Mondo

Coraggio, ragazzi riapriamo bottega

La vita ricomincia. Tre storie ordinarie

di Paolo Manzo

Sono protagonisti minori. Ma sono il simbolo
di una città che non si è arresa alla tragedia
e al fatalismo. Sono barbieri e parrucchieri. Dove la gente va per cercare un po’ di normalità. Piccoli miracoli in una capitale distrutta La speranza a volte comincia dalle piccole cose. È quello che si ripete da giorni Henri St. Cir, commerciante di Port-au-Prince. 34 anni, il viso sorridente nonostante gli orrori del terremoto, una vita passata trai banconi della drogheria del padre. «Ho sempre lavorato fin da quando ero bambino», ci tiene a specificare, «non posso non ricominciare adesso».
Già, proprio adesso che Haiti ha davvero bisogno di una pur semplice parvenza di vita normale, un appiglio a cui aggrapparsi per trovare la forza di andare avanti mentre tutto intorno è odore di morte e desolazione. La conta dei morti continua da giorni, i cadaveri trovati man mano vengono seppelliti nelle fosse comuni, i sopravvissuti logorati da una guerra tra poveri dove si lotta per l’essenziale.
Henri tutto questo ormai lo vede da giorni e proprio per questo ha deciso di porvi rimedio. A suo modo, con le sue forze. Riaprendo la ragione della sua vita, il suo internet-cafè, l’Ajesech Cyber Net, in pieno centro città, prima attività commerciale di Port-au-Prince a risorgere dall’inferno. Mentre tutt’intorno sono macerie, polvere e odore di gomma bruciata, il suo centro servizi ad un piano è miracolosamente rimasto in piedi. Nessun muro pericolante, solo il tetto in lamiera andato per i fatti suoi a causa delle scosse. Ma è bastato fissarlo con qualche chiodo che almeno da fuori il locale sembri in ordine. Dentro i muri scrostati lasciano intravedere qualche crepa mentre i vecchi computer, che prima offrivano in tutto il quartiere connessione 24 ore su 24, non sembrano essersi fatti neanche un graffio. «Per riaprire», spiega quasi scientificamente Henri, «c’era solo il grande problema della corrente». Il terremoto ha fatto collassare gran parte della rete elettrica e, a parte l’iiluminazione gestita dai soccorritori per le ricerche, per il resto la capitale di notte è avvolta nel buio più completo. Ma Henry ha fatto lavorare l’ingegno e ha trovato una soluzione. Rimediato un generatore di grandi dimensioni l’ha piazzato in strada, alcuni suoi amici l’hanno aiutato a trovare del gasolio di fortuna, ha collegato un cavo. Il gioco è fatto. «Sono più fortunato di molti altri qui e vedere che possiamo riaprire i battenti è una gioia non solo per me ma anche per chi è sopravvissuto». Molti ragazzini accorrono a frotte, non hanno soldi per pagare ma Henri li accoglie lo stesso. «È come se oggi fosse l’inaugurazione», racconta, «e in fondo lo è davvero. Connessione gratis per tutti!»
In Rue Cadet Jermie, invece, non lontano dal negozio di Henry, un altro haitiano sfida la sorte. Si chiama Gerson Almeda ma tutti lo conoscono come “Toto il barbiere”. Anche la sua piccola bottega ha riaperto. Il piccolo edificio colorato di verde e blu, e fuori l’insegna tutta ammaccata, è stato ripulito alla bell’e meglio da polvere e detriti, ed eccolo in piedi, minuscola cattedrale in un deserto sterminato di dolore. «Ho fatto la barba a una decina di persone, sembra un sogno», commenta Toto entusiasta. Anche lui ha avuto lo stesso problema: la corrente elettrica. Ma ha trovato una soluzione diversa da quella del suo collega dell’Internet Cafè. Ha rimediato la batteria dell’auto per alimentare i suoi rasoi. «Sono venuti i miei soliti clienti. Come se nulla fosse accaduto. A chi non aveva da pagare ho fatto credito», racconta come un fiume in piena, felice lui per primo di questo piccolo miracolo di vita. E come se non bastasse ha permesso a chi glielo chiedeva di usare la sua batteria per caricare il cellulare.
Edwidge Desmoriers è pure lei parrucchiera ma il suo negozio, non lontano dall’aeroporto, è andato invece completamente distrutto. Ci sta provando però anche lei a tornare alla vita. E le sono bastate un paio di forbici per avere di nuovo la fila in un salone di bellezza improvvisato tra le macerie . «Le donne di Port-au-Prince sembrano voler tutte dare un taglio al loro passato. Ma forse è solo un modo per distrarsi», spiega mentre continua a tagliare senza sosta.
Lody Jean è anche lei una commerciante. Il suo Paloma era il negozio di caramelle più amato dai bambini. Non ne resta più nulla ma Lody almeno è salva, assieme alla sua famiglia. «Adesso pensiamo solo a quando riapriremo. Era già successo con l’ultimo uragano. Siamo ripartiti da zero. Lo faremo anche adesso».

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