Mondo
Iraq: Ivanov, tutti i no alla guerra della Russia
Il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov in un'intervista al Corriere della Sera spiega il perche' del no di Mosca alla guerra.
di Paolo Manzo
Le conseguenze di una guerra all’Iraq ”sarebbero negative e su un piano globale”. Il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov in un’intervista al Corriere della Sera spiega il perche’ del no di Mosca alla guerra. E, rispetto a una seconda risoluzione dell’Onu, afferma che la Russia non e’ ”in principio contraria a nuove risoluzioni. Bisogna capire a cosa servono. Sulla base dei rapporti degli ispettori e dell’Aiea non ne vediamo la necessita’. Se mira a rafforzare il mandato degli ispettori allora siamo pronti a esaminarla. Se e’ per avere l’autorizzazione all’uso della forza, allora crediamo che sia dannosa”. Il ricorso al diritto di veto ”e’ una misura estrema a cui ricorrere in maniera responsabile. Oggi il compito della Russia non e’ di spaccare il Consiglio di Sicurezza bensi’ di mantenerne al massimo l’unita”’ aggiunge.
Ivanov sottolinea con forza che ”nel definire la propria posizione la Russia non si basa solo sugli interessi russi in Iraq, come taluni sostengono. Abbiamo degli interessi ma non sono tali da determinare la nostra politica. Partiamo dal presupposto che la comunita’ internazionale si trovi oggi in una fase molto importante. Abbiamo superato il periodo della guerra fredda. In tal modo abbiamo la possibilita’, per la prima volta nel dopoguerra, di agire in maniera concorde per avviare a soluzione problemi comuni”. ”Questo -afferma- e’ il significato della dichiarazione congiunta russo-franco-tedesca sull’Iraq. Tutto questo sarebbe vanificato. Ma le conseguenze sarebbero anche altre: si danneggerebbero seriamente i meccanismi multilaterali soprattutto all’interno dell’Onu. Ci verremmo poi a trovare in una situazione in cui l’Islam potrebbe recepire queste azioni come manifestazioni di uno scontro di civilta’. Questa situazione -incalza- verrebbe strumentalizzata da vari gruppi estremisti e terroristici per giustificare i propri crimini. La guerra si ripercuoterebbe seriamente sulla situazione nell’area, nel Golfo Persico e nel Medio Oriente. Inoltre ostacolerebbe l’attivita’ della comunita’ internazionale nella soluzione dei problemi globali. Infine influirebbe sulla situazione generale economica nel mondo. Sette ragioni che dovrebbero consigliare di soppesare e ponderare prima di agire. Possiamo benissimo disarmare l’Iraq senza l’uso della forza”.
Ivanov si sofferma anche sull’Italia e afferma che ”Berlusconi e’ uno dei piu’ attivi sostenitori dell’avvicinamento tra Russia e ue: per questo attribuiamo grande importanza al semestre di presidenza italiano”. Ivanov interviene anche sull’ipotesi dell’esilio per Saddam, sottolineando che ”non abbiamo mai nemmeno discusso l’eventualita’ di un suo esilio: sarebbe un’ingerenza negli affari interni di quel paese”. E, rispetto ai rapporti con gli Stati Uniti, afferma che ”il partenariato e’ una linea strategica. Possono sorgere divergenze ma le basi rimangono”. E ancora, Ivanov spiega ”il governo russo mantiene relazioni e costruttive col Vaticano. Nei prossimi mesi questo potra’ gia’ trasformarsi in fatti concreti”. Quanto aalla minaccia nordcoreana ”I timori della Nordcorea in caso di guerra all’Iraq aumenteranno. Si potrebbe determinare una proliferazione dell’insicurezza”. La Russia, afferma ancora Ivanov, sta premendo su Saddam Hussein per ottenere le prove del disarmo e il rispetto della risoluzione 1441. ”Non dovrei dirlo io, ma se qualcuno negli ultimi anni ha esercitato una pressione attiva su Bagdad, questa e’ stata proprio la Russia. Abbiamo sempre sostenuto che le sanzioni possono essere tolte solo attraverso il Consiglio di Sicurezza. Siamo in contatto permanente con le autorita’ di Bagdad per convincerle alla massima collaborazione con gli ispettori internazionali: h la miglior garanzia di evitare la guerra”.
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