Sostenibilità

Faccio causa a Trenitalia perché le ferrovie hanno peggiorato la mia vita

L'esperienza

di Redazione

Costantemente in ritardo alle lezioni, esami saltati, attese al freddo, viaggi in condizioni proibitive. Uno studente veneto racconta la sua esperienza. E spiega perché ha deciso di ricorrere alle vie legalidi Angela Carta
Un pendolare come tanti, Nicola Mason. E come tutti quelli che ogni giorno si servono del treno per andare al lavoro o a scuola aveva come prima necessità quella di arrivare puntale. Originario di Resana, 27 anni ed ex studente di Pianificazione territoriale allo Iuav di Venezia, Mason ha per sette anni subìto sulla sua pelle i ritardi della linea Venezia-Bassano, tristemente nota per la lentezza dei tempi di percorrenza dei treni che vi transitano. È di pochi mesi fa l’inchiesta che ha sottolineato come attualmente i treni che da Bassano conducono a Venezia siano più lenti di quelli del 1933. Ormai laureato e libero dalla necessità di fare il pendolare, Mason ha avuto il tempo di chiedere sostegno legale al Movimento Consumatori e di intraprendere la prima azione legale nei confronti di Trenitalia.
Consumers’ Magazine: Perché si è rivolto all’associazione?Nicola Mason: Mi sono rivolto al Movimento Consumatori perché offriva supporto in caso di un’eventuale causa contro Trenitalia. Per anni ho subìto ripetuti disservizi che hanno inciso sulla qualità della mia vita di studente pendolare. Nel marzo scorso ho letto un invito dell’associazione a raccontare la propria esperienza di pendolare, presentando gli abbonamenti. Così ho fatto. Le multe contro Trenitalia c’erano già state da parte della Regione, ma il tutto non si era rivelato sufficiente. Abbiamo deciso, quindi, di percorrere la via legale. Numerosissimi sono gli studenti che si trovano nella condizione che ho vissuto anch’io ed è giunto il momento di dire basta. La causa che stiamo portando avanti spero possa servire a tutti i pendolari veneti e non che tutti i giorni fanno i conti con le inefficienze di una azienda che non fa investimenti nelle brevi tratte e nel trasporto locale. Non abbiamo giustizia per i disservizi e per i disagi che affrontiamo quotidianamente. Se un treno viene soppresso, a chi possiamo rivolgerci? Se arriva con un’ora di ritardo, chi ci ripaga del tempo perduto? La risposta è scontata: nessuno. La gente non ha più intenzione di stare zitta e grazie alla mia iniziativa ne sono nate altre che stanno andando avanti; mi riferisco, ad esempio, ai numerosi gruppi aperti su Facebook. CM: Il disservizio era quotidiano?Mason:Sì, un giorno sì e l’altro pure. In sette lunghi anni il servizio non è migliorato, anzi.CM:Quali danni le ha causato?Mason: Disagi causati da Trenitalia hanno comportato lo stravolgimento del mio stile di vita. Ero sempre in ritardo alle lezioni o addirittura agli esami. Qualche sessione l’ho addirittura saltata perché il treno non è proprio arrivato. Per evitare queste situazioni a un certo punto ho anticipato le mie partenze, prendendo il treno dell’ora prima. Mi svegliavo all’alba, arrivavo a Venezia in anticipo, il tutto pagando l’abbonamento mensile.CM:Quali altri disservizi è stato costretto a subire viaggiando sul treno ogni giorno?Mason:Una volta saliti sul treno, lo stress era inevitabile. Sporcizia, sovraffollamento, spesso si viaggiava in piedi, appiccicati agli altri fino all’arrivo, che diventava per tutti una liberazione. Alcuni viaggi sono stati allucinanti. Impossibile ripassare o cercare di rilassarsi prima di un esame. D’inverno era una vera tragedia perché spesso in treno il riscaldamento non funzionava. Prima l’attesa al freddo in stazione, poi il viaggio a temperature polari. Quando succede qualcosa, poi, non riesci a trovare il controllore e quando lo trovi non ti dà retta. C’è davvero poca professionalità nel personale dei treni e delle stazioni ferroviarie. CM: A che punto è la causa contro Trenitalia?Mason:La prima udienza c’è stata a metà dicembre, la seconda, cui sarà presente anche il movimento pendolari della castellana, è prevista per il 15 febbraio prossimo. Insieme ai miei legali chiederemo un risarcimento soprattutto simbolico, non c’è stata per ora una quantificazione in denaro: vogliamo che venga affermato il diritto di avere un risarcimento qualora il servizio sia scadente. Qui non si tratta di una questione di soldi, ma di diritti.


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