Sostenibilità

«In Europa è un’arma efficace. Da noi un vero percorso a ostacoli»

Anna Bartolini

di Redazione

di Angela Carta
«C”è un bel po’ di delusione nell’ambiente consumeristico italiano per la class action recentemente approvata». Ad affermarlo è Anna Bartolini, giornalista e scrittrice, esperta di temi nazionali e internazionali legati al consumerismo e rappresentante italiana nel Consiglio dei consumatori dell’Ue.
Consumers’ Magazine: Dalla sua esperienza europea come colloca la class action nostrana?Anna Bartolini: Il nostro modello è stato giudicato da molti come difficile da avviare, economicamente rischioso e inefficiente per chi gestisce servizi pubblici, anche se di recente si è parlato della possibilità di avviare una class action per la pubblica amministrazione. Una svolta diversa a tutto il sistema europeo, con grandi vantaggi per Paesi come il nostro, potrebbe essere data dal Libro Verde della Ue sui «Mezzi collettivi di ricorso dei consumatori», presentato alla fine del 2008, dove si fa riferimento ad una possibile cooperazione tra Stati. Attualmente sono 13 i Paesi membri dotati di un qualche mezzo di ricorso collettivo. Una rete di cooperazione potrebbe favorire l’apertura di meccanismi cui potrebbero partecipare le entità abilitate ad avviare azioni di ricorso collettivo nei vari Stati membri. CM: Tornando all’Italia, si poteva, quindi, fare meglio?Bartolini:La norma entrata in vigore il 1° gennaio 2010 – e che riguarda gli illeciti commessi dal 16 agosto 2009 in poi – purtroppo non avrà l’effetto ottenuto in altri Paesi, dove è realmente una forte arma per contrastare i raggiri, per fermare le truffe e per bloccare le pratiche commerciali sleali, garantendo alle vittime un adeguato risarcimento. Come hanno già anticipato le più importanti associazioni dei consumatori, si tratta di una normativa non efficace che non sarà usata, per esempio, in casi emblematici di disservizi come i ritardi dei treni, la speculazione sui prezzi, i servizi non richiesti, ma conteggiati nelle bollette. CM:Sembra, poi, che i costi per intraprendere un’azione collettiva siano alti?Bartolini:La legge prevede che ci debbano essere l’esistenza di interessi identici e costose spese di pubblicità per chi attiva l’azione a fronte di risarcimenti molto contenuti, tanto da chiedersi se valga la pena intraprendere una class action o non sia meglio utilizzare le varie forme di ricorso al giudice di pace con un ricorso plurimo. Peraltro i consumatori che intendono avvalersi di questa tutela aderiscono all’azione di classe senza ministero del difensore. CM:I cittadini non potranno chiedere sostegno alle associazioni dei consumatori?Bartolini:L’azione collettiva non può essere promossa dalle associazioni dei consumatori, come era invece previsto nel vecchio progetto, ma deve essere messa in moto dal singolo consumatore che poi potrà dare mandato ad un’associazione. Bene hanno fatto alcune associazioni a far partire già le prime class action, come quella che riguarda le nuove commissioni bancarie sostitutive del massimo scoperto, abolito per decreto, e che in realtà oggi sono più care. I motori delle associazioni sono, malgrado tutto, accesi e credo che ne vedremo delle belle.CM:Ritiene comunque che sarà una tutela utile ai cittadini?Bartolini:Sì, certamente, anche se ci sono molte difficoltà da superare. Ad esempio: per avere un’azione collettiva è necessario che i diritti da tutelare siano identici, cosa non facile, anche perché molti atti sono definiti in modo diverso, ma qui le associazioni dei consumatori, cui viene dato il mandato proprio da parte dei cittadini, potranno intervenire e fare la necessaria chiarezza. Altro ostacolo riguarda i tribunali, perché sono competenti solo quelli dei capoluoghi di regione dove ha sede l’impresa contro cui si vuole intervenire. Questo significa che se l’azienda che ha creato dei danni e dei disservizi è di Milano, tutti i promotori devono andare nel capoluogo lombardo, con costi non indifferenti. Fortunatamente ci sono le associazioni dei consumatori, che davvero rappresentano l’unica ancora di salvezza e da tempo studiano la materia, per poter avere una valutazione obiettiva. Possono infatti definire se, come, quando e con chi presentare una causa collettiva. CM:Cosa consiglia, quindi, a chi vuole intraprendere una class action? Bartolini:L’importante è, a mio avviso, identificare innanzitutto l’associazione di consumatori della quale si ha massima fiducia, iniziare un dialogo, verificare la fattibilità dell’azione collettiva e poi, nel caso, andare avanti. Oggi nelle associazioni operano specialisti di diritto comunitario e avvocati preparatissimi sulla materia.


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