Mentre si avvicina sempre più il traguardo record di 15 milioni di euro per Haiti, e mentre le ong di Agire si sono incontrate a Port-au-Prince per concordare la tabella degli interventi onde evitare inutili sovrapposizioni, l’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze sta iniziando a ragionare sull’impegno prossimo venturo.
«Ci stiamo orientando», spiega il direttore, Marco Bertotto, «verso un prolungamento dei tempi di realizzazione dei progetti. Due anni potrebbero essere un arco temporale più adeguato per intervenire con iniziative più strutturali e di maggiore impatto».
Vanno anche delineandosi alcune decisioni importanti per i progetti di lungo corso: «Le ong stanno ragionando sulla necessità che, nell’ambito di ciascuna pianificazione, vi sia una particolare e specifica attenzione alla prevenzione e alla mitigazione dei rischi, in modo da incrementare la capacità di Haiti di rispondere a future emergenze». Ipotesi non peregrina visto il passato recente di Hispaniola, colpita negli ultimi anni da fortissimi uragani: «Le nuove case dovranno essere antisismiche e attrezzate a resistere ai cicloni», puntualizza Bertotto.
In questi giorni d’altronde sta maturando anche un’altra esigenza. E cioè quella di permettere anche alle ong che non si occupano di emergenza di partecipare alla rete di Agire. «La nostra è una realtà inclusiva, non una lobby. Da parte nostra c’è la massima disponibilità a ragionare in questo senso. La cosa migliore è sedersi attorno a un tavolo», manda a dire Bertotto.
In Svizzera, ad esempio, la Catena della solidarietà ha raccolto circa 17 milioni di euro (e spera di arrivare a 30 milioni). Esito analogo in Gran Bretagna (questo per Haiti è l’appello che ha riscosso il maggior successo dopo la campagna post tsunami: 50 milioni di euro). E mentre le donazioni raccolte da Sho hanno raggiunto i 40 milioni (cifra che forse sarà raddoppiata dal governo), quelle in Belgio assommano a 15 milioni di euro.
Più frammentato il risultato tedesco, dove appunto è mancata la scelta unitaria e dove tre strutture si sono in qualche modo messe in competizione. Il risultato? Un milione per Beh; circa 19,5 per Aktionsbuendnis Katastrophenhilfe e 6 per Adh. «La frammentazione non ha giovato e in effetti i colleghi tedeschi stanno studiando la struttura di Agire», chiosa Bertotto.
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