Non profit

Pd, Prodi verso il gran rifiuto

Inutile pressing di Bersani, il Professore non si candiderà a sindaco di Bologna

di Franco Bomprezzi

Il rifiuto di Prodi a candidarsi a sindaco di Bologna per il Pd sintetizza le difficoltà del partito guidato da Bersani nella lunga e travagliata ricerca dei nomi forti per le prossime elezioni amministrative regionali e locali. I giornali oggi analizzano il caso di Bologna, ma anche di Campania e Umbria.

Il caso Bologna vale un richiamo sulla prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di oggi. All’interno i servizi sui travagli democratici coprono le pagine dalla 14 alla 16. “Prodi verso il no alla candidatura: «Non tutti mi vogliono sindaco»”, è il titolo di apertura: «È più «no» che «sì». Ma una decisione ancora non c’è. Romano Prodi, nel giorno in cui il leader pd Bersani cala a Bologna per ricompattare un partito terremotato dal Cinziagate e dalle dimissioni di Flavio Delbono, fa capire di essere tentato dall’idea di candidarsi a sindaco della città, ma nello stesso tempo di nutrire riserve personali e soprattutto politiche. L’incertezza di Prodi ha l’effetto di ibernare le scelte del Pd bolognese. Bersani, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con l’ex premier, ha annunciato che «rispetterà la scelta» del Professore, «qualunque essa sia». Ma intanto, davanti alla direzione del Pd bolognese, ha cominciato a mettere i primi tasselli della strategia elettorale, facendo capire di puntare alle primarie per la scelta del candidato». Conferme dall’entourage del Professore: “Flavia: «Sono stanca di stare in vetrina». E gli amici: Romano? Teme gli antichi veleni”. E anche nel dietro le quinte di Maria Teresa Meli si sottolinea come “La discesa in campo non scalda i democratici”. Infine il CORRIERE propone un’intervista all’ex sindaco di centrodestra Giorgio Guazzaloca, che rivolto a Prodi dice: “«Pronto a sostenerlo, può salvare la città»” e il ritratto del candidato Pdl Gianluca Mazzuca che avverte: “«Affronterei anche lui (Prodi, ndr). Guai se mi scaricano»”. Alle due pagine bolognesi segue un approfondimento sulle vicende campane e umbre: “Bassolino boccia De Luca, Campania e Umbria caos nel Pd”. Nel servizio si dà conto della spaccatura aperta nel partito sul nome di De Luca («credo sia un candidato forte», dice Chiamparino; «serviva un uomo con la reputazione specchiata», controbatte Touadì), mentre a Perugia dopo il ritiro di Mauro Agostini, ex tesoriere di Veltroni, rimangono in corsa Gianpiero Bocci (ex popolare, spinto da Fioroni, Marino, Fassino e Franceschini) e Catiuscia Marini. 

LA REPUBBLICA che apre con la giustizia (“Arriva la legge anti-pentiti”) dedica al Pd e ai suoi guai due pagine, la 12 e la 13. “Bologna, Prodi non si ricandida Pd verso le primarie di coalizione”. Ieri alle 16 l’ex premier ha scandito il suo “niet” di fronte a Bersani. Si apre la strada alle primarie, sempre che il governo decida di accorpare le comunali alle regionali del 28-29 marzo. Al governatore Errani che gli chiedeva un «atto d’amore», Prodi manda a dire: «segnali d’amore se ne possono dare in tanti modi. E quello che conta si esprime guardando in viso l’amata… Serve una sosta nell’avvelenamento reciproco, nella tensione prolungata che non è solo di Bologna». «Bologna ha bisogno di un sindaco del fare che non scateni polemiche» avrebbe poi detto a Bersani, il 71enne Prodi che è tornato a parlare dell’esperienza dell’Ulivo: «nessuno ha mai avuto la pazienza di pensare all’Ulivo come a un’occasione straordinaria che aveva bisogno di fatica, capacità di costruire ed aspettare». Non c’è però solo il capoluogo emiliano. Quarantotto ore dopo l’indicazione a candidato governatore di Vincenzo De Luca, il sindaco di Salerno, cresce la tensione anche in Campania. Bassolino attacca: «sconcerta che non si sia ricercato, con la determinazione necessaria, un accordo su nomi esterni ai singoli partiti, capaci di unire la coalizione». Parole che sembrerebbero sagge e che implicitamente sottolineano l’ostilità di Vendola e di Idv (De Luca deve rispondere di truffa e concussione in tribunale, di essere un “sindaco padano” nelle sedi politiche). Come se non bastassero i litigi campani, Bersani deve fare i conti con Calabria e Umbria (dove ieri ha ritirato la sua candidatura il senatore Pd Mauro Agostini). Oggi vedrà Antonio Di Pietro.

“Il professore manda al diavolo il Pd” e il professore è un certo “Prodi che respinge Bersani” sono occhiello e titolo urlati in copertina del GIORNALE. Che spiega «Rifiutato l’incontro: l’ex premier non ha alcun intenzione di fare il sindaco di Bologna e di salvare ancora il partito. Il segretario resta un’altra volta a terra. Ma decollerà mai?» Feltri mette il dito nella piaga, anzi nelle piaghe del Pd  dove a Bersani, ricorda il direttore nei dettagli del suo editoriale, non gliene va bene una: il caso Marrazzo, il caso Vendola, il caso DelBono e adesso il caso Prodi. D’altronde «il rifiuto del professore è giustificato: alla sua età, col suo passato, Prodi non poteva accettare di tornare a essere mortadella sia pure in miniatura». E rilancia il suo dubbio? Bersani, uomo che doveva far decollare il Pd, decollerà mai? La vicenda  porta IL GIORNALE a dedicare  5 pagine ai “Guai dell’opposizione” fra scandali e sconfitte e all’unica speranza «Per azzoppare Berlusconi si affidano all’ingegnere e all’esproprio milionario della Mondadori».

Richiamo in prima, nel sommario di spalla all’apertura, su IL SOLE 24 ORE per il caso Bologna dopo le dimissioni del sindaco Delbono. “Bologna, no di Prodi al Pd. Avanza l’ipotesi primarie”: a pagina 14 troviamo un breve commento non firmato in cui si sottolinea la coerenza di Romano Prodi nel non voler scendere in campo per il comune di Bologna. Ben più articolato, invece, quello dell’onnipresente Stefano Folli, in testa, a pagina 16: “Lo strano rebus di Bologna tra l’Ulivo di ieri e il PD di domani”. Lo chiama così, Folli, l’enigma Bologna, di cui spiega i perché e i percome dietro alla decisione di Prodi di non farsi tirare per la giacchetta. Ma aggiunge e avverte di due cose, a loro modo acute e da annotarsi. Primo: «La verità  è che il ritorno di Prodi avrebbe dato al vertice romano del Pd più problemi che soluzioni». Secondo: «Più facile immaginare che al fondo di tutto ci sia un’alta ambizione istituzionale: magari il Quirinale nel 2013». Già, per chi ha battuto Berlusconi per due volte (per quanto non sia stato poi in grado di governare), immaginare di poter tagliare la strada che porta al Colle a re Silvio è tentazione troppo forte anche per Romano. In confronto la poltrona da sindaco di Bologna assume le sembianze di uno sgabello. Ma al di là dei commenti e sempre a pagina 16, Emilio Bonicelli firma invece il pezzo che dovrebbe mettere nero su bianco la cronaca dei fatti. Cosa succede quindi sotto le due torri? Secondo Bonicelli tutti lo vogliono, tutti lo bramano, ma nessuno ci crede. Emblematico al proposito il politologo di casa, Gianfranco Pasquino: «E’ come se Blair decidesse di fare il sindaco di Manchester» (peccato che Blair sia di Edimburgo, ma questo è un altro problema). E allora? Sembra rispondere candidamente la pia Garavaglia, la quale “vede in un ritorno di Prodi un atto risolutivo per l’intera politica nazionale con la riedizione dell’Ulivo allargato all’Udc. E quindi cosa succede? Nulla, proprio nulla. Primarie (e relative insidie, vedi Puglia) alle porte. Poco il tempo per decidersi. E una sola certezza: se si perde Bologna l’è mej andêr a cartòun (dal modenese: è meglio darsi all’ippica). Ma le passioni del PD non finiscono qui. “Calabria e Campania ancora casi aperti” è il pezzo di Roberto Galullo che segue la cronaca di Bologna. Scontro partenopeo sul nome del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca: piace a Pd (tranne che a Bassolino), Verdi e movimento di Rutelli – dice lui – ma non ha l’appoggio di Idv  e Comunisti Italiani. In Calabria, invece, risma di nomi che si susseguono, rimbalzano, vengono proposti e poi si ritirano, senza però trovare pace e soprattutto apprezzamento unitario. A Lamezia Terme, dove si terrà proprio oggi l’ennesima assemblea del Pd per decidere «la sensazione è che sarà ancora una giornata interlocutoria verso la resa dei conti , travestita da primarie».

Alla politica ITALIA OGGI dedica gran parte dei commenti a pagina 2. Pierluigi Magnaschi si dedica alla Campania: “Il Pd svolta in Campania con la candidatura di De Luca”: «Che è De Luca? Uno che, come Passera, di miracoli, nella sua Salerno ne ha già fatti molti. Per esempio, a pochi chilometri da Napoli, mentre il capoluogo campano era sommerso dall’immondizia, De Luca poteva felicitarsi con se stesso per essere riuscito a convincere i suoi amministrati a fare la raccolta differenziata dell’immondizia raggiungendo una quota del 70% dei rifiuti: una percentuale che pone Salerno ai vertici di questa classifica della virtù civica in Italia. (…)  De Luca inoltre aveva ereditato una cittadina decente ma anche rassegnata e poco appealing. Una città al piccolo trotto. Lui l’ha trasformata, in pochi anni, e con l’aiuto dei più grandi architetti del mondo, in una sorta di Barcellona. (…) Con De Luca il centrodestra in Campania avrà contro un avversario micidiale». A Bologna si dedica invece Cesare Maffi “Il Pd senza Prodi  rischia di perdere Bologna”: . Prodi potrebbe mettere d’accordo tutte le formazioni della locale maggioranza, cominciando dal rissoso Antonio Di Pietro. Senza Prodi, la partita diventa più difficile per il Pd. L’episodio conferma la fretta, veramente di bagliori rutilanti, che ha tarantolato Silvio Berlusconi quando in un fiat ha spostato Giancarlo Mazzuca dalla candidatura regionale a quella sotto le Due Torri. (…) Attendere qualche giorno sarebbe stato opportuno, anche per capire quando si rinnoverà il Consiglio comunale. Inoltre le cifre parlano chiaro: la sinistra, nei più svariati colori, supera ampiamente a Bologna il 50%. Il centro-destra deve trovare un candidato che porti tutti, ma proprio tutti, i suffragi del centro-destra e ne sottragga a sinistra. Come fece Guazzaloca. Con tutto il rispetto, non si direbbe, oggi, che il candidato scelto abbia i caratteri necessari per sfondare a sinistra». Infine Marco Bertoncini che afferma che  “Nel gioco delle candidature il centro-destra esce perdente”, perché nel centro destra «sembra che le candidature alle presidenze siano state scelte quasi tutte trascurando il rilievo fortissimo che ha la figura del designato all’incarico, tale (nel caso dei sindaci senz’altro con molta visibilità, ma certo pure per i presidenti regionali) da far dimenticare a molti elettori il colore politico in favore della stima o dell’affidabilità della persona».

IL MANIFESTO dedica alle regionali e ai vari mal di pancia interni al Pd la pagina 7, senza alcun richiamo in prima pagina. L’apertura è dedicata al Lazio e ai problemi della candidata Pdl, che «apre alle unioni civili. Alemanno corregge: non è nel programma», insomma, osserva IL MANIFESTO  la campagna elettorale di Renata Polverini è «un campo minato» anche perché «a suo sostegno, e contro l’anticlericale Bonino, si sta scatenando tutto un sottobosco di personaggi che neanche il “sindaco con la celtica al collo” Gianni Alemanno aveva messo in campo nella competizione per il Campidoglio (…) Personaggi di questo genere saranno graditi Oltre-Tevere, ma di qua dal fiume rischiano di essere controproducenti». Non ci si dimentica di guardare dall’altro lato della barricata e si osserva che per la campagna elettorale della Bonino «I soldi sono pochi – una nuova campagna di affissioni partirà nei prossimi giorni ma è una goccia nel mare dei manifesti con cui il Pdl ha inondato la capitale e le province – ma il problema non è solo quello».  «Prodi non ci ripensa. E Bersani non risolve il rebus per il dopo Delbono» è il titolo dell’articolo a piè di pagina dedicato a Bologna dove nel Pd ci si dibatte tra «Primarie o candidato unico? Spunta il comitato dei saggi per sentire la base, inferocita. Intanto torna in forse la data del voto» come riassume l’occhiello dell’articolo. Di spalla si va invece in Campania dove De Luca incasso l’attacco di Bassolino mentre pure la Iervolino è contro la sua candidatura al punto che IL MANIFESTO scrive «Al secondo giorno di campagna elettorale Vincenzo De Luca è fermo al nastro di partenza. L’ha spuntata sui bassoliniani con la segreteria nazionale ed è stato ufficializzato candidato unico del Pd (…) ma ora che si apre la partita vera, il sindaco di Salerno continua a essere solo con mezzo partito contro e con il blocco a sinistra che lavora per un’altra candidatura. Nei box confinate le ambasce del Pd in Umbria e in Calabria. Questi i temi riassunti nei titoli «Si ritira Mauro Agostini. L’asse Marini – Fassino affonda Veltroni» e «Loiero non cede al pressing di Bersani e resta in campo».

 Regionali e politica a pagina 9 di AVVENIRE. «Bologna al voto, no di Prodi, Bersani deluso», dice il titolo, mentre il pezzo parla di «un no sofferto che rimette le castagne sul fuoco del Pd» e di un Bersani «che ha sentito più volte il professore» e ne parla come di «una candidatura fortissima e graditissima a tutti, ma noi rispetteremo le sue decisioni». Nodo aggrovigliato per il centrosinistra anche in Campania, spaccato sulla candidatura di Vincenzo De Luca: la bocciano Bassolino, Di Pietro, Diliberto. 

“Bologna, il no di Prodi”. LA STAMPA affronta i travagli all’interno del Partito Democratico in un primo piano “Verso il voto” nelle pagine 8 e 9. L’apertura è sulla decisione di Prodi di non candidarsi a sindaco di Bologna. Nella pagina seguente LA STAMPA intervista Emma Bonino, la cui candidatura in Lazio, afferma Pierluigi Castagnetti (Pd) «ha fatto esplodere il problema». Ieri LA STAMPA ha intervistato Paola Binetti che si è detta pronta a lasciare il Pd per raggiungere il Centro di Casini e Rutelli. «Non si può continuare a sottovalutare il fatto che in molti se ne vanno» afferma Castagnetti, «una rarefazione della componente cattolica cambia l’identikit del Pd». Nell’intervista, Bonino afferma: «Non credo che è la mia candidatura a mettere in crisi il Pd, la questione ha altre motivazioni. E noto che da quando sono scesa in campo la Binetti è la persona più intervistata del Paese». 

E inoltre sui giornali di oggi:

HAITI
CORRIERE DELLA SERA – “Haiti, mancano 150mila tende” è il titolo del Focus odierno: il programma alimentare mondiale ha allestito sedici centri fissi per la distribuzione di cibo e acqua, si pensa di nutrire due milioni di persone. Ma finora il sistema di aiuti si è rivelato caotico e inefficiente. Questi i dati: 170mila vittime accertate, 250mila feriti, un milione di senzatetto, 225mila case rase al suolo, 25mila edifici commerciali distrutti. Intanto si apre la corsa alla sostituzione di Port-au-Prince: «Wyclef Jean, è la superstar di Haiti. Vive a Miami, vende dischi in tutto il mondo. Sa farsi ascoltare dal Black Caucus, la lobby nera del Congresso Usa. «Non vogliamo campi profughi — ha scritto Wyclef Jean —. Vogliamo sette città modello. Prima tendopoli, ma con il permesso di diventare stabili. Il passo successivo richiede di installare industrie per il mercato Usa che avrebbero manodopera a prezzi concorrenziali con quelli cinesi». «La decentralizzazione sarebbe un enorme successo per Haiti» insiste Johanna Mendelson Forman, ex consigliere Onu e ora cervello del Center for Strategic and International Studies di Washington. Il pallino, però, è in mano al presidente invisibile René Preval. Senza palazzo, senza ministeri, Preval si è fatto vedere e sentire pochissimo dalla sua gente. Le magliette con la scritta in creolo «gouvenman koté ‘w», il governo al tuo fianco, suonano offensive. Si dice che Preval sia impegnato in incontri con contractor internazionali proprio per la rimozione delle macerie. Nelle bidonville malignano invece che stia trattando l’entità della mazzetta».

IL SOLE 24 ORE – “Il mercato può aiutare Haiti”. Lo dice e lo scrive Alberto Mingardi che punta il dito sul paese colpito dal terremoto lo scorso 12 gennaio. Assioma:  «E’ stato osservato da più parti che paesi più ricchi reagiscono con meno difficoltà alle catastrofi naturali». Corollario: bisogna che il Haiti, da Paese dove «i diritti di proprietà non sono efficacemente tutelati, la vita economica è vessata da regolamentazioni bizantine, il nero è al 95%, la presenza dello stato nell’economia è pervasiva…» ecc… ecc.. si apra finalmente al mercato.

ISRAELE 
IL MANIFESTO – Alla visita di Berlusconi in Israele oltre a un richiamo con foto nella parte bassa della prima pagina «Berlusconi: “Sogno Israele nella Ue” Oggi alla Knesset» alla visita di Berlusconi è dedicato anche il commento in prima pagina di Zvi Schuldiner e intitolato «Il Kissinger di Arcore» che dopo una serie di ironici paralleli tra Berlusconi, Lieberman e Netanyahu osserva «Nella situazione internazionale assai nebulosa in cui ci troviamo, può esser che Berlusconi appaia come uno statista equilibrato che arriva dopo aver fatto alcune dichiarazioni che di certo non sono piaciute ai suoi amici nel governo israeliano (…) Berlusconi arriva preceduto da alcune affermazioni che fanno ricordare i suoi predecessori democristiani e Bettino Craxi (…)» Nel suo commento Schuldiner ricorda come l’Italia sia il principale partner commerciale dell’Iran. 

SCUOLA
LA REPUBBLICA – “Alle elementari una Italia a due velocità”. Una ricerca Invalsi documenta livelli d’apprendimento diversissimi fra istituti del nord e istituti del sud. «Le famiglie del sud soffrono di una sorta di “segregazione sociale”. Quelle acculturate scelgono le scuole pubbliche migliori, alle altre toccano gli istituti pubblici che funzionano meno, dove la dispersione scolastica cresce anno dopo anno»: è la fotografia impietosa di Piero Cipollone, presidente Invalsi.

LAVORO
IL MANIFESTO – «Provaci Alcoa» è il titolo di apertura de IL MANIFESTO che dedica la foto di copertina a un operaio sardo in manifestazione. «Sbarcano in 600 dalla Sardegna dopo 14 ore di nave. Difendono il posto di lavoro che l’azienda americana vorrebbe cancellare. Insieme ai loro compagni veneti di Fusina assedieranno Palazzo Chigi: dopo le manganellate prese a Roma e all’aeroporto di Casliari non sono disposti a mollare. In Sicilia continua la protesta della Fiat». Due le pagine interne dedicate a diversi articoli sul tema. 
 
AVVENIRE – Il quotidiano dei Vescovi, che il lunedì non esce, dedica oggi l’apertura all’appello del Papa per un «lavoro dignitoso ed adeguato». Di spalla un’intervista a Luigino Bruni, economista, che dice che «difendere il lavoro oggi significa riaffermare il principio personalista», condanna l’abitudine a «privatizzare gli utili e socializzare le perdite» in caso di crisi congiunturali ma quando c’è una crisi strutturale dice che l’unica via per superare il dualismo «tra mercato libro per fare soldi e stato assistenzialista per pagare i costi sociali» è l’economia civile. Serve però che la politica giochi un ruolo fondamentale, «studiando un sistema che aiuti le cooperative e le associazioni a non occuparsi solo di cura della persona ma anche di ambiente, cultura, prevenzione, turismo. Va immaginato un nuovo patto sociale perché l’economia civile non abbia solo la funzione di redistribuire risorse ma anche quella di creare lavoro». 

BERTOLASO
IL SOLE 24 ORE – Commento di Guido Gentili su “bertolasocrazia” e dintorni. Gentili segue le riflessioni di Giuliano Amato di qualche giorno fa puntando il dito sul vuoto che burocrazia e politica impotente hanno lasciato. Dove i Bertolaso di turno – e non solo loro – hanno buon gioco nel dimostrare inefficenze e prendersi spazi che non sono necessariamente loro.

CONSUMATORI
CORRIERE DELLA SERA – “La Lobby ( e i trucchi) dei consumatori”. «Euro zero. È la cifra che le associazioni dei consumatori dovranno segnare nei loro bilanci 2010 alla voce Finanziamenti pubblici per progetti. I 47,7 milioni di euro racimolati dal 2003 al 2007 provenienti dalle multe dell’Antitrust e dell’Autorità delle energie, sono ormai un ricordo lontano”. Le 17 associazioni riconosciute dal Cncu rimangono così all’asciutto. Eppure non si sono levate grande proteste – nota il quotidiano- perché? Il motivo – questa la tesi – è che si è incominciato a diversificare gli introiti. Fra cui oltre alle sottoscrizioni le consulenze alle imprese: «È questa la zona grigia dell’attività delle associazioni, perché determina un rapporto economico tra queste e coloro che dovrebbero normalmente esserne la controparte».

GIUSTIZIA
LA REPUBBLICA – Il vicepresidente della Consulta Pdl (presieduta da Ghedini) ha presentato un ddl che di fatto rende meno utilizzabili le testimonianze dei pentiti. Le loro dichiarazioni avranno valore probatorio solo in presenza di specifici indizi esterni. In caso contrario non potranno essere utilizzate. Dunque niente più riscontri incrociati tra diverse testimonianze. Non solo:  le dichiarazioni sono inutilizzabili anche in caso di riscontri parziali. Se uno è accusato di 5 omicidi e si trovano le prove solo per 4 (la quinta accusa essendo legata alla testimonianza di un pentito) oggi può essere punito per i quattro riscontrati; domani per nessun omicidio…

CRISAFULLI
IL GIORNALE – Sul caso Crisafulli pubblica la replica di un medico Rita Formisano che la pensa diversamente dalla collega che ha scritto sulle pagine del GIORNALE qualche giorno fa,  chiedendo al Parlamento un provvedimento per impedire la rianimazione del malato destinato a stare in stato vegetativo. La Fornisano «sostiene che lo stato vegetativo non significa inerte vegetale, ma organismo vivo».

ENGLARO
LA STAMPA – “Il mio calvario non è finito”. Il quotidiano di Torino intervista Beppino Englaro, a un anno dalla morte di Eluana. «Questo è oggi il mio calvario» dice, «il senso della vita e della morte di Eluana: lottare per una legge decente che consenta ai cittadini di poter scegliere per loro stessi. Perché il tormento più grande è essere costretto a scegliere per chi ami». Per Beppino ora conta «arrivare a una legge sul testamento biologico che tuteli tutti e, dopo quello che è accaduto alla mia famiglia, informare l’opinione pubblica e fare in modo che nessuno dimentichi». «Non ho rimorsi» afferma il padre di Eluana. «Se esiste un Cristo, risponderò a lui e gli spiegherò che ho fatto tutto seguendo la coscienza che lui mi ha dato». La legge sul testamento biologico è in questo momento all’esame della commissione affari sociali della Camera, dopo che il Senato ha approvato in marzo un disegno di legge in 9 articoli. L’esame resterà in calendario tutta questa settimana per discutere gli emendamenti all’articolo 3, il più delicato, che prevede “Contenuti e limiti della dichiarazione anticipata di trattamento”.

ISLAM
ITALIA OGGI – “L’Islam si diffonde in Brasile” è il titolo di un pezzo a pag. 9 che racconta delle «conversioni sempre più numerose nelle periferie urbane» anche «grazie anche a una telenovela, che ha addolcito l’immagine dei fedeli di Allah».

IMMIGRAZIONE
IL SOLE 24 ORE – Guido Bolaffi plaude alla decisione del Senato di non ammettere l’ennesima sanatoria degli immigrati clandestini. Si scaglia contro quello che definisce “uno stato febbrile” tutto italiano, che peggiora di anno in anno, ogni volta che una nuova sanatoria viene accettata. E ammonisce governo e opposizione di trovare l’accordo per una politica migratoria che passi per tre punti: i diritti di cittadinanza per gli immigrati, l’abbandono della sanatoria come strumento politico, e la revisione di quote e flussi.

EDITORIA
ITALIA OGGI – “Il Fatto è successo: ricavi da 25 mln”. Il giornale di Padellaro e Travaglio si colloca a 100mila copie e diventa un vero e proprio caso editoriale. «Il Fatto quotidiano si prepara a incassare oltre 25 milioni di euro nel 2010. Composti quasi esclusivamente da ricavi vendite, poiché la pubblicità, raccolta dalla concessionaria Poster, incide molto poco sui conti della casa editrice. La media di copie diffusa, però, si mantiene piuttosto alta: alle 42mila in abbonamento vanno sommate le 60 mila copie medie edicola di gennaio. Insomma un giochino oltre 100mila copie che rappresenta un vero caso editoirale in un panorama  piuttosto asfittico. Segreto de Il Fatto, in pratica, è quello di essere un giornale venduto effettivamente e che non ha bisogno della pubblicità per sopravvivere».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA