Famiglia

Michela Brambilla: «Io l’abolirei…»

Il ministro

di Redazione

«L’animalismo non è appannaggio della sinistra. Questo forse è il governo più animalista che abbiamo avuto». Non ha dubbi Michela Brambilla, ministro del Turismo, che per non smentirsi ha fatto della sua casa una specie di arca di Noé con 14 cani, 27 gatti, 4 cavalli, 2 asini, 8 capre e 200 piccioni. Lei, insieme al sottosegretario alla Sanità Francesca Martini, rappresenta l’ala dura del nuovo animalismo del centrodestra. E sulla caccia si è fatta idee chiare: «Se volete sapere la mia posizione personale, non quella del sottosegretario al Turismo ma quella di Michela Brambilla, io credo che la caccia andrebbe esclusivamente abolita. Sempre e comunque». Parlando da ministro le posizioni sono chiare ma più sfumate. Spiega: «Se spariscono i paletti temporali che delimitano la stagione venatoria si va a creare uno sciagurato danno a quello che è l’equilibrio dell’ambiente e della fauna selvatica. Il provvedimento così com’è stato formulato in Senato è inaccettabile. Lascia ampi margini interpretativi e non fornisce alcuna garanzia sui limiti temporali della caccia per tutti gli ungulati e le specie aviarie. Questo significa che i cacciatori potranno sparare tutto l’anno. Non è assolutamente accettabile e lavorerò perché questo testo venga corretto alla Camera affinché non sia arrecato un simile danno ad un settore così strategico per la nostra economia quale è il turismo e sia tutelato il nostro patrimonio faunistico».
Sono i rischi che potrebbe subire il turismo l’aspetto che più allarma la Brambilla. «Non sarebbe certo un bell’incentivo», spiega, «se i turisti italiani e stranieri, magari mentre fanno un picnic o passeggiano, rischiassero di essere sorpresi da qualcuno che, con un fucile in mano, è a caccia di qualche disperata bestiola? In Italia la caccia si svolge per lo più entro terreni privati. L’estensione dell’attività venatoria rappresenterebbe quindi l’aggravio della già pesante pressione indebitamente sofferta da moltissimi cittadini, con danni alle tante attività commerciali e in particolare agrituristiche. La richiesta di turismo legato alla natura è in crescita. Una caccia senza limiti mette a rischio tutte queste possibilità di sviluppo». Ma anche i cacciatori rivendicano un’anima ambientalista? «Per alcuni di loro sarà anche così, non voglio generalizzare. Anche se non capisco come si possano amare certe animali e fare prede di altri. Io ho un canile. A settembre, puntualmente, si riempie di cani abbandonati. Tutte razze da caccia che si perdono, e vengono lasciati al loro destino senza che nessun padrone venga mai a reclamarli».


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