Non profit

iPad, l’oggetto dei desideri perfetto per il non profit

Come sfruttare le potenzialità dei nuovi tablet

di Riccardo Bagnato

Il nuovo nato sta sparigliando il mercato di pc e smartphone. I tablet
sono l’ultimo ritrovato dell’alta tecnologia, ma paradossalmente saranno utili soprattutto a utenti poco evoluti. E al non profit, che potrà installarvi applicazioni ad hoc e usarli ovunque. A partire
dai servizi di assistenza domiciliare
Tutti lo vogliono, tutti lo bramano, qualcuno lo snobba. Si chiama iPad ed è subito stato eletto “oggetto dei desideri 2010”. La nuova creatura di Apple – un computer più piccolo di un netbook e più grande di uno smartphone – non è però l’unico tablet disponibile sul mercato. Il settore dei “pc bonsai” è in rapida crescita e può contare su colossi dell’informatica come Hp, Toshiba e Microsoft. Piccoli computer senza mouse: troppo grandi per metterseli in tasca, e troppo piccoli per essere usati come un vero e proprio portatile. Tanto che qualcuno si chiede: ma a chi servono?

Cui prodest?
La parola all’esperto. «A sorpresa saranno gli anziani o in generale gli utenti meno evoluti a godere dei nuovi tablet», dice Massimo Mantellini, storico punto di riferimento con il suo Manteblog (www.mantellini.it).
Ma ci sono professioni che potrebbero trarre benefici da questa new entry? Secondo Mantellini proprio il non profit potrebbe (e dovrebbe) essere interessato a sfruttare le capacità dei tablet: medici in testa, ma anche cooperanti e insegnanti. Basti pensare che proprio l’organizzazione One Laptop Per Child (http://laptop.org) ha in programma di produrre entro il 2010 un nuovo tablet, che costerà meno di 100 dollari, da diffondere nei Paesi in via di sviluppo. «Se consideriamo che la versione base del nuovo iPad costa 360 euro», chiosa Mantellini, «è chiaro che stiamo parlando di un oggetto alla portata di molti, per nulla elitario».
Meglio il tablet del netbook
Chi è convinto che il tablet sia la giusta risposta per chi non si è fatto convincere dai netbook è Francesco Santini, docente del master in Fundraising e blogger (www.internet-fundraising.it). «Penso che i tablet potranno essere molto utili per le associazioni che prestano servizi di assistenza domiciliare. Sono oggetti semplici da usare e la possibilità di sviluppare applicazioni ad hoc permette di adeguare la macchina alle proprie esigenze», dice Santini. Che aggiunge: «Per quanto riguarda i fundraiser (ma non solo loro), molti hanno siti o blog da aggiornare, e in questo senso i tablet funzionano egregiamente».
Un mondo di applicazioni
Solo per l’iPad (che sfrutta il sistema operativo dell’iPhone) sono già disponibili 145 applicazioni e presto sarà possibile svilupparne di nuove esclusivamente per il tablet di Steve Jobs & Co. Ma c’è anche il Blackberry, da sempre rivale dell’iPhone, e il googlefonino munito di sistema operativo Android: entrambi con la possibilità di installare applicazioni.
Per molti telefonini tuttofare, quindi, ci sono già esempi di successo come «Scopri quanto sei Cattivik», applicazione promossa da Terre des Hommes con cui è possibile sensibilizzare anche i più distratti sull’importanza della tutela dei diritti dei bambini. C’è «MissionZero», per essere aggiornati in tempo reale su temi inerenti l’ecologia e la sostenibilità ambientale, promossa dal sito http://missionzero.org. O ancora l’applicazione «FirstAidWork», lanciata dalla Croce Bianca di Bolzano (www.first-aid-platform.info), che fornisce informazioni su come effettuare le corrette manovre di primo soccorso.
Solo per fare alcuni esempi disponibili su varie piattaforme e per dare l’idea di cosa si può fare. Ma soprattutto per rendersi conto di quanto ancora si possa fare. Con un po’ di fantasia e competenze specifiche: tutti convinti che il tablet non sarà una moda passeggera. Ma un nuovo modo di rimanere connessi.

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