Mondo
Rom, deportazioni quotidiane
Rapporto choc di Amnesty sugli sgomberi forzati: 2 milioni di persone discriminate
‘Trattati come rifiuti. La distruzione delle case delle famiglie rom e i rischi per la loro salute in Romania’. Questo il titolo del nuovo rapporto di Amnesty international, diffuso il 26 gennaio 2010 e inserito nella campagna ‘Io pretendo dignità‘. Amnesty chiede alle autorità di Bucarest di porre fine agli sgomberi forzati dei rom e trasferire immediatamente i nuclei familiari che vivono da anni in condizioni di pericolo, nei pressi di discariche, impianti per il trattamento di liquami o aree industriali nelle periferie urbane.
“In tutto il paese le famiglie rom vengono sgomberate contro la loro volontà. Con uno sgombero, non perdono solo la casa, ma anche i loro beni, le relazioni sociali, l’accesso al lavoro e ai servizi pubblici”, spiega Halya Gowan, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty international. “La politica di sgomberi forzati, senza adeguata consultazione, notifica e individuazione di una sistemazione alternativa, perpetua la segregazione su base etnica in Romania e viola gli obblighi internazionali del paese’.
Il rapporto di Amnesty International si sofferma in particolare su uno dei più drammatici sgomberi di massa avvenuti negli ultimi anni, eseguito nel 2004 in un palazzo nel centro di Miercurea Ciuc, capoluogo del distretto di Harghita, ai danni di 100 rom, tra cui nuclei familiari con bambini piccoli. La maggior parte dei rom sgomberati fu trasferita in casupole di metallo, intese come provvisorie, nei pressi di un impianto di trattamento di liquami. Amnesty ha diffuso un appello in merito, rivolto al sindaco della città Le casupole e le baracche si trovano all’interno della zona di protezione di 300 metri, che secondo la legge deve separare le abitazioni da materiali potenzialmente tossici. Questo e’ il racconto di Ilana, una delle abitanti: “Le case sono piene di quella puzza. La notte i bambini si coprono la faccia coi cuscini. Quando sentiamo quella puzza non vogliamo mangiare. Uno dei miei figlii è morto a quattro mesi, non voglio perdere gli altri bambini’.
‘L’incubo, per questi rom, dura da sei anni. Ora le autorità locali e nazionali devono dare loro un’abitazione adeguata, anche in riferimento al fatto che la Romania fa parte dell’Unione europea i cui principi si basano sul rispetto dei diritti umani”, ribadisce a vita.it Paolo Pignocchi, responsabile del coordinamento Europa di Amnesty Italia. L’organizzazione internazionale, che in Romania è presente da molti anni e lavora anche per la non discriminazione dei disabili mentali, vuole aesercitare con questo rapporto forti pressioni sul governo di Bucarest per fargli cambiare rotta. “Con loro abbiamo aperto un canale di comunicazione, spero ci ascoltino, perché stiamo parlando dei diritti del 10% della popolazione romena”, prosegue Pignocchi. In Romania vivono infatti quasi 2,2 milioni di rom sui 22 milioni di abitanti totali del paese. A causa della massiccia discriminazione, sia da parte delle autorità che dell’opinione pubblica, il 75 per cento dei rom vive in povertà, a fronte del 24 per cento dei romeni e del 20 per cento degli ungheresi, la più grande minoranza del paese. Le condizioni di vita e i livelli di salute fisica sono tra i peggiori del paese.
Sebbene alcuni rom vivano in strutture permanenti con titolo di proprietà, molti altri insediamenti, anche se esistenti da tempo, sono considerati dal governo ‘temporanei’ e non sono riconosciuti ufficialmente. I loro residenti non hanno alcun titolo di proprietà e questo aumenta il rischio di sgomberi. “Privandoli di una proprietà e obbligandoli a sgomberi forzati le autorità sanno di rendere queste persone più vulnerabili e quindi più indifese”, aggiunge Pignocchi. Una situazione simile, per molti versi, a quella italiana (leggi qui). “Sì, e a quella di altri stati come la Repubblica ceca e le nazioni dei Balcani, come Slovenia, Bosnia, Serbia, Kosovo”.
La discriminazione a livello europeo dei rom è ancora a livelli molto alti. Ma qualcosa si sta muovendo. Dal 2005 varie organizzazioni della società civile hanno lanciato il Decennio per l’inclusione dei rom (www.romadecade.org), che sta dando alcuni risultati concreti. Uno è derivato direttamente da una delle ultime azioni di Amnesty stessa: “in Repubblica ceca, grazie a ripetute pressioni internazionali, è migliorato l’accesso all’istruzione per i bambini rom”, sottolinea Pignocchi. “C’è ancora molto da fare, ma anche i piccoli passi avanti servono per migliorare le cose. Il problema dei rom, il popolo più discriminato d’Europa, è un problema che deve riguardare tutti”.
Nella foto di Annalisa Guglielmino: un gruppo di giovani del quartiere rom di Salcuta, paesino nei dintorni di Craiova. Buona parte di loro vive in baracche di fortuna senza elettricità e acqua corrente
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