Non profit

Per gola o puro amore adotta un animale

Si diffonde il sostegno a distanza. Ma non di bambini...

di Chiara Cantoni

AAA genitori adottivi per animali cercasi. Reclusi, denutriti, spesso maltrattati, gli inquilini a quattro zampe cercano amici fra i cugini di città, reclamando anche per sé lo strumento dell’affido a distanza. Con tanto di contratto o certificato d’adozione, messi a punto dai contadini per salvare produzioni in estinzione, o dalle associazioni animaliste in prima linea nella difesa di bestie maltrattate. Come Ezio, setter inglese a lungo segregato in un canile-lager; il sauro Gigio, cieco per metà dopo mille traversie; la puledra Clementina; la mucca Nutella e la sua vitellina Lenticchia. Sono solo alcuni degli animali in cerca di famiglia, oggi affidati, dopo il sequestro di allevamenti abusivi, ai programmi di recupero della Lav. Per sostenerli a distanza basta poco: un contributo un tantum di almeno 50 euro o un versamento annuale minimo di 200 («Compagno fedele») a copertura delle spese di mantenimento. Oltre al certificato d’adozione, con foto e storia dell’animale, la onlus fornirà aggiornamenti periodici sul proprio beniamino.
Se 20 euro bastano ad adottare un asinello abbandonato o maltrattato fra i 105 muli accolti nel Rifugio degli asinelli di Sala Biellese, sede italiana della non profit inglese The donkey sanctuary, una manciata di sterline fa la differenza in Paesi come Pakistan, India, Etiopia o Giordania dove l’associazione Brooke Hospital soccorre, con team mobili di veterinari, oltre 700mila equini da lavoro all’anno, fornendo loro cure adeguate e formando le comunità locali alle norme minime di trattamento. Diverso il capitolo delle adozioni a distanza di pecore, mucche, suini per assicurarsi prodotti di primissima qualità, con la possibilità di seguire la crescita del quadrupede monitorando l’intero ciclo produttivo degli alimenti che ne deriveranno. Come? Si stipula un contratto con l’allevatore, si paga una retta per il mantenimento e, a scadenze programmate, si riceve il “risultato” del contributo. Che siano i pecorini, il latte e i prodotti sardi dei pastori Concas di Sardinia Farm (390 euro per diventare pastore a distanza) o il prezioso formaggio Montèbore dell’azienda agricola Vallenostra, presidio Slow Food (100 euro l’anno per una pecora doc); che siano le salamelle e le ricotte del Bioagriturismo abruzzese La porta dei parchi (190 euro la retta) o le carni dei suinetti grecanici allo stato semibrado dell’azienda calabrese AgriRiggio, adottabili per 150 euro più 45 ad ogni mese di allevamento (circa dieci). O, infine, i formaggi di malga delle mucche valsugane e del Logorai: 60 euro il contributo, ritirando di persona forme fresche e stagionate, ricotte, burro, tosella e latte appena munto.


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