Salute

Pregliasco: l’allarme era giustificato E l’emergenza non è ancora finita

L'esperto

di Redazione

«È un po’ come quando in casa si installa un allarme anti intrusione. Che poi si rivela troppo sensibile e suona anche al passaggio del gatto. Al decimo passaggio di gatto si perde la pazienza e si ha la tentazione di toglierlo. Ma cosa accadrebbe se poi il ladro entrasse veramente?». Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano, nonché vicepresidente nazionale di Anpas, non ci sta a salire, insieme a colleghi, esperti, istituzioni sul banco degli imputati per le previsioni sbagliate sull’influenza A. «Rispetto al passato, abbiamo una capacità di sorveglianza molto più alta: possiamo individuare un virus con potenzialità pandemiche con grande anticipo». Più difficile, tuttavia, saperne preconizzare con precisione l’andamento nel tempo: «È un po’ come la meteorologia: i fattori che entrano in campo sono molteplici. Ma non lanciare l’allarme sarebbe stato un errore: le istituzioni avrebbero potuto essere accusate di non stare attente alla salute pubblica». Insomma, l’allarme andava lanciato. E i guadagni di Big Pharma?: «Lo sviluppo dei vaccini deve per forza essere affidato ai privati, nessuno Stato è in grado di sostenere quel tipo di spese per la ricerca», dice Pregliasco. «E poi la spesa vaccinale non è che una fetta limitata del mercato delle farmaceutiche: in Italia per i soli sette farmaci più venduti si spende tanto quanto per tutta campagna vaccinale di un anno (compresi morbillo, parotite, rosolia). È un segmento su cui le multinazionali guadagnano relativamente poco, tanto è vero che – ed è l’aspetto triste – molte vaccinazioni in certi Paesi in via di sviluppo non vengono sviluppate proprio perché non c’è interesse commerciale a farlo. Sono altri i settori in cui Big Pharma fa grandi guadagni». Insomma, puntare il dito solo contro la speculazione può risultare fuorviante e fa parte di quei cortocircuiti mediatici di cui da un po’ di mesi, secondo Pregliasco, siamo tutti vittime. Compresi i medici, che non hanno saputo comunicare a sufficienza «la sicurezza e l’utilità del vaccino». Che Pregliasco continua a consigliare. Anche perché, spiega, «l’influenza A tornerà anche nelle prossime stagioni. E non è da escludere già quest’anno una seconda ondata, più violenta della prima. In passato è già accaduto». Meglio non abbassare la guardia.


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