grana e prosecco di Valdobbiadene.  A seguire capesante con aragosta vinaigrette, nidi di crespelle con polpa di granchio, lamelle di spigola e mazzancolle in bellavista, patate naturali al vapore, asparagi all’agro, scaglie di millefoglie in salsa di cioccolato. Da bere Chardonnay bianco Lison di Pramaggiore».

FONTI RINNOVABILI
IL SOLE 24 ORE – Mariangela Latella firma un breve reportage dal Kenya a pagina 26 per segnalare la svolta ecologica del paese africano. Stiamo parlando di 4,5 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per aumentare la produzione di energia geotermica per volere della stessa KenGen, la società nazionale che produce energia elettrica. Ma non solo. In partnership con una società spagnola (e 20 milioni di euro) si punta alla costruzione di un parco eolico a Ngong, vicino a Nairobi. Quello che è in corso in Kenya è «una sorta di rivoluzione verde» in cui, oltre alla Spagna, investono anche il Giappone (320milioni di euro), la Banca mondiale (100 milioni di euro), la Germania (90 milioni di euro) e la Cina. Buone prospettive di investimenti anche per le ditte italiane. 

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