Economia

Obama e le banche. Questa è guerra vera

di Redazione

Dopo un anno, negli Usa la luna di miele è terminata e la guerra è appena iniziata. La trasfusione di denaro dallo Stato è servita al sistema finanziario per ipervalutare le Borse creando una divergenza con la società reale. Le banche sono tornate a comandare e si distribuiscono bonus miliardari mentre il disagio della popolazione aumenta. Il conto della crisi è presto fatto:
? la disoccupazione è al 18% con più di 8 milioni di nuovi disoccupati;
? il mercato immobiliare è sempre più in difficoltà con i prezzi delle case in continuo calo;
? un americano su 8 ha fatto ricorso ai buoni alimentari statali;
? il deterioramento delle finanze familiari e i fallimenti delle aziende sono in aumento mentre il credito e gli investimenti sono a zero;
? i bilanci dei singoli Stati sono in pericolo.
Il presidente Usa ha preso atto della situazione e ha constatato che i salvataggi delle banche e delle case automobilistiche erano doverosi. Se il sistema fosse collassato si sarebbe trascinato dietro l’intera economia e milioni di famiglie. La scorsa settimana la Casa Bianca ha proposto una tassa di 120 miliardi di dollari a carico delle banche in 12 anni quale rimborso per l’aiuto erogato. Loro hanno borbottato e poi sono rimaste ferme. Ma dopo lo smacco elettorale subìto in Massachusetts, abbinato all’aumento dell’impopolarità per i ventilati incrementi delle tasse per fare fronte al debito pubblico, Obama ha lanciato un siluro nella sala macchine delle grandi banche annunciando regole restrittive: limitazione alla negoziazione in conto proprio, divisione delle quote di mercato e riduzione della leva di rischio. Ha detto che «intende varare nuove regole per proteggere i contribuenti dalle scelte stupide delle banche ed impedire che tocchi ancora a noi pagare il conto. Se vogliono la lotta io sono pronto». Le Borse in tre giorni hanno perso i guadagni conquistati in due mesi. Il sistema di difesa delle banche ha poteri enormi ed è già al lavoro nascosto dietro i lobbisti. Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, appena nominato dalla rivista Time «Uomo dell’anno 2009», improvvisamente ha perso la sicurezza di essere rieletto. Non è tempo per i deboli di cuore o di mente.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
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