Famiglia

Napoli: niente soldi, le comunità chiudono

Il Comune non paga le rette da 19 mesi

di Benedetta Verrini

È il comune con il più alto tasso di minori allontanati dalle loro famiglie (circa 500 ogni anno). Con il più alto numero di comunità residenziali di accoglienza (70 su 204 totali regionali). E da qualche anno, anche con la situazione più critica in termini di sopravvivenza economica delle comunità: a Napoli gli ultimi pagamenti delle rette, per i bambini e gli adolescenti ospitati, risalgono ad agosto, settembre e ottobre del 2008.

Le comunità non ce la fanno più: 16, 19 mesi di ritardo sono troppi per andare avanti. Alcune chiudono, altre chiedono agli educatori di posticipare gli stipendi (salvo poi fare i conti con un drammatico turn over o peggio, con il burn out di chi resta), altre ancora adesso scendono in piazza.

Sta succedendo al 94mo Distretto di Napoli, Santa Margherita a Fonseca, dove gli operatori sociali della Federazione Sam sono passati all’occupazione per chiedere di poter parlare con il sindaco. In ballo ci sono circa 2 milioni di euro, per ridare ossigeno al sistema, che il comune aspetta dalla Regione, ma che ancora non si sono visti.

La situazione è ad alto rischio per i 1.570 minori ospitati in tutta la Campania. “Gli ultimi pagamenti che abbiamo ricevuto, a settembre 2009, erano riferiti a settembre-ottobre 2008”, spiega a Vita Carmine Santangelo, che con la moglie accoglie bambini piccoli in una casa famiglia in città. Santangelo non fa parte del coordinamento dei manifestanti, ma conferma la crisi: “Ci manteniamo con il mio stipendio e con le anticipazioni su fattura che ci concede Banca Etica. Ma di certo andare avanti in questo modo è difficilissimo”. Le conseguenze sul progetto educativo dei minori allontanati dalla famiglia sono pesanti: la scelta d’accoglienza non è più la migliore possibile, ma la più economica. “Siamo contattati dai comuni che ci chiedono: c’è posto? Quant’è la retta?”, racconta Santangelo. “Dov’è l’attenzione alla qualità del progetto educativo in tutto questo?”.

Il caso Napoli, d’altra parte, è solo la punta di un iceberg: la crisi che travolge le comunità per minori campane si sta diffondendo anche in altre regioni, come in Veneto. La stretta finanziaria che affligge le regioni e la generale riduzione delle risorse per le Politiche Sociali hanno questa conseguenza, accentuata dall’assenza di una “vision” nazionale. Il prossimo 22 gennaio le associazioni riunite nel Coordinamento “Batti il cinque”  tra cui Unicef e Cnca – si riuniranno a Roma per chiedere – per l’ennesima volta – l’approvazione del Piano Infanzia, latitante da anni. In mancanza di un testo che stabilisca i livelli essenziali delle prestazioni e della qualità dell’accoglienza dei minori fuori dalla famiglia, ogni regione continuerà a seguire la sua strada.

Vita sta seguendo l’evolversi della vicenda e ha in preparazione un ampio servizio con le voci dei protagonisti.

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