Per i cinesi il 2010 è l’anno della tigre, che rappresenta essenzialmente il coraggio e nella Cina antica era inteso come un segno capace di proteggere la casa da tre grandi pericoli: il fuoco, i ladri e i fantasmi. Ho letto molti report delle banche di investimento europee ed americane e le proiezioni sono risultate molto divergenti ma il tratto dominante è l’incertezza. La crisi finanziaria non è terminata ed i problemi di Dubai, il fallimento finanziario dell’Islanda ed i possibili default di Grecia, Spagna e Portogallo sono lì a ricordarcelo.
Il rialzo delle Borse, che dallo scorso marzo avanzano ininterrottamente, sembra dirci che la crisi è stata recuperata e che le cose sono tornate a posto. Coloro che hanno investito hanno tutte le ragioni per essere positivi. Il numero dei nuovi disoccupati sta diminuendo mentre è in recupero la fiducia dei consumatori. Il problema riaffiora quando si analizzano i dati sottostanti: la disoccupazione reale è salita al 18% e le vendite natalizie sono aumentate solo del 4% rispetto a quelle disastrose del 2008.
Negli Usa si sta ampiamente diffondendo la convinzione che i mercati finanziari siano artificialmente puntellati attraverso acquisti pubblici di azioni con i soldi dei contribuenti. Tale affermazione è impossibile da dimostrare in quanto non è dato sapere quello che succede veramente nell’ambiente dell’alta finanza.
L’unica certezza è che la finanza ha invaso tutto. Perfino i nostri governi locali hanno problemi di ingenti perdite sui derivati. Non si capisce perché hanno sottoscritto a nostro nome contratti a termine sui cambi e così a Milano stanno tentando di recuperare perdite per 100 milioni di euro.
Nel primo weekend “lavorativo” dell’anno si è tenuta a Basilea una riunione della Banca dei regolamenti internazionali dove, alla presenza dei capi delle banche, è stata ribadita la preoccupazione per l’assunzione eccessiva di rischi, che ha già provocato la crisi del 2008, e per i pericoli di instabilità dovuta all’enorme incremento del debito pubblico, oltre la possibile fragilità degli operatori finanziari. Nessuna riforma significativa è stata sinora avviata nonostante nel 2009 negli Stati Uniti siano fallite 140 banche. Che la tigre ci protegga dal fuoco ma soprattutto dai ladri e dai fantasmi della finanza!
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