Non profit
La Jeleva getta la spugna
Rinuncia la bulgara designata come commissaria per la Cooperazione
di Rose Hackman
Dopo una settimana di polemiche che hanno fatto traballare Bruxelles, Rumiana Jeleva, la bulgara che il Presidente della Commissione Barroso aveva designato al posto di commissario della cooperazione, aiuti umanitari e gestione delle crisi, ha oggi rinunciato alla sua candidatura.
La sua rinuncia si lega direttamente alle forti critiche che hanno seguito la sua audizione davanti agli eurodeputati la settimana scorsa a Bruxelles. Le accuse che erano state formulate erano legate non solo al suo interesse, mai completamente chiarito, in una società bulgara di consulenza per la privatizzazione del nome “Global Consult”, ma anche alla mancanza di “capacità di fondo” per la posizione stessa, come subito dichiarato dal leader dei socialisti europei Martin Schultz. Infatti, durante l’audizione, la candidata ha commesso una serie di gaffe, tra cui quella di voler dialogare con “talebani moderati”, e rivelando che non sapeva dove si trovava il Golfo di Aden.
Jeleva s’è anche licenziata da capo degli esteri di Sofia.
La Commissione Europea ha annunciato la nomina di Kristalina Georgieva, anche lei bulgara, attualmente vice presidente della World Bank dove lavora dal 1993. Il Presidente Barroso si è limitato a rilasciare un comunicato dove dice di aver “preso nota” del ritiro di Jeleva e di “rispettare” questa sua “decisione personale”.
Le competenze della nuova designata saranno giudicate prima del 9 febbraio quando il voto su tutta la nuova Commissione verrà probabilmente effetuato. Posto reso nuovamente importante, non solo alla luce di questa controversia, ma soprattutto nel contesto dei recenti eventi di Haiti dove più che mai si è capita la necessità di un coordinamento nelle operazioni di aiuto umanitario in risposta all’emergenza.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.