Formazione

Ricordati di me (anzi non ricordartene affatto)

Recensione del film "Ricordati di me" di Gabriele Muccino

di Giuseppe Frangi

Sostiene Alberoni che il cinema è sempre lo specchio del Paese che lo produce. Constatazione verissima: la straordinaria Italia del Dopoguerra ha avuto il suo specchio fedele negli straordinari e umanissimi capolavori di Rossellini, Pasolini, Fellini e De Sica. Oggi la regola vale ancora. Nonostante le dovute concessioni al pessimismo antropologico, ci sembra che in realtà oggi l?Italia sia meglio del cinema che la racconta. Un?ultima, quasi imbarazzante conferma viene dal film di Gabriele Muccino, Ricordati di me, uscito accompagnato da una grancassa mediatica con pochi precedenti, il giorno di San Valentino. Siamo alle solite: un girotondo di personaggi depressivi, una trama assolutamente incapace di sorprese, un fatalismo d?assieme visualizzato nei volti degli attori rigidi come maschere. Muccino è senz?altro un talento, ha maestria nel dare ritmo ai suoi film, usa la macchina da presa con grande virtuosismo. Ma a che serve tutto questo se poi Muccino non rompe il guscio dell?intimismo più ovvio? Se non apre una breccia dentro la sua storia? È lontano il tempo del bellissimo cielo di Roma squadernato sopra il protagonista di Come te nessuno mai, il primo film del regista. Quel Muccino aveva una leggerezza e una carica sognante che oggi, quasi per calcolo, ha espunto dai suoi set. Risultato: un film su un mondo in cui, nonostante il titolo implorante, non c?è davvero nulla da ricordare.


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