Welfare

La cultura italiana? parla sempre più straniero

Il boom delle case editrici extracomunitarie

di Pietro Vernizzi

I marchi fondati da immigrati ormai sono 109. Al primo posto i sudamericani, seguiti dai Paesi arabi. Con un aumento del 15% in cinque anni solo nella provincia di Milano Prove di integrazione in libreria. Merito del numero sempre più elevato di editori extracomunitari attivi nel nostro Paese che, secondo i dati forniti dalla Camera di commercio di Milano, nel 2009 a livello nazionale hanno raggiunto quota 109. E se al primo posto ci sono i sudamericani, in tutto 29 (il 16,8%), altri 22 (il 12,7%) provengono da Paesi arabi.
Solo in provincia di Milano l’aumento degli immigrati nel settore è stato del 15% in cinque anni. Un fenomeno cresciuto in parallelo con il netto incremento di libri pubblicati dagli editori italiani sul mondo musulmano. In tutto ben 1.656 titoli in otto anni, con una media che, a partire dal 2002, è stata di 237 l’anno, cioè di due volumi ogni tre giorni. È quanto emerge dallo studio, dal titolo L’Islam nell’editoria libraria, realizzato da Gianni Galleri dell’Università di Tor Vergata.
E se dopo l’11 settembre le tematiche legate all’universo musulmano sono entrate di prepotenza nelle librerie, lo stesso non può dirsi per gli autori dei Paesi arabi. Su 110.296 titoli stranieri tradotti in italiano in otto anni, solo nel 4,7% dei casi il testo originale era in arabo (5,6% con persiano e turco). Anche perché solo il 3,1% delle case editrici del nostro Paese è in grado di tradurre da questa lingua, e dunque la maggior parte dei libri sull’Islam sono scritti da autori americani o francesi.
Un importante ruolo di “ponte” tra questi due mondi, uno rivolto agli immigrati e l’altro a chi è nato nel nostro Paese, può essere giocato da quattro case editrici islamiche fondate da altrettanti italiani convertiti: al-Hikma di Hamza Piccardo, Edizioni del Calamo di Rosario ar-Rahman Pasquini, Orientamento di Ludovico Zamboni e At-tariq di Iqra Bulic. Nata a Milano, 38 anni, figlia della scrittrice Dora D’Alò, Bulic ha scelto di aderire alla religione musulmana quando ne aveva 30.
«Obiettivo della mia casa editrice è fare conoscere l’Islam autentico, distinguendolo dalle opinioni personali e sfatando luoghi comuni e pregiudizi», osserva Iqra, che si presenta con il niqab, il velo integrale con solo due fessure per gli occhi. Una scelta che è arrivata dopo anni di lavoro come interprete, con due grandi passioni: i viaggi e la danza. «All’inizio non è stato semplice spiegare questa decisione alla mia famiglia: mia madre mi aveva sempre educato ad avere una mentalità molto aperta e l’Islam era vista da lei come una religione retrograda. Con il tempo però è riuscita ad accettare questa svolta».
E conclude Bulic: «Tra gli argomenti al centro dei volumi di At-tariq ci sono la spiritualità musulmana, le pratiche di culto legate alla vita quotidiana e la condizione femminile. Sfatando l’idea che nella nostra religione la donna sia messa in secondo piano».


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