Economia

I conti della crisi: meno utili ma occupazione quasi stabile

I numeri di Confcooperative presentati da Mannino

di Redazione

La ripresa c’è, ma è debole. Risale la fiducia, ma le aspettative a breve restano incerte. Le cooperative stanno patendo i morsi della crisi, ma continuano a rispondere coraggiosamente in chiave occupazionale: fanno leva sul prezzo per sostenere le vendite e mantenere i livelli produttivi. Sacrificano gli utili per salvaguardare l’occupazione. È una strada non percorribile all’infinito, ma è connaturata alla logica mutualistica: 7 cooperative su 10, grazie a questi sforzi straordinari sono così riusciti a mantenere costante l’occupazione, mentre 1 su 10 è riuscita addirittura ad assumere. È quanto emerge dalla XIV nota congiunturale (3° quadrimestre 2009 – previsionale 2010), condotta da Elabora il centro studi di Confcooperative e commentata dal suo segretario generale Vincenzo Mannino.

«Sul fronte della liquidità il sentiment della cooperative è basso: i ritardati pagamenti si estendono alle cooperative di lavoro, sociali, di pesca, agroalimentari e di distribuzione già indebolite dalla dilazione di pagamento concessa ai soci. Per le cooperative di lavoro e sociali i ritardi principali arrivano sempre dalla PA. Quelle agroalimentari e della piccola pesca sono oggetto del potere contrattuale dei grossisti. Questa profonda incertezza sui pagamenti e la liquidità condiziona fortemente investimenti e crescita delle cooperative, quelle sociali, per esempio, che sono le più propulsive dal punto di vista della crescita occupazionale, hanno deciso di rimandare l’inserimento di personale, già programmato».

«Le cooperative, oltre ai ritardati pagamenti dei clienti, in particolare della PA, denunciano quali fattori minanti: il dumping contrattuale; le gare di appalto di servizi e forniture condotte al massimo ribasso, molto spesso in settori di attività caratterizzati già da bassi margini operativi; la concorrenza sleale e le tecniche dei “prezzi predatori”; la rigidità del mercato del lavoro e la indisponibilità di lavoratori specializzati sul mercato; l’accesso al credito; il carico fiscale; i costi della burocrazia; la scarsa dotazione infrastrutturale del Paese. Resta, infine, l’elevata incidenza della cosiddetta “bolletta energetica”».

«In termini di competitività è premiante la proiezione sui mercati esteri, le cooperative che lo fanno hanno registrato una maggiore risalita dei ricavi rispetto a quelle che operano solo sul mercato interno. Il calo dei consumi, le pratiche di dumping e l’applicazione di “prezzi predatori” hanno costretto alcune cooperative a rivedere al ribasso i prezzi di vendita dei beni e servizi delle cooperative».

«Al Sud solo il 12,5% delle cooperative ha chiesto nuovi finanziamenti negli ultimi 4 mesi del 2009, contro una media nazionale che si attesta al 34%».

«Al Nord si registra un aumento dell’incidenza di richieste di credito respinte. Al Centro, invece, si registra una più elevata incidenza di finanziamenti erogati di importo inferiore a quello richiesto. Significativo il rallentamento della domanda di credito bancario da parte delle cooperative. A livello nazionale, l’11% delle cooperative hanno segnalato di aver ricevuto richieste di rientro».

«Sui tassi di interesse relativi ai finanziamenti in essere, 2 cooperative su 10 hanno segnalato un riallineamento verso l’alto, 5 su 10 nessun adeguamento; solo 3 su 10 hanno registrato una diminuzione.

Sul fronte delle garanzie richieste, 1 cooperativa su 4 ha segnalato richieste aggiuntive di garanzie anche personali da parte delle banche. Prosegue la tendenza, sui finanziamenti già in corso, all’appesantimento delle cosiddette “altre condizioni”».


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