Non profit

Avatar, esordio con polemica

Le associazioni lanciano l'allarme violenza, ma in Italia la pellicola esce senza divieti

di Carmen Morrone

Avatar, la nuova pellicola del regista James Cameron da settimane sta facendo parlare di sé prima ancora di essere proiettato nelle sale. In Italia lo si potrà vedere da venerdì 15 gennaio in oltre 800 sale. Negli States è già record al botteghino: in sole quattro  settimane ha incassato oltre un miliardo di dollari. L’uscita in Italia si preannuncia un successo di pubblico.

L’Osservatorio Media del Moige però avverte che «la decisione di proiettare Avatar, senza alcun divieto discrimina pesantemente i bambini italiani». Secondo Elisabetta Scala, responsabile dell’Osservatorio Media del Moige «in molti altri Paesi, infatti, il divieto ai minori è presente. Il perché di questi divieti è, a nostro avviso, più che comprensibile: già guardando il trailer, infatti, è facilmente intuibile capire che un bambino possa rimanere impressionato e spaventarsi vedendo la pellicola al cinema. Il fatto che il film non contenga scene legate al sesso, non esclude il problema delle immagini di violenza e guerra che la tecnologia del 3D rende ancora più reali agli occhi degli spettatori. «Inadeguata, quindi, la decisione della commissione competente dei Beni Culturali, le cui scelte hanno già fatto discutere in passato: questo, infatti, è solo l’ultimo caso di un fenomeno tipico del nostro paese. Sono molte, infatti, le pellicole che in Italia non hanno ricevuto nessun limite alla visione dei minori, in palese contrasto con gli altri paesi, europei o extraeuropei. Una situazione, questa, che penalizza i minori italiani, frequentemente spettatori involontari di film non adatti a loro, con scene di violenza o dialoghi inappropriati».

Condivide il segnale d’allarme di Moige il Forum delle associazioni familiari «Premesso che non ho visto il film, ritengo che porre limiti al cinema per i minori è un criterio di ordine generale che va conservato e l’attenzione alle scene la violenza ci sembra oggi troppo banalizzata in un contesto sociale in cui sono sempre più frequenti atti di bullismo come spesso la cronaca ci riporta. Per questo condividiamo il segnale d’allarme», spiega il presidente Francesco Belletti.

Non si sbilancia Mariagrazia Zanaboni, presidente di Amico Charly sopravvivere all’adolescenza. «Per quanto ho potuto sentire e percepire nel film ci sono scene violente. Occorre vederlo per capire. Premesso questo, posso dire che  è un momento in cui proprio non abbiamo bisogno di violenza. Anche se a volte vederla rappresentata può essere un modo per esorcizzarla».


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