Mondo

Così Barack ricalca le orme di Bush

Parla Jean-Christophe Servant, esperto di geopolitica di «Le Monde Diplomatique»

di Joshua Massarenti

Intensificazione della presenza militare in funzione anti terrorismo. Spazio alle grandi istituzioni filantropiche private. Caccia al petrolio
nel Golfo di Guinea.
Una politica nel segno della continuità. Ma la speranza delle masse rimane accesa
L’Africa e la Casa Bianca. Chi pensava che tra l’odiatissimo Bush e l’amatissimo Obama la rottura si operasse a 360 gradi si è sbagliato di grosso. Continuità. Ecco la parola d’ordine, e a dire il vero un po’ spiazzante, che predomina tra gli esperti che hanno seguito da vicino un anno di politica estera americana in Africa sotto l’era Obama. «Tra George e Barack», si sente dire in giro, «non c’è sostanzialmente differenza». Eccezion fatta per lo storico discorso effettuato l’11 luglio 2009 dal presidente Usa davanti al Parlamento ghanese, per il resto nulla o quasi sembra essere cambiato. Lo conferma il giornalista francese Jean-Christophe Servant, penna apprezzata di Geo France e di Le Monde Diplomatique.

Vita: La luna di miele tra Obama e l’Africa è sempre di attualità?
Jean-Christophe Servant: Tra Obama e i cittadini africani sì. Obama sta ridando speranza. Il suo carisma e la sua straordinaria ascesa politica possono creare una forma di emulazione tra i giovani africani, attraendoli nuovamente alla politica. Ma è un fenomeno che bisognerà verificare nei prossimi dieci anni.
Vita: Che impatto c’è stato nelle relazioni tra gli Usa e l’Africa?
Servant: Obama ha sostanzialmente seguito la via tracciata dall’amministrazione Bush, in particolar modo durante il suo ultimo mandato. Le priorità sono state lo sviluppo del comando militare Usa per l’Africa, Africom, in particolar modo con la lotta antiterroristica che ha visto le forze statunitensi assistere l’esercito ugandese nella sua lotta contro il Lord’s Resistance Army di Joseph Kony; una delega sempre più evidente al settore privato della cura dell’immagine degli Stati Uniti attraverso il mondo filantropico. La continuità tra Bush e Obama è altrettanto evidente sulla ricerca degli Stati Uniti di intensificare le fonti di approvvigionamento del petrolio africano, soprattutto nel Golfo di Guinea.
Vita: Quali le novità?
Servant: Forse la vera novità riguarda l’interesse crescente che nutre la Casa Bianca nei confronti delle terre arabili africane delegando al settore privato il compito di attuare in Africa una nuova rivoluzione verde. In questa avventura, del resto molto contestata, sono coinvolte le grandi fondazioni filantropiche come la Bill & Melinda Gates Foundation, le majors dell’industria agroalimentare tipo Monsanto e le agenzie paragovernative come Usaid.


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