Famiglia
I bambini del terremoto? «Non portiamoli via»
Parla la presidente di Nova, l'unico ente italiano autorizzato
L’associazione è rimasta attiva fino al 2007. Poi ha detto basta. «Troppo difficile lavorare laggiù», spiega la Magugliani. Che oggi dice: «La prima cosa è non sradicarli» Con 39 bambini haitiani fatti adottare in Italia dal 2002 al 2007, l’associazione torinese Nova – Nuovi orizzonti per vivere l’adozione, in questi giorni ha ricevuto moltissime chiamate. Unico ente italiano autorizzato alle adozioni nel Paese devastato dal terremoto, aveva sospeso autonomamente la sua operatività da circa tre anni, «per diversi motivi di difficoltà», spiega a Vita la presidente, Fiammetta Magugliani(nella foto). «Era molto difficoltoso ottenere l’accertamento dello stato di abbandono dei bambini», prosegue. «Naturalmente avevamo referenti locali di altissimo livello, come il vescovo ausiliario di Port-au-Prince o suor Anna D’Angela, con cui abbiamo anche realizzato progetti di cooperazione. Ma la tempistica e la difficoltà estrema nel mettere insieme la documentazione necessaria all’adozione internazionale, come visti di uscita e passaporti, a un certo punto ci ha fatto desistere».
La situazione dell’infanzia, ad Haiti, «è stata sempre tragica», aggiunge. «I problemi maggiori, oltre alla povertà e ai livelli di abbandono, riguardavano la mancanza di sicurezza e di protezione dei bambini, il fatto che i loro diritti fossero sempre a rischio, che gli abusi e i traffici fossero purtroppo realtà».
Il terremoto «è un disastro immane che si sovrappone a una situazione socio-economica da tempo compromessa». I minori abbandonati dalle famiglie erano per lo più accolti in orfanotrofi: «Ve ne erano molti ad Haiti e il governo locale aveva anche organizzato un censimento e un inquadramento giuridico delle strutture», spiega la Magugliani. «Ma le difficoltà e i rischi di abuso restavano alti: recentemente il governo aveva sospeso e chiuso alcuni istituti accusati di traffico di minori».
Attraverso l’associazione di volontariato Pane condiviso di Udine, di cui è referente locale proprio la salesiana suor Anna D’Angela, vero pilastro nella protezione dei minori – è missionaria nell’isola caraibica dal 1955 e in tanti anni ha reso possibili 160 adozioni in Italia, oltre a tutte le strutture di accoglienza e i progetti di protezione messi in piedi in loco – Nova si è impegnata in progetti di cooperazione e sostegno dei minori in difficoltà. «Siamo sollevati al pensiero che suor Angela sia sopravvissuta e stia bene», commenta la Magugliani.
Chiediamo se non le dispiace di non essere operativa per poter dare una mano adesso che ce n’è più bisogno. «Certo, vedendo scorrere quelle immagini di dolore proviamo un grande senso di impotenza, vorremmo poter essere parte attiva della cooperazione. Ma non mi dispiace aver sospeso le adozioni. Adesso è il momento di fermarsi, di raccogliere i bambini, proteggerli, capire se hanno parenti sopravvissuti. Non si possono prendere e portare altrove così, tout court». Sulla cooperazione, aggiunge, «non avendo una task force in grado di contribuire attivamente, dal momento che non siamo una ong, abbiamo chiesto ai nostri amici e sostenitori di dirottare le donazioni a Medici senza Frontiere».
Chiamano in tanti, a Nova. Tanti che vorrebbero adottare, tanti che hanno adottato. «Genitori di bambini che sono arrivati qui piccolissimi, oppure in età prescolare e scolare. Quando accogli un bambino che viene da lontano come tuo figlio, il suo Paese d’origine per te diventa un luogo del cuore, una seconda patria. Inutile dire che sono distrutti, sconvolti per la sorte di questa gente».
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