Cultura

Nasce il consiglio delle relazioni islamiche italiane

L'assciazione fondata da Issam Mujahed si propone di difendere i diritti delle minoranze islamiche e le radici cristiane dell'Italia

di Redazione

Si chiama Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane (Crii) ed è la prima associazione nata nel nostro paese con l’obiettivo di difendere i diritti della minoranza islamica e di mediare con le istituzioni e la società civile italiana.
«Formare i giovani affinché diventino i protagonisti di un’integrazione serena e di essere dei mediatori tra le loro comunità e le istituzioni è  sempre stato il mio sogno. Sono anni che ci penso e sono due anni che ci lavoro» ha detto a Vita Issam Mujahed, che oltre ad essere il fondatore del Crii è anche portavoce della comunità islamica di Brescia. «I nostri obiettivi sono quelli di difendere i diritti della minoranza islamica, rafforzare i valori comuni e individuare il punto di incontro e di equilibrio tra unità e diversità. Ma il lavoro deve essere fatto sul terreno.  Lo so, ci sono tanti mediatori culturali in Italia, ma sono pochi quelli che hanno una preparazione specifica per rapportarsi con il mondo musulmano».
Anche se l’imprinting è islamica, la neo associazione è aperta agli uomini e alle donne di tutte le confessioni, specialmente i giovani. «Nella nostra sede di Brescia» dice Mujahed «mi seguono 10 persone. Io sono il più vecchio. Per ora camminiamo con le nostre gambe. Non abbiamo fondi pubblici ne finanziamenti privati».Tra qualche giorno il Crii avrà  anche un sito internet di riferimento. Per ora l’interfaccia con il pubblico avviene attraverso Facebook. «L’associazione nasce povera», dice Mujahed in tono scherzoso, «ma l’idea è ricca. E’ ricca di contenuti e anche ricca di valori. Come quello di difendere le radici cristiane di questo paese. Questa voce è scritta in modo chiaro nello statuto. Non ci sarà mia un’integrazione serena da parte dei musulmani se essi non capiscono e non riconoscono le radici cristiane  dell’Italia. E non sarà un’impresa ardua. Fa parte della nostra cultura religiosa rispettare le radici cristiane di un paese come l’Italia. La cultura  islamica e quella  cristiana non sono contrapposte. Da musulmano, dico che vivere in una società la cui identità è fortemente cristiana  è una cosa positiva perché il sentire religioso degli italiani cristiani mi permette di mantenere i miei valori religiosi. Anche se faccio parte di una minoranza, preferisco vivere in una società dove ci sono i valori difesi dalla religione cristiana, piuttosto che vivere in un altro paese dove la maggioranza dalla gente è indifferente ai valori».
Secondo Mujahed è importante che tra i musulmani si rafforzi «il concetto di uguaglianza tra uomo e donna, con tutto ciò che ne consegue sul terreno della parità dei diritti».La nuova associazione organizzerà incontri con i leader delle altrie confessioni religiose per tenere iniziative comuni e tavoli interconfessionali. «E’ necessario ora più che mai difendere la Costituzione italiana e la libertà di espressione  rispettando il principio di laicità che si fonda sulla neutralità dello stato rispetto alle religioni. Per fare questo bisogna sostenere la libertà religiosa e rispettare le radici cristiane dell’Italia».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.