Economia

Europa, quali regole per le banche?

Sarkozy fa come Obama e attacca i banchieri a Davos

di Franco Bomprezzi

Nuove regole per le banche europee, sulla scia della riforma annunciata in America da Obama? Solo Sarkozy tuona contro i profitti eccessivi e plaude al collega Usa, ma i banchieri del vecchio Continente sembrano orientati ad andare avanti senza troppi lacci, confidando nella capacità di autoregolamentazione del mercato. Intanto una nuova crisi è sempre possibile.

Alla riforma delle banche e al summit di Davos il CORRIERE DELLA SERA riserva le pagine 6, 8 e 9. “Draghi: più regole senza uccidere la ripresa”. Così il governatore della Banca d’Italia ieri di fronte alla commissione per gli affari economici dell’Europarlamento di Bruxelles nella veste di presidente del comitato internazionale per la stabilità finanziaria: «Se mi chiedete se riusciremo a evitare la prossima crisi, la risposta è no», quindi  occorre «meno debito» e «più capitale» in modo graduale «per non uccidere la ripresa», ma anche «meno incentivi perversi». Di rimando di il commento acido del ministro Tremonti: «Se uno pensa che la soluzione ai  problemi aperti dalla crisi la trovino i banchieri, che si autoregolano, sta solo preparando la prossima crisi». Questa l’interpretazione di via Solferino: «Giulio Tremonti rivendica la supremazia della politica, ed in pieno accordo con Massimo D’Alema prende le distanze dagli organismi tecnici che in questi mesi stanno studiando il nuovo assetto delle regole». Passando a Davos il titolo è per l’asse Francia-Usa dopo la proposta avanzata da Washington contro le banche speculative: “Sarkozy sta con Obama: «Il mercato è da frenare»”. Il CORRIERE mette in rilievo con tanto di foto le posizioni, oltre a quella di Sarkozy, di George Soros («Il piano Obama sulla riforma delle banche è prematuro e potrebbe non evitare il rischio che alcuni istituti diventino troppo grandi per fallire») e di Josef Ackermann, ad della Deutsche Bank («Non servono altre regole per le banche e per il mercato». Sul fronte del no anche la platea di Davos composta da 250 banchieri: “L’ira dei banchieri: «Troppi vincoli bloccano la ripresa»”.

“Davos, Sarkozy attacca i banchieri”: a pagina 4 LA REPUBBLICA riferisce della battaglia del presidente francese lanciata all’apertura del World Economic Forum di Davos. Sarkozy appoggia in pieno le drastiche proposte americane per limitare l’attività speculative dei colossi del credito. Muro contro muro quindi fra la finanza  (che non vuole nuove regole) e i governi decisi  a far fronte unito. «Senza l’intervento degli Stati Uniti sarebbe crollato tutto», ha detto Sarkozy, «un’intera visione del mondo è fallita. Dal momento in cui passò l’idea che il  mercato ha sempre ragione, la globalizzazione è impazzita». Poi l’affondo contro i banchieri: «i comportamenti indecenti non saranno più accettati dalle opinioni pubbliche. Ci sono remunerazioni che non possono essere tollerate perché non hanno alcun legame con il merito». Quanto alla ricetta, il francese concorda con l’americano: le banche non dovranno investire nel trading finanziario e possedere hedge fund, devono inoltre avere capitali di riserve 4 volte superiori a quelli degli istituti americani o asiatici. I banchieri al solito si difendono. Il presidente di Lloyd con un atteggiamento un po’ cinico ha detto: «se passano questi nuovi divieti il nostro business finirà a Singapore o Shangai. Bisogna lasciare che sia il settore della finanza ad autoregolarsi». In appoggio intervistina a George Soros, che si dichiara in piena sintonia con Obama ritenendo però la sua azione prematura: «le banche stanno ancora nella fase della instabilità, non  è il momento di metterle di fronte ad un nuovo sistema di regole». Per l’Italia, nelle pagine economiche, Andrea Greco riferisce la situazione delle banche (sotto pressione fino al 2012 e che devono capitalizzare) e delle fondazioni che vogliono i dividendi: la capitalizzazione potrebbe sfavorirle.

IL GIORNALE mette in evidenza le parole di Tremonti «Se le regole le fanno le banche presto avremo un’altra crisi»  che con l’Ocse sta lavorando alla stesura  di un global legal standard, un super trattato che dovrebbe mettere nero su bianco le regole sulla trasparenza negli affari. Sulla questione anche Mario Draghi: «Meno debiti e più capitali per gli istituti». Intanto a Davos i manager del credito bollano il piano Obama di populismo. Soros lo definisce «prematuro, e non risolve i problemi» e Diamone di Barclays «non vede nessuna prova che dimostri che  la riduzione delle dimensioni delle banche sia una giusta soluzione».  Voce diversa dal coro, quella di Sarkozy che dice: «Va bene, ma nessun paese può da solo affrontare il problema».

Non fanno notizia per IL MANIFESTO le dichiarazioni del presidente francese in occasione dell’annuale incontro del gotha finanziario, economico e politico, al secolo noto come il World Economic Forum di Davos. Se non fosse per una firma tanto storica quanto misteriosa che, bontà sua, cita l’evento ma senza approfondimenti di sorta. Galapagos – questa la firma – nella sua rubrica “Diario della crisi” a pagina 7 ricorda ai lettori che a Davos (appunto) l’amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera si mostra prudente sulla ripresa dell’occupazione: «con l’1% di crescita non si crea occupazione e se fosse ‘zero virgola’ sarebbe ancora peggio». Tutto qui.

È «scontro duro» a Davos, per il SOLE24ORE, tra americani ed europei sulle nuove regole bancarie «per rifondare il sistema finanziario». Apre così – dopo l’apertura di prima pagina – un bel pezzo a pagina 3. La sfida è epocale perché si affrontano due «filosofie inconciliabili»: gli Usa vorrebbero ridurre il rischio sulle attività bancarie separando da queste hedge fund, private equity e proprietary trading; gli europei, in base ai criteri di Basilea 2 e 3, vogliono invece aumentare il patrimonio delle banche stesse per far loro affrontare con meno rischi le attività speculative. Sarkozy, scrive il SOLE, «ha tentato ieri la mediazione» nel discorso che ha aperto Davos: non ha proposto ricette, anche se ha annunciato che nel 2011, quando avrà la presidenza del G8 e del G20, la Francia proporrà «una grande riforma monetaria, una nuova Bretton Woods». In prima pagina, degno di nota un fondo di Joseph Stiglitz dal titolo “Il miraggio dei soldi facili e il futuro della finanza globale”. La domanda che si pone, pensando alle misure dettate da Obama, è: «Con una migliore regolamentazione, saremo in grado di mettere sotto controllo i mercati finanziari in modo che tornino a svolgere le funzioni sociali?» Risposta: «le premesse non sono buone», perché nonostante i banchieri abbiano agito in modo pessimo, sono stati bravissimi a «evitare che vengano posti dei limiti alle loro pessime abitudini». Quali? Ovviamente «il sistema retributivo, costruito per incentivare i dipendenti», che così fregavano il pubblico per guadagnare di più. 

“Stretta banche, l’Europa ci crede”: ITALIA OGGI  propone una carrellata di commenti sulla riforma delle banche di Obama nella prima pagina della sezione Mercati & Finanza. Ovunque ieri in Europa si parlava di economia, ITALIA OGGI c’era. Da Davos, il giornale dei professionisti ha raccolto le opinioni dell’economista Nouriel Rubini «bisognerebbe tornare alla legge Seagbull sulla separazione tra attività bancaria e di investimento»; quella del Ceo di Carlyle Group David Rubenstein: «Il rischio è che i progetti di regolamentazione si occupino solo degli aspetti più visibili e impediscano al settore finanziario di accompagnare la ripresa». Da Bruxelles,  invece, durante un’audizione al Parlamento europeo sulla riforma della supervisione, il governatore della Banca d’Italia Draghi ha detto che «i regolatori sono consci che il sistema futuro dovrà avere meno debito e più capitali e meno incentivi perversi». ITALIA OGGI era anche al convegno “Giovani Editori, Nuovi Cittadini” dove ha registrato il Tremonti pensiero: «se uno pensa che la soluzione la facciano i banchieri che si autoregolano, prepara solo la prossima crisi. Le ragioni di speranza e di prospettiva risiedono nella politica».

Nell’AVVENIRE di oggi poca economia persino nella sezione Economia e Lavoro. Nell’unico pezzo sulla riforma del sistema bancario “Sarkozy è con Obama: «Cambiare le norme»”, tra tutti i commenti e le proposte degli economisti che ieri hanno partecipato alla prima giornata dei lavori di Davos, l’AVVENIRE ha messo in rilievo quelle del presidente francese. Un Sarkozy multilateralista «il discorso sulle banche non può essere affrontato da un solo paese» ed anche tendente al no global; «l’inquilino dell’Eliseo, scrive l’AVVENIRE «ha criticato la mondializzazione, l’idea che il mercato aveva sempre ragione, le statistiche che parlavano di profitti in aumento mentre nella vita si vedevano le ineguaglianze che crescevano». 

“Davos, il capitalismo processa le banche” è il titolo su LA STAMPA dell’articolo di Stefano Lepri da Davos. Nel retroscena “Grande gelo sui banchieri. Applausi a chi li attacca”: «Una novità è che il capitalismo mondiale appare alquanto diviso: nel senso che ci sono i banchieri, e gli altri capitalisti. Ovvero gli imprenditori sembrano pronti a grandi sforzi, di tecnologia e di prodotto, per adattarsi al mondo del dopo-crisi dove i consumi si sposteranno verso i paesi emergenti; dubitano che la «innovazione finanziaria» abbia molto a che fare con tutto questo; e molti di loro ieri sera hanno applaudito la tirata anti-banchieri del presidente francese Nicolas Sarkozy (…) Troppi talenti di giovani sono stati attratti dai grandi guadagni della finanza, e sottratti ad altre carriere forse più utili, nota Cary Cooper, docente della Lums, nota scuola di management britannica: “Ora un po’ sta cambiando; ma qui a Davos non sento discorsi sul futuro che possano davvero dare una prospettiva diversa”. Una critica radicale l’ha mossa il premio Nobel per la Pace Mohammed Yunus, l’inventore del microcredito: “Dietro a tutte le nostre crisi, dalla recessione mondiale al cambiamento climatico, c’è un sostanziale fraintendimento della natura umana”. Non è poco. Ma chi sarà a offrire le soluzioni? I banchieri hanno sbagliato – “continuare con i bonus è stato come agitare un drappo rosso davanti a un toro» dice l’economista indiano Raghuram Rajan, uno dei pochi che avevano previsto la crisi – ma non ci si fida che siano i governi a trovare le soluzioni giuste. Il rischio del “populismo” ovvero della demagogia viene individuato nelle recenti iniziative dei politici, che assecondano gli umori popolari ma quasi mai, a detta degli esperti, colpiscono il bersaglio. Sarà dura incidere il bubbone. E nel futuro è proprio difficile guardare, se ai problemi elencati da brillanti economisti il potente e antipatico Rubenstein, del fondo di investimento privato Carlyle, replica che “gli economisti mi paiono i generali che sanno benissimo come vincere la guerra passata”».

E inoltre sui giornali di oggi:

CELENTANO
CORRIERE DELLA SERA – Il giornale riserva mezza pagina (la 13) all’intervento a firma di Adriano Celentano: “«Processo breve? Mi basta che sia giusto»”. Scrive il molleggiato: «Può anche darsi che a seguito di un accanimento giudiziario a cui è sottoposto il Presidente del consiglio, il quale essendo anche animato da uno spirito di vendetta, del tutto comprensibile direi, egli abbia da questa, preso lo spunto per mettere al vaglio una legge che già dal titolo, a detta dei detrattori, si preannuncia sbagliata. Ma se tutti lo vogliono breve il processo, mi domando io «povero cittadino che non capisce», allora dov’è lo sbaglio?… La verità è un’altra. È che i processi non devono essere né brevi né lunghi. Devono essere GIUSTI». E poi: «Credo siano maturi i tempi per far cessare, (solo nel caso specifico di questa volta), l’asfissiante braccio di ferro tra i giudici da una parte, che vogliono far cadere Berlusconi, e Berlusconi dall’altra, che per non cadere si inventa leggi anticaduta come quella del processo breve. È questo ciò che il «povero cittadino ormai esausto» chiede a tutte le forze politiche. L’opportunità di azzerare tutto a partire dai processi di Berlusconi e ricominciare da capo. Affinché egli non avendo più la spada dei giudici sulla sua testa, possa sedersi tranquillamente al tavolo con l’opposizione per fare la vera riforma sulla giustizia. Una riforma che magari preveda anche grossi incentivi a quei giudici che, non per legge, ma per la loro abilità e onestà riescono ad accorciare i processi prima del tempo considerato. Si tratta insomma di fare la famosa «leggina ad personam» di cui parlava anche D’Alema».

MADDALENA & G8
LA REPUBBLICA – Inchiesta del quotidiano che è andato a vedere che ne è stato delle strutture costruite nell’isola prima che fosse deciso di spostare il G8 a L’Aquila. Costate 300 milioni, non hanno creato posti di lavoro e in più sono già fatiscenti: due hotel a 5 stelle sono vuoti, non sono mai stati abitati ma già cadono a pezzi. Soffitti crollati, infiltrazioni d’acqua… Cattedrali nel deserto che hanno fatto guadagnare i soliti noti. I carabinieri hanno aperto un’inchiesta per capire come siano stati assegnati gli appalti.

BERTOLASO
ITALIA OGGI – Dopo tante critiche e polemiche, l’influente quotidiano americano spezza una lancia a favore di Bertolaso. Il pezzo “Haiti: il Wsj dà ragione a Bertolaso“ è una traduzione di uno stralcio dell’articolo del Wall Street Journal in cui le disfunzioni nei soccorsi ad Haiti denunciate da Bertolaso, vengono confermate da alcuni medici americani, autori dello stesso testo. 

CURE PALLIATIVE
IL GIORNALE – Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri mette in evidenza che la legge sulle cure palliative fresca di approvazione avrebbe una lacuna: «Non permette a tutti i medici di somministrare i farmaci per le fasi terminali. Il GIORNALE precisa che la legge approvata all’unanimità al Senato e ora alla Camera per il sì definitivo, ha sancito «che le cure antidolore sono un diritto di tutti e che la prescrizione dei farmaci sarà meno macchinosa, senza bisogno di un ricettario speciale».

NUCLEARE
IL MANIFESTO – “Regioni no nuke, un voto contro il ritorno del nucleare in Italia”. Titola così l’articolo di Cinzia Gubbini, taglio basso. Di cosa si tratta? La conferenza Stato-Regioni boccia (con un voto a maggioranza) la decisione del governo di riportare in Italia il nucleare. Un voto non vincolante per il governo. «Le regioni – ancora governate in maggioranza dal centro sinistra –  hanno risposto picche alla legge Sviluppo, che intende impiantare in Italia quattro reattori nucleari». Molise, Sardegna e Sicilia (con governo di centro destra) votano contro insieme alle regioni governate dal centro sinistra. A favore Veneto e Friuli Venezia Giulia. Astenuta la Lombardia. Sullo sfondo un conflitto istituzionale che solo la Consulta potrebbe sciogliere: l’energia, infatti, secondo la Costituzione è materia concorrente Stato e Regioni.

CACCIA
LA STAMPA – Il buongiorno di Gramellini è dedicato al tentativo di blitz in corso al Parlamento contro cui si sono levate le proteste degli ambientalisti: «Come guida suprema del partito dell’Amore, il premier non potrà restare insensibile al grido di dolore che si alza da tutti i nidi, da tutte le tane e anche da parecchi casolari di campagna: quelli che i cacciatori eleggono a loro campo di battaglia. Di recente un’amica è stata svegliata all’alba da una raffica di spari. Ha alzato timorosa le serrande e ha visto tre uomini acquattati nel cortile, in tuta mimetica e armati fino ai denti. Sulle prime ha pensato fossero dei terroristi diretti verso il suo pollaio per una missione kamikaze. Poi il loro accento le ha permesso di identificarli: erano cacciatori bergamaschi. Alle sue timide rimostranze («potreste cortesemente andare a giocare ai cowboy da qualche altra parte?») gli impavidi guerrieri hanno risposto come Ghedini: citando un articolo del codice civile che consente ai cacciatori, e soltanto a loro, di entrare nei fondi privati senza il consenso del proprietario. Ecco, presidente dell’Amore, se volesse strafare, oltre alla nuova legge sarebbe un gesto amorevole eliminare anche la vecchia. E istituire un gigantesco parco giochi, dove quei fanciulloni possano finalmente sparare per dodici mesi l’anno a uccelli e selvaggina di cartone».

IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – Il comune di Brescia mette a disposizione un bonus rimpatrio agli immigrati disoccupati. Chi tornerà al proprio paese avrà 500 euro per le spese di viaggio. 

LA STAMPA – Due storie a confronto. A Monselice, provincia di Padova, una ragazzina romena di 12 anni tenta il suicidio perché derisa dai compagni di classe («puzzi, ti vesti con abiti comprati dai cinesi, non hai il telefonino»). A Brescia «da oggi chi gravita sul capoluogo (vi risiede o è noto ai Servizi sociali) ha documenti in regola, non è mai stato espulso e dimostra condizioni di indigenza potrà chiedere il rimpatrio volontario assistito. In soldoni: 496 euro e biglietto aereo di sola andata pagato per tornare in patria. In cambio, la promessa di non mettere più piede in Italia per 5 anni e la restituzione del permesso di soggiorno». Un esempio di pragmatismo padano, secondo il vicesindaco leghista. 

SHOA
IL MANIFESTO – Nella giornata del ricordo della Shoa scritte e insulti contro la comunità ebraica di Roma. Il quotidiano dedica a questa notizia due pagine, la 2 e la 3. Cronaca degli eventi e commento sull’intervento del premio Nobel Elie Wiesel a Montecitorio. «Un intervento tutto “politico” quello di Wiesel, che alla giornata della memoria restituisce il suo senso più profondo – ricordare “per i vivi” e non “per i morti” – e che il ricordo stesso sottrae dal rischio di un’inutile quanto sterile musealizzazione.» Di spalla intervista a Giulio Andreotti di Valentino Parlato sul berlusconismo.

BURQA
SOLE24ORE – Interessante articolo di Karima Mouai (anche di Yalla oltre che del SOLE) sui vari significati attribuiti al velo integrale. Citato anche il professor Paolo Branca, che sottolinea come «dietro il velo ci sono versetti del Corano che non sono così chiari» e quindi sono stati interpretati in modo diverso. Intervistate nell’articolo tre donne: una, Souad, è tornata in Marocco perché in Italia non si sentiva libera di mettere il niqab; Rassmea invece ha messo il velo da poco «come bandiera dell’Islam»; Nawal lo porta perché convinta che, come dicono alcuni dotti dell’Islam, il corpo delle donne è ‘Awra, cioè motivo di tentazione per l’uomo, quindi meglio tenerlo coperto.


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