Famiglia

Meno orfani, più disagio psichico

Così il trend nelle comunità del Lazio

di Redazione

Meno orfani e ragazzi provenienti da situazioni di poverta’ materiale e piu’ minori con sofferenza psichica. Sono cambiati negli ultimi venti anni gli ospiti delle comunita’ familiari di Roma e del Lazio, riunite a convegno nella Capitale per fare il punto sulle nuove sfide che i cambiamenti della societa’ impongono: concentrarsi meno sugli aspetti assistenziali e piu’ su quelli della sofferenza psichica e della relazione.

Il primo convegno regionale dell’Unione delle comunita’ familiari per minori di Roma e del Lazio, a cui aderiscono circa 70 realtà, parte dunque da questa premessa: i cosiddetti “ragazzi difficili”, che la letteratura scientifica definisce “al limite” o “border line”, presentano sintomi che non sono tanto da “rieducare” negli effetti, ma da “curare” nelle cause.

“Il nostro lavoro in questi anni e’ quello di cercare di uscire da quell’approccio esclusivamente educativo o rieducativo per ragionare sulle caratteristiche proprie dei minori che arrivano in comunita’ negli ultimi anni – spiega il presidente dell’Unione delle comunita’ di tipo familiare di Roma e Lazio, Gianni Fulvi – Ci sono meno ragazzi che hanno perso i genitori o provenienti da situazione di indigenza e piu’ minori con forti deprivazioni affettive”. Un aspetto, quest’ultimo che ha costretto le comunita’ a rivedere il proprio approccio. “Nel corso degli anni abbiamo assistito a comportamenti sempre piu’ complessi – prosegue Fulvi – che presentano sintomi di forte aggressivita’ o di rifiuto”. La prima reazione da parte delle comunita’ e’ stata quella di creare strutture sempre piu’ piccole, che ricreassero ambienti piu’ familiari e somigliassero sempre meno agli istituti. Ma e’ stata necessaria anche “una crescita formativa da parte delle comunita’” e un collegamento con il cosiddetto mondo “psi”: psicologia, psichiatria e psicoanalisi. Ma chi sono esattamente i minori accolti nelle comunita’ di Roma e del Lazio? “Oggi circa il 25% e’ composto da adolescenti e pre-adolescenti provenienti da affidi familiari o da adozioni nazionali e internazionali – risponde Fulvi. – C’e’ un errore a monte: – precisa – il non aver valutato bene il grado di sofferenza di questi minori e il pensare che, una volta inseriti in un contesto familiare, potessero magicamente guarire”. La stragrande maggioranza dei minori accolti, inoltre, continua ad essere di nazionalita’ italiana. Infatti, l’aumento dei minori stranieri nati in Italia o arrivati nel nostro paese da soli o con le famiglie riflette l’incremento degli immigrati residenti – precisa il presidente dell’Unione delle comunita’ di Roma e del Lazio.

Info: direminori


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