Non profit

Riace accoglie 178 profughi

Boldrini: si tratta di palestinesi fuggiti dall'Iraq

di Emanuela Citterio

Rosarno rifiuta gli immigrati e Riace li accoglie.  Il borgo del reggino famoso per i suoi “bronzi” non solo ospiterà gli africani feriti durante gli scontri a Rosarno, ma in questi giorni ha aperto le porte a 178 profughi palestinesi provenienti dall’Iraq. A raccontarlo a Vita.it è Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Sarà lei domani ad accogliere all’aeroporto di Fiumicino i profughi palestinesi e ad accompagnarli a Riace.

«Si tratta di palestinesi che vivevano in Iraq, fuggiti durante la guerra e rimasti intrappolati nelle “terre di nessuno” al confine con la Siria e la Giordania» spiega. «L’Onu ha promosso un programma di re insediamento di questi profughi chiedendo ad alcuni Paesi di accoglierli. L’Acnur ha sollecitato il governo italiano che ha risposto positivamente». I palestinesi che andranno a vivere a Riace provengono dal campo profughi di Al Tanf, nella “no man’s land” tra Iraq e Siria (nella foto di copertina). Già due gruppi sono arrivati nel borgo della Calabria, il terzo e ultimo li raggiungerà oggi. «Il progetto di reinserimento fa capo al ministero dell’Interno in collaborazione con l’Acnur» spiega Boldrini.

Nel ’98 il comune della Locride è riuscito a trasformare il suo centro storico ormai disabitato in una “città dell’accoglienza” per un centinaio di curdi fuggiti dall’esercito di Ankara. E quando gli sbarchi hanno continuato a susseguirsi, l’associazione “Città futura” si è mobilitata per recuperare le case abbandonate per destinarle agli immigrati. I riacesi, costretti negli anni Sessanta a lasciare il Paese per emigrare in Argentina, Canada e Australia, non hanno dimenticato cosa significa essere migranti e hanno dato il consenso per il recupero delle loro abitazioni. Oggi a Riace i cittadini non italiani sono uno su sette, tra questi ci sono anche 26 bambini curdi, serbi, libanesi, palestinesi, eritrei, etiopi, somali e ghaneani.

«Riace è la dimostrazione che si può fare sviluppo del territorio attraverso l’accoglienza» afferma Bolrini. «Nel Paese sono rinate le attività artigianali, le case sono tornate a vivere, si sono rimesse in moto le attività economiche in una zona depressa».

Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, ha detto all’Adnkronos che trova «normale» aiutare chi ha bisogno e che la presenza degli stranieri si è rivelata «un’opportunità» anche per la comunità locale: «Abbiamo salvato la scuola» afferma «gli extracomunitari adulti lavorano nell’edilizia e nell’artigianato, e alcuni sono impiegati in alcune fabbriche vicine» Riace e Rosarno, due opzioni – possibili e opposte – nella Calabria che cambia.


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